2015/05/23: Seguire tre strade di comunione: unita' della fede, della missione evangelizzatrice, della testimonianza

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


SABATO DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA
VEGLIA DI PENTECOSTE IN MEMORIA MARTIRI CRISTIANI CONTEMPORANEI
Cattedrale di S. Ciriaco – ANCONA
Grazie a tutti voi della testimonianza che offrite a me, ai sacerdoti, a questa Chiesa di cui fate parte, grazie per questa preghiera di comunione con tutta la Chiesa, desideriamo insieme rendere questa preghiera una grande invocazione al Padre certi che Egli la accoglierà.
Donerà anche a noi lo Spirito di verità, di santità, di misericordia, di pace e di fedeltà.
Vorrei entrare con voi nella santa stanza della Chiesa, lo Spirito la rende adatta alla grande opera di misericordia  di Cristo Signore.
Sappiamo carissimi che già era successo che lo Spirito entrasse per renderlo adatto nel grembo di Maria, renderlo adatto per accogliere il Signore della misericordia, della croce e della gloria.
Dobbiamo renderci conto che la comunità dei discepoli è raccolta con Maria, perché Maria lì offre, da vera discepola e da madre grande delle future generazioni, la sua testimonianza per essere vera sposa dello Spirito.
Lo Spirito arriva, scuote e riempie la casa della sua potenza, allora la casa era materiale, oggi la casa dello Spirito è la Chiesa, invochiamo che la scuota e la riempia della sua potenza.
Arriva lo Spirito e brucia, brucia come fuoco ogni umano ostacolo alla fede, lo Spirito arriva anche oggi, per questo lo invochiamo e anche oggi deve bruciare come fuoco i nuovi ostacoli alla fede.
I veri ostacoli della fede non sono i nemici di Gesù Cristo, gli ostacoli alla fede sono i cuori duri, i cuori di pietra dei quali tante volte il Vangelo ha parlato.
Questo cuore duro può essere anche il cuore stesso della Chiesa, come accennavo all’inizio, più che essere docile allo Spirito vorrebbe rendere docile lo Spirito a se stessa.
Arriva lo Spirito in quella santa stanza della Chiesa e scioglie il silenzio della paura, si fa narrazione gioiosa del mistero della Pasqua; in quello stesso luogo gli apostoli erano chiusi per paura dei Giudei, ora lo Spirito scioglie quella lingua impaurita e rende le loro persone una narrazione vera di quello che era successo.
Pietro, che ancora ha il volto rigato dalle lacrime della sua infedeltà, ora esercita il compito d’amore che Cristo gli ha dato, se voi leggete gli Atti degli apostoli, Pietro parla per primo con lui anche gli altri si mettono in cammino sulle strade dell’umanità per raccontare l’anno della misericordia di Dio.
Le prime strade che percorrono gli apostoli son quelle oggi del grande martirio della Chiesa.
Si mettono in cammino per le strade dell’umanità con la forza dello Spirito suscitando due atteggiamenti: l’accorata domanda “che dobbiamo fare?” e anche oggi come allora la Chiesa deve raccontare perche l’umanità si domanda che cosa deve fare.
La risposta della Chiesa e degli apostoli è sempre la stessa: pentitevi e credete, convertitevi e credete!
Ma la parola degli apostoli, sostenuta dalla forza dello Spirito, non solo suscita domanda, ma rende gli apostoli strumenti perché i nuovi greci chiedono ancora: “vogliamo vedere Gesù!”
Questo giochetto che sto facendo sui verbi e gli atteggiamenti ci siamo noi tutti: c’è la Chiesa di oggi, una Chiesa che deve essere capace non di dare risposte, ma di suscitare domande, una Chiesa che non può essere anch’essa strumento della quiete della coscienza, ma una Chiesa che si fa strumento dello Spirito, perché l’umanità domandi a se stessa: “Ma io che debbo fare?”
Vorrei anche che fossimo capaci di diventare strumenti per i “nuovi greci” che oggi camminano tra noi e che chiedono di vedere il Signore.
Carissimi dentro il rapporto tra lo Spirito Santo e la Chiesa ci sono alcune verità di cui dobbiamo renderci conto e che dobbiamo custodire, in questo rapporto c’è il timbro dell’esistenza e della riconoscibilità della Chiesa, la Chiesa non vive per la sua forza umana e tanto meno per i suoi intrighi e per i suoi peccati.
La Chiesa non ha una riconoscibilità di potenza e Papa Francesco ce lo ricorda sempre, essa esiste perché è portata dallo Spirito di Dio, essa è riconoscibile e porta i segni dello Spirito di Dio.
Qui dobbiamo riflettere molto tutti quanti, ma ora vorrei dirvi un segno.
Gesù non ha mandato la Chiesa con la forza dello Spirito nel mondo perché essa pianga su stessa, l’ha mandata perché diventi profetica, spesso, ne siamo tutti colpevoli, non riusciamo più ad essere profezia perché abbiamo paura; se gli apostoli avessero avuto timore di che cosa sarebbe successo non avrebbero cominciato a camminare per le strade del mondo.
Questa che dirò è un po’ la mia convinzione personale, come piccolo testamento spirituale del mio servirvi, che cosa vuole da noi lo Spirito Santo? Vuole che continuiamo questo tran-tran ripiegato, piagnucolante, sulle nostre insufficienza oppure vuole che noi con forza, verità e amore si annunci la verità di Dio?
Perché nel rapporto tra Spirito Santo e Chiesa c’è la verità dell’annuncio, mi permetto di dire, fra voi ci sarà qualche catechista, e del resto come battezzati siamo tutti catechisti, che mi sento molto impoverito quando dopo sette anni di catechismo i ragazzi riescono solo a dire di aver fatto l’esperienza dello stare insieme …
Noi dobbiamo portare le persone a fare l’esperienza di Cristo non l’esperienza dello stare insieme, semmai dobbiamo portarli a fare esperienza di comunità.
Nel rapporto Spirito Santo e Chiesa c’è la prerogativa per la fecondità del nuovo popolo, dove crescono i cristiani? La fede non nasce da una generazione spontanea, noi ci siamo abituati alla fede tramandata dalla famiglia, ma occorre che la Chiesa vada ad annunciare là dove questa voce di Cristo, questo anno di misericordia del Padre non è arrivato.
Nel rapporto tra Spirito Santo e Chiesa c’è anche la forza per la fedeltà e questa è un’altra dimensione che noi non diciamo più.
Adesso siamo molto rammaricati per un verso, ma anche “rallegrati” per la testimonianza di questi fratelli e sorelle; vorrei adesso dire a me e a voi che il martirio non è una stravaganza della fede, il martirio è il segno della resurrezione del Signore, è il segno della storia di una fede, noi non diciamo più nemmeno la parola …
Ritorno a ripetere noi dobbiamo essere molto rammaricati del martirio dei nostri fratelli, ma contemporaneamente dobbiamo essere meravigliati perché lì si compie il mistero della fedeltà.
Accogliamo il dono dello Spirito!
Vorrei che lo Spirito provocasse in noi e nella nostra comunità cristiana, nella nostra Chiesa diocesana tre strade di comunione.
Ci aiutasse innanzitutto all’unità della fede – corriamo il rischio che noi perdiamo il senso della fede, perché andiamo alla ricerca di una sorta di vagabonderia spirituale, a cercare la fontana migliore, ma la fontana è lo Spirito di Cristo, di Dio, la fontana è il Vangelo.
E’ fondamentale che quel Credo che pronunciamo ad alta voce nei giorni di festa e là quando ognuno di noi vuol nutrire la propria dimensione interiore, quel Credo deve impastare la nostra vita.
Gesù ai suoi discepoli disse: “Lo Spirito vi renderà liberi e capaci di verità”
Invochiamo anche l’unità della missione evangelizzatrice – la missione non è il compito del Vescovo, dei sacerdoti, dei diaconi, la missione è compito della Chiesa; occorre che noi questa evangelizzazione la rendiamo vera.
I discepoli del Signore che sono divisi nel nome di Cristo nel mondo secondo voi rendono buona testimonianza all’evangelizzazione?
Non è questa una grande disobbedienza allo Spirito?
Personalmente mi sono sempre domandato ma nella preghiera conclusiva della sua vita perché Cristo chiede al Padre che i suoi siano “uno”?
Perché ci portiamo addosso il conflitto, il divisore e lo Spirito e a seconda la scelta di libertà noi scegliamo o il divisore o lo Spirito e al di fuori di questa unità della missione sono entrate le nostre regole …
Qui Papa Francesco, che non è uno stravagante pontefice e nemmeno un eccezionale comunicatore ricco di umanità,  ma è un credente, ci stimola su questo punto; vuole una Chiesa meno strutturata nelle regole, perché nelle regole abbiamo impoverito la forza della Chiesa dentro le regole.
E’ vero che non possiamo entrare nella coscienza delle persone, ma noi ci preoccupiamo di più se le carte sono in regola che non della fede di quelle persone e poi ci si lamenta che le famiglie vanno a scatafascio credenti e non credenti, perché lo Spirito è stato perso.
Il divisore è furbo e anche su queste cose ci vuole ingabbiare, vuole dividere la Chiesa, c’è il buono perché dà la comunione ai divorziati e quell’altro cattivo perché non la permette … non è questo il problema, il problema è se in quella persona ci abita lo Spirito di Dio.
La terza è l’unità della testimonianza dobbiamo rendere al mondo un’unica testimonianza che oggi trovi più aspetto di accoglienza, quando si parla di misericordia e di perdono.
Come sono belle le testimonianze di questi fratelli:  “30 anni che siamo vicini di casa, ora vado via e ti voglio salutare, tu mi vuoi uccidere io ti voglio salutare…” (testimonianza da Mosul)
I cristiani della diocesi di Ancona-Osimo si parlano tutti con amore? Le comunità religiose si amano tutti con amore? Le famiglie della mia diocesi si amano tutte al loro interno?
Possono dire di noi quello che dicevano ai primi cristiani: “Guarda come si amano!” ?
Possiamo stare tranquilli in coscienza, cari figlioli?
Noi diamo il cibo ai cani e ai gatti e i fratelli del Medio Oriente vanno via perché non hanno da mangiare, stiamo tranquilli in coscienza?
Dov’è lo Spirito di Dio? Dov’è? Noi non sappiamo dove buttare i rifiuti del cibo e i nostri fratelli li cacciamo perché sennò dove li mettiamo? Ci sentiamo i padroni del creato, siamo tutti inquilini senza pagamento in questo creato, nessuno è proprietario di uno spicchio!
Ditelo in giro in questi giorni, non tacete! Parlatene senza offendere, ma non tacete!
Siamo diventati i padroni dell’universo e li cacciamo via!
Su questo punto dobbiamo renderci conto! Noi adulti dobbiamo educare i ragazzi in questo, non li educhiamo più, non li facciamo più pregare, nemmeno nel momento della Santa Comunione trovano un momento di pace, anche lì c’è qualcuno che li toglie dal riposarsi in Gesù.
Lo Spirito ha bisogno di un cuore che lo accoglie!
Vorrei chiudere riassumendovi ciò che l’Angelo dell’Apocalisse disse alle sette Chiese dell’Oriente (Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea) perché la Parola di Dio non è statica, non è solo per allora, ma anche per oggi.
Potrebbe dire anche a noi come alla Chiesa di Efeso: “ ti conosco, ho però da rimproverarti una cosa che hai abbandonato il tuo amore di prima.”
Papa Francesco ci diceva l’altro giorno “E’ decaduta la passione per Gesù Cristo” per capire questa frase voi che siete sposati potete dire dopo 20/30 anni, oppure voi che avete consacrato la vita a Dio potete dire amo Dio, amo il mio sposo più di allora?
Se non fosse così, meriterei il rimprovero “hai abbandonato il tuo amore di prima.”
L’Angelo di Dio potrebbe dire a noi come alla Chiesa di Smirne : “Non temere per ciò che stai per soffrire.”
Abbiamo le pillole per ogni sofferenza, siamo caduti nella sorte del “pillolame”, poi se capita una sofferenza imprevedibile iniziamo il lamento infinito.
Se venisse la persecuzione nel nostro Paese, che cosa faremmo? Ci convertiamo all’islamismo? Oppure ascoltiamo la voce dell’Angelo? Carissimi figlioli noi il futuro non lo possiamo conoscere …
Se l’ Angelo dicesse a noi quello che ha detto alla Chiesa di Pergamo: “Si va bene tutto, ma ho da farti un rimprovero: hai presso di te i seguaci di Balaàm!”
Quanti falsi dei adoriamo? Ne abbiamo parecchi e gli dei, qualunque essi siano, rubano il cuore.
Se dicesse l’Angelo come alla Chiesa di Tiàtira: “Ho da rimproverarti che ti lasci ingannare da Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa.”
Il futuro è nelle mani di Dio, non è in mano ai maghi. Se io sono pieno dello Spirito di Dio sono felice, il futuro sarà come Dio vuole.
Se anche a noi l’Angelo dicesse come alla Chiesa dei Sardi: “Ti si crede vivo e invece sei morto. Non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.”
Siamo entrati tutti dentro una grande recita, perché Papa Francesco scuote? Perché non recita.
A noi Vescovi ci ha detto: “Il mio pontificato sarà breve, perché lo sento, ho chiesto solo una cosa al Signore di non farmi soffrire perché sono un po’ infingardo.” Questo è il credente, che sa di non essere onnipotente.
Alla Chiesa di Filadelfia: “Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona.” E da ultimo forse anche a noi l’Angelo e lo Spirito di Dio possono dire quello che diceva alla Chiesa di Laodicea: “Quelli che io amo bastono!”
Perché oggi non c’è più educazione in giro? Tutti hanno paura della parola forte, dura per il timore di far andare in crisi il figlio e poi il problema della crisi psicologica prende i genitori e la società …
”Quelli che io amo bastono!” che non è un accoglimento di non amore, ma una modalità.
I nostri fratelli martirizzati non sono abbandonati da Dio, i misteri della vita sono messi nelle mani della Provvidenza, io ho una confessione personale da farvi, un altro piccolo testamento: io sono convinto che la Chiesa europea è troppo gaudente, non prende “botte” da nessuno, ci possono criticare ma resta così, tanto l’otto per mille c’è lo stesso …
Carissimi, apriamo il cuore allo Spirito!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore)