2016/02/02: La vita consacrata non sta nella rigidita' delle regole, ma nell'apertura alla docilita' dello Spirito che rende la regola volonta' di Dio

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
Presentazione di Gesù al Tempio
Celebrazione XX Giornata della Vita consacrata e termine dell’Anno della Vita consacrata.

(Mal 3,1-4;Sal 23; Eb 2, 14-18;Lc 1,21-28)
CATTEDRALE DI S. CIRIACO – ANCONA
La liturgia della presentazione al Tempio del Signore, ma soprattutto la Parola di Dio che in essa è stata proclamata è fortemente simbolica e comprende il rallegrarsi del carisma della vita consacrata.
Sono lieto di avervi qui in Cattedrale, e sono lieto di presentare a Dio la mia preghiera per voi.
Il Signore vi accompagni e vi consoli e vi doni ogni desiderato bene personale come famiglia religiosa.
Al centro di questa nostra celebrazione c’è Cristo, che si è preso cura, come abbiamo ascoltato, della stirpe di Abramo, di noi stirpe caduta nel potere di colui che conduce alla morte.
Vorrei con voi contemplare insieme questo ‘album di famiglia’ che il Vangelo ci ha raccontato.
Qui tutto è regolato dalle prescrizioni precise, nel caso prescrizioni relative ad una famiglia povera:
il primogenito viene offerto; c’è una famiglia piena di fede e obbediente alle prescrizioni; c’è il tempio, segno anticipato di un riscatto che oltrepassa le mura e il luogo; c’è un uomo giusto splendore di santità e capace di profezia e di rendere lode a Dio per quanto sperimenta; e infine c’è una donna dedita al tempio con preghiere assidue.
Dentro questo quadro ci sono elementi che lo rendono diverso e nuovo e che lo rendono adatto a noi.
C’è il Signore che non è sacerdote, ma è uomo di fede vera, a diversità di Zaccaria che era sacerdote, questi, Zaccaria, non crede alla venuta del dono di Dio, Simeone crede e va ad accogliere quel bimbo che è la vera novità e speranza del popolo.
Oramai lui, Simeone, può anche morire, perché ha visto la luce, la luce che non è contenibile in un corpo, davanti alla luce tutto si dilata, egli è sazio dei giorni umani ed ha bisogno di un’altra dimensione.
Un altro elemento che dobbiamo contemplare è lo stupore e la meraviglia di Giuseppe e di Maria. Essi capiscono che figlio erano chiamati a custodire, servire e a far conoscere.
Egli è il figlio del riscatto, colui che prenderà su di sé il debito della morte, ed essi lo devono aiutare a capire le cose del mondo e le cose di Dio.
Ma qui c’è un altro elemento ed è questo strano connubio tra benedizione e profezia: quel bambino viene indicato come contraddizione, è rovina e resurrezione, è benedizione e scandalo, è comunione e separazione, è seme di verità perché è parola tagliente ed affilata.
In quel bambino la storia dell’umanità si divarica.
Questa è la piccola contemplazione che mi sono permesso di fare .
Ogni discepolo di Gesù, carissimi, è chiamato a costruirsi su di Lui, e deve consapevolmente incarnarne la figura.
Tutti, a cominciare da me, dobbiamo sentire di essere consacrati, di essere luce, profezia, significato di contraddizione, e questo come frutto prezioso del Battesimo e della Fede in Lui.
Tutto ciò è però reso più urgente e dinamico se letto nella prospettiva vocazionale che, singolare dono di grazia e di predilezione, richiede una personale adesione e conformazione a Cristo.
La vita consacrata, lo sapete meglio di me, è dono sublime dello Spirito di Dio, è carisma di santificazione e di servizio, è vita di perfezione, di singolare imitazione di Cristo.
La vita consacrata è una vita misurata su Cristo, è l’invito a fare della vita una lode a Dio e una benedizione per i fratelli.
Nel brano evangelico di Luca si legge che il Signore era mosso dallo Spirito, anzi che lo Spirito era sopra di Lui.
Credo, carissimi, che essere nella effusione dello Spirito per essere resi adatti alla volontà di Dio, per capirne i piani, i desideri, i compiti questo è la fondamentale caratteristica della vita consacrata.
Sì, farsi modellare dallo Spirito per essere incarnazione di Cristo.
La freschezza della vita consacrata non sta nella rigidità delle regole, ma nell’apertura alla docilità dello Spirito che rende la regola volontà di Dio.
La simbolica della luce offre un’altra qualità della vita consacrata, è luce collocata in alto perché sia di consolazione, di orientamento, di verità.
Lo splendore e la magnificenza della vita consacrata quale riflesso di Cristo.
La vita consacrata è collocata nella storia della vita umana ed ecclesiale ed è invito a tutti a smarcarsi dal peccato, dalla menzogna, dalla pigrizia, dal soggettivismo, dal terrenismo, atteggiamenti questi che offuscano la bellezza spirituale e la forza selettiva della testimonianza.
A me piace pensare e sperare sempre che la Chiesa tutta e nella Chiesa in modo del tutto singolare la vita consacrata sia profezia non con la durezza della parola, né con la fastosità dei segni, ma con la misericordia di cui si è fatto tutti esperienza.
Tutti i grandi santi fondatori e padri di famiglia religiose hanno cambiato ed orientato la storia del loro tempo con la forza della povertà, con l’obbediente fedeltà e con la libertà da desideri non innocenti.
Vorrei con voi rendere grazie a Dio per tutti voi e per ognuno di voi e vorrei pregare con voi per essere tutti servi della verità e della carità di cui Cristo ci ha beneficato.
Vorrei anche che insieme, in questo Anno della Misericordia, comprendessimo ancor più che la misura umana della vita consacrata è insufficiente, bisogna che essa acquisti la misura soprannaturale, allora mi piacerebbe tanto pensare che ci confrontassimo tutti con la Misericordia di Dio e che essa diventasse la vera medicina sanante di tutte le nostre povertà, di tutti i nostri peccati, di tutte le nostre inadempienze, anche del nostro andare alla ricerca, forse, di una eccessiva scuola del mondo.
Vorrei che questo Anno della Misericordia fosse per tutti noi l’anno della rigenerazione, occorre riscoprire il Volto di Colui che ci ha sedotto, occorre farsi amare da Colui che ci ha sedotto e occorre imitare Colui che ci ha sedotto.
Ognuno per la propria parte, ognuno per la propria vocazione, ognuno per il proprio ministero, vorrei che questo fosse un anno di grande interrogazione e ci domandassimo tutti: che cosa vuole Dio da me? Cosa vuole Dio da questa famiglia religiosa?
Credo che sia arrivato il tempo di una grande analisi su come siamo stati, su come siamo e su che cosa ci attende per essere luce, profezia e selettiva testimonianza.
Certamente noi siamo abituati a prendere Maria come modello di tutto ed è così, credo che in ogni circostanza della vita di ogni famiglia religiosa Maria diventa proprio il simbolo più alto, la creatura più orientata ad essere tutta di Dio e tutta per le cose di Dio che passano attraverso l’umano.
Allora Maria ci aiuti in questo cammino di misericordia che siamo chiamati a vivere e in questo cammino di rinnovamento che sempre il Vangelo ci obbliga a fare.
Amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore).