2015/04/27: Rendiamo sinfonica la nostra identità

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


IV  SETTIMANA DI PASQUA
Pasqua del Lavoratore
( At. 11, 1-18;Sal. 41-42; Gv 10,1- 10)
Salone Servizi sociali A.C.R.A.F. s.p.a.
Sono molto contento che questa assemblea abbia tante presenze e poi riguardo alla mia nomina a cardinale vorrei dirvelo con le parole di Gesù quando, dopo risorto, visto dagli apostoli che lo credevano un fantasma, rispose loro: “Sono io toccatemi, sono come prima…”.
La mia identità non è assolutamente toccata da questa nomina, è cambiato questo colore, forse è cresciuta un pò di responsabilità e d’ impegno e anche di preoccupazione per la quale ho necessità del vostro aiuto e della vostra preghiera.
Rinnovo la mia gratitudine a tutti voi per essere qui a questa visita oramai divenuta una tradizione che, forse domani, quando dovrò lasciare mi farà sentire come un vuoto nella mia vita.
Ho sempre percepito un affetto non solo verso la mia persona, ma anche verso la Chiesa diocesana e se domani questa esperienza mi mancherà, ne sentirò sicuramente un vuoto e tutto questo torna a vostro merito e vantaggio ed è per questo che questa santa Messa che io celebro assicuro che voglia essere una sorta di offertorio di tutti voi a Dio.
Prego per le vostre persone, per le vostre famiglie e per questa azienda, perché in tempi così turbolenti non abbia minimamente ad essere intaccata e prego anche perché questo luogo diventi una famiglia e una comunità di lavoro.
Dove c’è il lavoro dovrebbe starci questo spirito di compagnia, perché la competitività  non serve a nessuno, ma rischia piuttosto di farci prendere la bella visione della vita; che il Signore vi aiuti, vi consoli, e vi faccia camminare nella sua letizia e naturalmente nella sua santità.
Cercherò di dirvi alcune cose in riferimento a quello che dice la Parola di Dio cercando, per quello che mi è possibile, di calarla nella dimensione della quotidianità.
Una cosa è certa e vorrei che questo da me, in questi anni, l’aveste compreso, non c’è la fede da una parte e la mia vita dall’altra, non è il lavoro con la sua fatica quì e la gloria dall’altra parte.
La nostra vita è un grande intreccio, fede e vita sono unite l’una è dentro la prima, la vita è illuminata dalla fede; la fede dovrebbe essere l’elemento che ci toglie le contrapposizioni, oggi infatti dalla Parola di Dio ce ne vengono dette due che io mi permetto di affidarvi.
La prima – Abbiamo ascoltato cosa era successo nei primi tempi del cristianesimo, c’erano quelli che erano contenti e altri che erano chiacchieroni, quelli che giudicavano e scartavano allontanando, e quelli che invece si gongolavano da soli.
Gli apostoli e  i credenti che stavano in Giudea scoprono una cosa strana che anche coloro che non erano giudei avevano accolto la Parola di Dio e avevano cambiato vita.
E dicevano fra loro come questo fosse possibile, in quanto consideravano che la parola di Dio fosse per gli ebrei e non per i pagani.
Chiamarono Pietro e lo rimproverarono per essere entrato in casa e di aver mangiato con persone non circoncise macchiandosi la loro coscienza.
Il primo invito che prendo dalla parola di Dio allora è quello che voi siate lieti di essere cristiani, il cristianesimo non è una religione, Gesù non ha fondato una religione, Gesù è venuto a proporre una sequela: “Sarete miei discepoli”, in questa sequela qual è la sua grande ricchezza? Ci sono due elementi: la libertà assoluta e l’amore di Dio.
Vorrei che tutti voi, nella vostra vita, cresceste con questa doppia consapevolezza: la mia fede mi rende libero, la mia fede mi fa accogliere tutti.
In questo nostro tempo non è facile, perché anche noi siamo caduti nelle discriminanti e vorrei che nel vostro cuore non entrassero mai le parole stupide che in questo tempo si dicono offendendo persone di ogni tipo.
Quando queste parole che vengono dette e arrivano alle vostre orecchie, vorrei che ci fosse una specie di filtro che le faccia scivolare via, non entrino mai queste parole di divisione nel cuore, perché non stanno nel cuore di Dio.
Dio non divide, Dio raccoglie, convoca, ha misericordia.
Qui c’è un altro aspetto fondamentale da ricordare: non esiste la banda dei ‘perfetti’ e la banda dei peccatori, esiste l’umanità, semmai esiste il “mucchio” dei perdonati, di coloro che hanno compreso il perdono, che lo vogliono accogliere e lo vivono.
Cercate carissimi di introdurre nel vostro cuore questo primo messaggio, perché questo contesto sociale e culturale in cui viviamo è fortemente separatista, e dove c’è l’elemento di separazione là non c’è Dio, mentre Dio non separa, ma unisce.
Il separatore ha un altro nome e si chiama demonio, il divisore colui che divide, mentre il Figlio di Dio ci dice: “sono venuto a portarvi la pace, la comunione”.
Tutto questo deve entrare fortemente nella vita di ognuno, occorre che fede e vita si uniscano trovando applicazione nella nostra vita, nel contesto dove vivete il quotidiano.
In questo contesto, permettetemi di dirvelo con il cuore in mano, tenete unite le vostre famiglie!
Vi prego so che tra voi c’è una coppia del ‘gruppo esperienza’ che ha festeggiato il 50° anniversario di matrimonio, ecco prendo lo spunto da ciò e vi invito a scrivere sulla vostra porta di casa questo messaggio: “Noi vi diciamo che l’amore è possibile”.
Carissimi dove volgiamo lo sguardo sembra che l’amore sia impossibile, dove volgiamo lo sguardo c’è un amore fallito, tradito, umiliato, ricomprato, ceduto, affittato, non si comprende più che cos’è questo amore.
L’amore del Signore, la sua Parola ci insegna invece che l’amore è sempre possibile, perché queste contrapposizioni di cui siamo protagonisti, per le quali soffriamo anche, stanno nel nostro vissuto, sarebbe grave se tutti la pensassimo allo stesso modo, saremmo tutti fotocopie e non è possibile, non è così.
La fantasia di Dio è immensa, come è grande l’amore, fondamentale è che questa fantasia si incarni in ognuno di noi e trovi, per la nostra collaborazione, quel risultato che dà gaudio, che dà speranza.
La seconda – Parto dal Vangelo perché quello che mi interessa è l’ultima espressione che abbiamo ascoltato: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.”
Di quale vita parla Gesù? La vita già ce l’abbiamo e quella di oggi sicuramente è molto più bella di quella che ho vissuto io quando ero ragazzo, fatelo capire ai vostri figlioli stanno in un tempo in cui hanno tutto, forse troppo di troppo, ma Gesù non si riduce a questo tipo di vita, qual è la vita? Quando è che la vita è bella?
Quando nella nostra vita si realizzano le contrapposizioni che ci portiamo addosso e ve ne sottolineo una che mi sta preoccupando molto e che abbiamo fortemente acuito, per dirla con il linguaggio dei giovani: siamo tutti “schizzati”.
Corpo e anima, anima e corpo questa è la nostra identità, non siamo angeli perché portiamo addosso anche la carne e non siamo bestie perché portiamo addosso anche l’anima.
Se questo è, occorre che questi due elementi che costituiscono il nostro essere persone, siano uniti, sinfonici; la nostra società è fatta di squilibrati, perché non riusciamo più in questo tempo a coordinare, a rendere sinfonica questa presenza del corpo e dello spirito.
Gesù dice: “Io sono venuto a portarvi la vita perché abbiate la vita”, questa vita è la pienezza di ogni bene del nostro cammino terreno, un bene che è il risultato gaudioso dell’impegno verso il corpo (i nostri affari terreni) e contemporaneamente verso il bene dello spirito.
Questa società ci sta costringendo ad essere dei manichini, carini, eleganti, attraenti, ma senza comunicare nulla, infatti la nostra società non comunica più con nessuno.
Un esempio: avete dei figli adolescenti? Se si riuniscono in dieci e sicuramente hanno dieci telefonini, agiscono con il telefonino, ma tra loro non dicono nulla, stanno insieme, ma non fanno comunità, hanno lo stesso simbolo esteriore, ma manca il senso dell’anima.
“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”
Ricordiamoci tutti che noi abbiamo bisogno di Dio e non viceversa, più ci apriamo a Lui e più siamo noi stessi.
Carissimi, occorre fare l’unione sinfonica nella nostra identità personale, sforziamoci insieme nel costruirci in unità, vi prego non squilibrate la vostra identità personale!
Se non facciamo così, cresce questo squilibrio e contemporaneamente la paura dell’altro e la paura di Dio, rischiando, recuperando le parole del Vangelo, di non avere la vita, cioè quella vita piena che dà serenità e pienezza interiore.
Di questi due pensieri spero che almeno uno rimanga nel vostro cuore, e vi prego di viverlo in serenità ogni giorno.
Amen! 

†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore)