Incontro con il Clero diocesano 30 agosto 2018

Meditazione
Cari fratelli, con voi vorrei fare una riflessione sul testo del Vangelo di Giovanni cap. 1, 29-51.
Leggiamo il testo:
29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!
30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.
31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”.
32Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.
35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli
36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”.
37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli risposero: “Rabbì (che significa maestro), dove abiti?”.
39Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)”
42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”.
43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: “Seguimi”.
44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret”.
46Natanaèle esclamò: “Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”.
47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”.
48Natanaèle gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”.
49Gli replicò Natanaèle: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”.
50Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”.
51Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”.

Il Vangelo ci parla dell’incontro di Gesù con Giovanni Battista. Il Battista è colui che attende chi viene a farsi battezzare, ne prepara la strada ma il testo ci dice che Giovanni non lo riconosce subito. C’è bisogno di un nuovo incontro e questo fa si che lo indica a due dei suoi discepoli come l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.
Uno di questi discepoli è Andrea, l’altro è anonimo e viene comunemente identificato con Giovanni, il discepolo che Gesù amava.
Giovanni Battista è la mediazione perché i due seguono Gesù. C’è qualcuno prima che indica e poi chi si mette in cammino. Inizia l’avventura dei discepoli. E’ significativo che non è uno ma sono due, già c’è il germe della Chiesa: dove due o più sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro.
E’ evidente che seguire Gesù non è un insieme di belle teorie o imperativi morali, è la realtà di una persona: l’uomo Gesù, che si segue perché lo si ama.
Il testo mette in evidenza che Gesù si volta. I due lo stanno seguendo, hanno sete di conoscerlo e lui si volta e rivolge loro la parola con una domanda: che cercate? Che potremmo tradurre così: cosa cerchi veramente nella tua vita, nelle tue relazioni, in quello che stai facendo.
E i due chiedono: “Rabbì dove dimori?”. La casa non è la tana dove l’animale si ripara e nasconde ma è il luogo delle relazioni e degli affetti. “Dove abiti?”, significa “Chi sei?”.
E Gesù dice: “Venite e vedrete”. E’ un esplicito invito a seguirlo dove lui è. Gesù non fa rimanere fermi, ma mette in cammino, non vuole che ci avvitiamo su noi stessi, ma che apriamo la vita a un nuovo orizzonte, mette dinamismo nel cuore e nei piedi.
Vedere è l’altro verbo sottolineato nel testo. “Vedere” è azione dell’aocchio. Come l’udito può sentire rumori o ascoltare parole, analogamente l’occhio può scorgere oggetti o vedere l’invisibile. Esso è la porta del cuore: fa entrare ciò che è fuori e uscire ciò che è dentro. Ed è sempre rivolto a ciò che si ama. Vedere è l’azione propria di chi nasce ad una nuova condizione di vita, come il bimbo che nasce alla luce.
Vennero e videro dove abitava. Andando dietro a lui, appagano il loro desiderio di vedere ciò che cercano. Il Vangelo non ci dice che cosa videro. Ma sottolinea che dimorarono presso di lui. Dimorare insieme significa avere la stessa casa; anzi, farsi l’uno casa dell’altro. I discepoli sperimentano la gioia iniziale di una vita fruttuosa e realizzata, propria del tralcio unito alla vite.
Il testo mette in evidenza “quel giorno”, è il giorno lungamente atteso, in cui trovano quello che hanno sempre cercato. Viene annotato che erano circa le quattro, cioè l’ora decima. Dieci è il numero del compimento. L’ansia cdi chi cerca si muta nella gioia di chi trova. Le quattro del pomeriggio indicano la fine della fatica del lavoro e quindi si entra nel riposo.
L’incontro di Andrea con Gesù lo porta ad incontrare il fratello Simone. Si scopre che non si può essere soli, c’è sempre la fraternità. La vera fraternità è nella parola scambiata. Chi ha incontrato la Parola, non può non comunicarla, come chi è illuminato non può non riverberare la luce. Stando al testo, Andrea incontra il fratello il giorno stesso in cui dimora presso il Figlio. E’ la scoperta di chi ha trovato il tesoro. Andrea comunica la sua gioia al fratello perché gli interessa (la parola inter-esse = essere dento). Ha incontrato il Messia cioè l’unto, il Cristo, il re che avrebbe realizzato ogni promessa di Dio.
Giovanni Battista ha detto che Gesù è l’Agnello di Dio. Andrea dice che è il Messia.
Andrea conduce il fratello Simone da Gesù. E’ il fratello che conduce al Messia. Ognuno giunge a incontrare Dio per la mediazione di un altro che glielo annuncia e testimonia.
L’incontro tra Gesù e Pietro è fatto di sguardi il testo dice: “fissatolo”, è uno sguardo che penetra il cuore.
Gesù lo chiama per nome e poi glielo cambia in Kefas, Pietro,  ad indicare la sua futura vocazione e missione.
Il Vangelo nella sua descrizione dice che il giorno dopo. Se contiamo i giorni questo è il quarto. Gesù incontra Filippo e gli dice: segui me. Filippo riceve da Gesù l’invito a seguirlo. Questo ci fa capire che ogni vocazione è diversa secondo la situazione, ma uguale nella destinazione.
Ma è significativo che Filippo incontra Natanaele, Bartolomeo e gli parla dell’incontro avuto con Gesù di Nazaret, il figlio di Giusppe. Anche in questo incontro scorgiamo la dimensione ecclesiale, non è solo Filippo ma anche Natanaele.  Pere uno che studia la Scrittura non è facile riconoscere il messia in uno che viene da Nazaret, mai menzionata nei testi sacri. Ma Filippo rivolge a Natanaele lo stesso invito che i primi due discepoli ascoltarono da Gesù.
Gesù dice di Natanaele “ecco un israelita in cui non c’è falsità”. Gesù guarda dentro Natanaele, lo vede e conosce senza che nessuno gli abbia parlato. Natanaele è sorpreso che Gesù lo conosce fino in fondo, si sente scrutato. Gesù fa riferimento che lo ha visto quando era sotto l’albero di fico. Nella tradizione del giudaismo il fico, albero della conoscenza della felicità e della sventura, può simboleggiare lo studio della legge, il suo dolce frutto.
Natanaele come si vede riconosciuto da Gesù, lo riconosce. “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele”. A questa professione di fede Gesù fa seguire queste parole:Vedrai cose maggiori di queste…in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”.
Gesù è il Figlio dell’uomo sul quale si apre il cielo (Is 63,19), come nel battesimo (cf Mc 1,10): su lui scende e dimora lo Spirito. E’ un richiamo alla visione di Giacobbe che vede gli angeli salire e scendere su di lui a BETEL (CF Gn 28,12) e scopre che quel luogo è 2tremendo”. È la porta del cielo (cf Gen 28,17). L’alleanza con Dio, che Giacobbe avvertiva minacciata, è ristabilita e donata pienamente nel Figlio dell’uomo: lui sarà il nuovo tempio, la porta tra Dio e l’uomo, comunione tra i due. Egli infatti, Parola diventata carne, è la dimora di Dio tra gli uomini e di ogni uomo con Dio. Con lui vera scala di Giacobbe, è definitivamente aperto il cielo: Dio comunica con l’uomo e l’uomo con Dio.
Nei primi incontri che abbiamo ascoltato nel primo capitolo di Giovanni è già tracciato il cammino del discepolo: accogliendo la testimonianza del Battista e seguendo Gesù, vede dove dimora l’Agnello di Dio, il Messia, il Figlio di Dio, il re d’Israele e il Figlio dell’uomo, dimora comune di Dio e dell’uomo.
Il brano di Giovanni su cui ho cercato di fare una riflessione per me e anche per voi, cari fratelli ci ha presentato il diffondersi della testimonianza come un contagio, o, meglio come un fuoco che si propaga dall’uno all’altro, accendendo tutti della stessa luce. Giovanni “il giorno dopo” aver riconosciuto l’atteso (cf vv. 19-34) lo indica a due dei suoi discepoli, che subito lo seguono (vv. 35-39). Uno di loro Andrea, conduce a Gesù conduce suo fratello Simone (vv. 40-429. Il giorno dopo c’è l’incontro con Filippo (vv.43-44) e questi a sua volta, porta l’incredulo Natanaele, a “venire a vedere” Gesù di Nazaret “vv 45-50). La testimonianza di Giovanni e dei successivi, è la mediazione necessaria per giungere a Gesù: l’incontro con lui però è immediato e personale (cf 4,41, s.). “Molti di più credettero per la sua parola
42e dicevano alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.
Linee pastorali
Il 23 giugno all’Assemblea diocesana tracciavo delle linee pastorali con l’immagine del cammino. I due discepoli di Emmaus in cammino a cui si unisce Gesù che non viene riconosciuto, che vede il volto triste dei due viandanti e ascolta i loro discorsi privi di speranza. E’ a loro che parla e riscalda i cuori, cammina fino a sera e quando viene invitato restare si ferma. Spezza il pane, si aprono gli occhi dei due discepoli e lo riconoscono nello spezzare il pane. Lui scompare dai loro sguardi. Ma infiammati di quell’incontro con il Risorto tornano a Gerusalemme ad annunciare ai fratelli che il Signore è veramente risorto.
L’immagine dei discepoli di Emmaus, ma anche quello che abbiamo ascoltato questa mattina dal primo capitolo del vangelo di Giovanni sono il paradigma del cammino della nostra Chiesa locale chiamata a vivere questa epoca che cambia, con la gioia di testimoniare il vangelo. Come ci ricorda il Papa nella Evangelii Gaudium essere discepoli-missionari.
Gesù ha chiamato, chiama e chiamerà sempre discepoli a seguirlo.
Abbiamo tanti laici meravigliosi, ma ne dobbiamo chiamare e coinvolgere tanti a seguire Gesù per essere chiesa viva.
Per la rinascita è ovvio che dobbiamo puntare sui laici. Il futuro è nelle loro mani.
Per raggiungere un pieno sviluppo della nostra comunità il punto chiave è far crescere la vocazione di tutti i battezzati alla vita nella fede in collaborazione con i sacerdoti e con i religiosi. La chiamata al servizio di tutti i battezzati ha ritrovato una nuova spinta con il Concilio Vaticano II. È una chiamata a un percorso privilegiato, è una opportunità unica per ciascuno, di responsabilità, un dovere di esercitare il ministero di tutti i battezzati e di utilizzare i propri talenti al servizio della Gloria di Dio.
I numeri che ho citato durante l’Assemblea diocesana dello scorso 23 giugno (quello dei sacerdoti e la loro età) e la messa in evidenza di alcune situazioni, fanno capire di fronte a quale cambiamento ci troviamo. E’ necessaria una conversione pastorale, cosa non facile ma il cammino deve iniziare. Non solo la necessità di un modello, di uno schema,  di uno stile, ma soprattutto un cambiamento delle menti e dei cuori.
E’ necessario evangelizzare e formare i laici. L Scuola di teologia, i diversi uffici pastorali aprono cammini di annuncio e di formazione per  aiutare i laici ad essere soggetti attivi nella Chiesa. Non una figura di aiuto ed assistenza del ministero sacerdotale, ma il ministro per la cura pastorale si colloca a fianco al sacerdote. Camminare per avere sempre più una chiesa “ministeriale”.
Penso al ministro delle coppie di sposi e delle famiglie.
«Il Vangelo della famiglia gioia per il mondo», è una sintesi efficace di un passaggio dell’Esortazione postsinodale (n.38) Amoris laetitia in cui Papa Francesco auspica che l’amore tra uomo e donna, la reciprocità maschile/femminile, possa tornare a rappresentare “strade di felicità” per la Chiesa e per il mondo, dopo la lunga stagione del pessimismo, della famiglia guardata più come problema che come risorsa, delle polemiche sul gender e sulle battaglie anti-family. Ora, quelle insidie non sono scomparse, anzi spesso sono diventate più aggressive e più subdole. Ma le difficoltà, come detto, reali e incombenti, non devono far passare in secondo piano tutto il positivo che Chiesa e società possono trarre da uno sguardo sulla famiglia più aperto, più inclusivo, più solidale, più disponibile a valorizzare il bene che lo Spirito suscita nonostante fragilità e debolezze, cadute e delusioni.
Nei diversi ambiti della pastorale noi dovremmo avere uno sguardo così aperto e positivo.
Si rendono necessarie nuove figure ministeriali, dotate di competenze specifiche maturate nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio e nella condivisione ecclesiale. Serve una nuova stagione formativa per seminaristi e novizi, presbiteri, religiosi (in somma è la formazione permanente del clero a cui la CEI ci sta invitando da tempo)  e la formazione dei laici. Il Vangelo della gioia è resistenza profetica contro la cultura dell’individualismo e porta a cercare la gioia autentica, creativa e generativa. Sono novità auspicate e temute, sollecitate ma anche guardate con timore, che impegneranno ancora a lungo la riflessione e la vita ecclesiale.
Su queste linee generali dopo l’anno di S. Ciriaco, la nostra arcidiocesi si apre a celebrare un Anno Francescano.
Anno Francescano Diocesano 2019
Nel 1217, al Capitolo di Pentecoste, tenutosi a S. Maria degli Angeli alla Porziuncola in Assisi, dall’Ordine Francescano venne deciso di aprirsi alla dimensione missionaria e universale, mandando i frati in tutto il mondo allora conosciuto come testimoni di fraternità e di pace.
Furono scelte come mete in Europa: l’Inghilterra, la Francia, la Germania e l’Ungheria. A questa primavera di annuncio missionario vi partecipò anche Francesco, scegliendo come terra di annuncio la Francia.
Oltre all’Europa, in quel Capitolo del 1217, si scelsero come meta di missione le terre d’Oltremare, come allora era chiamata la Terra Santa. Francesco già nel 1212, partendo da Ancona, aveva cercato di raggiungere la Terra Santa senza tuttavia riuscirvi.
Nel 1217 alcuni frati, guidati da frate Elia da Cortona, furono inviati “oltremare” per fondare una nuova Provincia francescana.
Due anni dopo, nel 1219, è lo stesso Francesco che venendo da Assisi, si imbarcò al porto di Ancona per raggiungere la Terra Santa, come pellegrino di pace durante la V crociata. Approdò ad Akko, allora si chiamava San Giovanni d’Acri, città nel nord della Galilea, dove c’era una roccaforte crociata e da lì insieme ad un frate suo compagno, Pietro Cattani, scese fino a Damietta in Egitto per vivere l’incontro con il Sultano Al Malik Al Kamil. Un incontro che ci ricorda che l’incontro è sempre possibile alla condizione di desiderare di incontrare l’altro e di non farsi vincere dalla paura. Il desiderio di Francesco era quello di portare Gesù Cristo e poter parlare di Lui. L’incontro con il Sultano rese possibile il sogno di Francesco. L’incontro con il Sultano fu l’incontro tra due persone di religione diversa, culture e modi di vivere diversi, ma che avevano ambedue il cuore grande aperto l’uno all’altro. Da quell’incontro Francesco ricevette un salvacondotto speciale dallo stesso Sultano e così potè raggiungere i luoghi santi in particolare il Santo Sepolcro e poi sicuramente Betlemme. Luoghi che rimasero dentro il cuore, dentro la spiritualità di Francesco, luoghi che lui stesso vorrà ricreare con il presepe a Greccio e con il suo amore particolare al mistero della passione e morte redentrice del Signore per noi. Probabilmente salì fino a Nazaret per poter celebrare, vivere ed adorare il mistero dell’incarnazione, davanti alla grotta dell’Annunciazione, di cui le Marche sono diventate custodi, a Loreto, con la Santa Casa. Francesco attraversando la Siri si imbarcò facendo ritorno in Italia e sbarcando ad Ancona nel 1220.
La cosiddetta regola non Bollata di S. Francesco dai capitoli 14 al 17 dice come i frati devono andare per il mondo.
Vale la pena segnalare la scelta del verbo “andare” per indicare l’evangelizzazione dei frati. Che sia per il mondo o tra i saraceni, si tratta comunque di  un “andare”.
Viene descritto il come andare per il mondo. Un “come” decisamente evangelico, senza sacco, né bisaccia, né pecunia, né bastone, annunciando la pace. Sembra che a Francesco importi più il come andare che il che cosa fare o dire. La testimonianza offerta come andare, in povertà e gioia, è la più efficace evangelizzazione e si esplicita nell’annuncio di pace e nell’invito alla conversione.
Il cuore del capitolo sta nell’indicazione di “due modi” nei quali si può andare tra i non cristiani: <<I fratelli poi che vanno, in due modi possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro. Un modo è che non facciano liti né dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace a Dio, annunzino la parola di Dio, perché essi credano in Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose, e nel Figlio redentore e salvatore, e perché siano battezzati e siano fatti cristiani, poiché chi non sarà rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio>>.
Francesco fa cogliere così il necessario rapporto tra testimonianza e annuncio. Il primo modo è quello della testimonianza continua e che fa da base alla possibilità che <<quando vedranno che piace al Signore>>, nascano altre forme di evangelizzazione.
Francesco stesso aveva sperimentato l’incontro con un mondo così diverso e “altro” rispetto a quello a lui noto. Nei contatti con il Sultano ha potuto intravvedere un’altra cultura e fatto cogliere che dall’incontro con gli altri possono nascere cose nuove.
Sicuramente Francesco è il primo santo dell’Occidente cristiano a cercare contatti con il mondo musulmano. La sua iniziativa, non ispirata da scopi politici, economici è esclusivamente evangelica e missionaria.
Francesco tornò in occidente con una idea nuova di martirio: meno tesa alla ricerca della morte per mano di “infedele” e più pronto al sacrificio quotidiano di sé, per continuare la propria testimonianza non esclusivamente legata al versamento del sangue. L’imposizione delle stimmate sulle sue carni avrebbe sancito un’imitazione di Cristo raggiunta senza esporsi alle armi terrene.
Sono trascorsi 800 anni da quando S. Francesco è partito dal porto di Ancona per recarsi in Terra Santa. Oggi assistiamo a fenomeni migratori, ad attentati terroristici, le nuove situazioni di convivenza o di intolleranza fra uomini e donne di provenienza diversa, hanno portato sotto casa le problematiche di popoli, di tradizioni e culture che, solo pochi anni fa, erano considerati estranei alla nostra vita.
Chiediamoci come questi ottocento anni da quando Francesco è partito dal porto di Ancona possono aiutarci a capire il nostro tempo su  alcuni temi:
Vincere la paura
Vivere l’incontro
Aprirsi al dialogo con l’altro che è diverso
Riscoprire la fratellanza universale
Educare e costruire la civiltà della pace
Riscoprire e proporre l’ecologia ambientale e l’ecologia umana (cfr Laudato sii).(Cantico delle creature di S. Francesco)
L’uomo ha sete i di Infinito (siamo a duecento anni dall’Infinito di Leopardi).
Nostalgia delle grandi domande di senso. Oggi specialmente, la religione non è un problema ma è parte della soluzione: contro la tentazione di adagiarci in una vita piatta, dove tutto nasce e finisce quaggiù, essa ci ricorda che è necessario elevare l’animo verso l’Alto per imparare a costruire la città degli uomini
Questa sintesi ricalca tutta la Evangelii gaudium con le nuove vie di annuncio nel nostro tempo.
Anno 2019
“Ancona porta d’Oriente, con S. Francesco via della pace”
Ancona e le Marche possono in questo anno riscoprire come essere via di pace. S. Francesco ha costruito un ponte tra occidente e oriente. Ogni ponte serve per congiungere, per andare e venire, e, una volta costruito, ha bisogno di gente che lo percorra.
La nostra terra e la nostra Arcidiocesi è segnata da presenze francescane, nei luoghi nell’architettura, nell’arte, nelle vive testimonianze (In diocesi abbiamo la presenza dei Frati Francescani Conventuali ad Osimo, dei Frati Minori a Falconara e ad Osimo, una presenza alla Casa dei  Frati Francescani dell’Immacolata a Campocavallo. La presenza delle Suore Francescane di Padre Guido con la mensa, la casa il Focolare con i malati di AIDS seguita dai  frati minori).
 
Nomine Uffici Pastorali
Partendo da queste linee pastorali, dopo aver ascoltato i direttori degli Uffici di pastorale della diocesi nelle riunioni del clero diocesano, dopo aver consultato il presbiterio per avere indicazioni, ho annunciato nell’Assemblea diocesana del 23 giugno scorso che, il 30 agosto, avrei comunicato i nomi degli incaricati dei diversi uffici. I cambiamenti che vengono fatti sono nello spirito della continuità e della novità. Ho ricevuto le vostre indicazioni che ho tenute presenti, ma mi sono sentito molto libero nel prendere le decisioni.
Sono incarichi che durano per tre anni. Sono un servizio alla Chiesa locale.
Per l’Ufficio Catechistico un grazie di cuore va a don Michele Marchetti per il lavoro svolto fino ad ora.
Per il prossimo triennio nomino direttore dell’ufficio catechistico don Sauro Barchesi, che avrà anche il compito di direttore della scuola diocesana  di teologia.
Per l’Ufficio missionario, ringrazio di cuore don Isidoro Lucconi per il lavoro svolto con passione e con l’esperienza missionaria vissuta in Argentina.
Per il prossimo triennio nomino direttore dell’ufficio missionario la coppia di sposi Alessandro Andreoli e Alessandra Franz, li affiancherà come assistente spirituale don Sergio Marinelli.
Per l’ufficio di Pastorale familiare è necessario ancora un po’ di tempo per la coppia di sposi direttori perché la coppia attualmente in carica, Simona e Matteo,  mi ha comunicato solo qualche giorno fa che non può più continuare e quindi sono necessari alcuni giorni per avere disponibilità di una coppia che sto individuando.
Il sacerdote che nomino come direttore e che aiuterà la coppia in questo ministero è don Davide Duca.
Per l’ufficio di pastorale giovanile ringrazio di cuore don Samuele Costantini per il lavoro svolto.
Per il prossimo triennio nomino direttore dell’ufficio di pastorale giovanile don Alessio Orazi e vice direttore don Giovanni Moroni.
Per l’ufficio di pastorale scolastica riconfermo e nomino per il prossimo triennio don Lorenzo Tenti.
Per l’ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso riconfermo e nomino per il prossimo triennio don Walter Pierini.
Per l’ufficio per le comunicazioni sociali, in una fase di riorganizzazione prevista, per il momento riconfermo e nomino, don Carlo Carbonetti.
Per l’ufficio per il turismo, sport e tempo libero riconfermo e nomino per il prossimo triennio don Dino Cecconi.
Per l’ufficio per la cultura, questo ufficio viene creato dal nuovo, nomino direttore il professore Giancarlo Galeazzi e don Giovanni Varagona.
Per l’ufficio per la pastorale universitaria ringrazio per il lavoro svolto don Alberto Pianosi.
Per il prossimo triennio nomino don Lorenzo Tenti.
Per l’ufficio pellegrinaggi riconfermo e nomino per il prossimo triennio Lino Santamaria.
Per l’ufficio per la consulta delle aggregazioni laicali mentre ringrazio il signor Franco Dubbini e Lino Santamaria per il lavoro svolto, nomino per il prossimo triennio la signora Lucia Panzini.
Per l’ufficio per le celebrazioni liturgiche ringrazio di cuore don Franco Marchetti per il lavoro svolto.
Per il prossimo triennio nomino don Samuele Costantini.
Per l’ufficio di musica sacra riconfermo e nomino direttore per il prossimo triennio don Franco Marchetti.
Per l’ufficio arte sacra, beni culturali ed edilizia di culto, riconfermo e nomino per il prossimo triennio don Luca Bottegoni.
Per l’ufficio per le vocazioni, ringrazio per il lavoro svolto don Samuele Costantini.
Per il prossimo triennio nomino don Alessio Orazi.
Per l’ufficio per gli istituti di vita consacrata riconfermo e nomino per il prossimo triennio P.Giancarlo Corsini.
Per l’ufficio per la formazione del clero riconfermo e nomino per il prossimo triennio don Roberto Peccetti.
Per l’ufficio per la formazione dei diaconi e dei ministeri istituiti ringrazio don Bruno Burattini per il lavoro svolto.
Per il prossimo triennio nomino don Samuele Costantini.
Per l’ufficio dei ministranti, questo ufficio viene creato dal nuovo,  sono in attesa di ricevere la disponibilità di una persona che poi nominerò direttore.
Per l’ufficio delle confraternite riconfermo e nomino per il prossimo triennio don Enrico Brichi.
Per  l’ufficio Caritas diocesana ringrazio  il dott. Carlo Pesco per il lavoro svolto con tanta generosità e competenza.
Per il prossimo triennio nomino direttore della Caritas diocesana Simone Breccia e vice direttore Carlo Pesco.
Per l’ufficio della pastorale del lavoro ringrazio per il lavoro svolto don Aldo Pieroni.
Per il prossimo triennio nomino direttore il dott. Roberto Oreficini e assistente spirituale don Bruno Bottaluscio.
Per l’ufficio della pastorale della salute ringrazio don Quirino Capitani per il lavoro svolto.
Per il prossimo triennio nomino il dottor Simone Pizzi e assistente spirituale don Francesco Scalmati.
Per l’ufficio della pastorale dei migranti rinnovo e nomino per il prossimo triennio don Dino Cecconi.
Per l’ufficio della pastorale del mare rinnovo e nomino per il prossimo triennio don Dino Cecconi.
Come assistente diocesano dell’Azione Cattolica, ringrazio don Andrea Cesarini per il lavoro svolto, per il prossimo triennio nomino assistente generale dell’Azione Cattolica don Francesco Scalmati.
 
Uffici di Curia
Segretario dell’Arcivescovo
Ringrazio per la vicinanza amica, costante e discreta don Carlo Spazzi e lo riconfermo come mio segretario.
Cancelliere
Ringrazio per il lavoro svolto don Marco Morosetti.
Per i prossimi cinque anni nomino cancelliere don Pierluigi Moriconi
Economo
Riconfermo e nomino don Vincenzo Baiocco che verrà affiancato da don Luca Bottegoni. Nel momento in cui don Vincenzo, per l’età e per motivi di salute ritiene di dover lasciare l’incarico, subentra don Luca.
Tribunale ecclesiastico diocesano
Nomino viario giudiziale don Pierluigi Moriconi
Nomino vicario giudiziale aggiunto don Giuliano Nava
Promotore di giustizia e difensore del vincolo ad nutum episcopi
Nomino Notaio il diacono Learco Monina
Vicario generale
Ringrazio di vero cuore don Roberto Peccetti che in questi anni ha ricoperto un incarico così delicato. Lo ringrazio personalmente per la dedizione costante, sapiente e carica di amore ai sacerdoti e a questa nostra Chiesa locale, per come ha saputo tessere la trama della fraternità e della comunione. Lo ringrazio in modo particolare per come mi è stato sempre vicino in questi primi mesi di ministero, come amico, fratello anziano e saggio, nella sua ricchezza umana e spirituale.
Grazie di vero cuore caro don Roberto.
Vorrei che tu fossi sempre presente qui con noi ogni tanto, per questo ti nomino Moderatore di Curia.
Nomino per i prossimi cinque anni come vicario generale don Carlo Carbonetti.
 
La situazione delle parrocchie.
Su questo è necessario un discorso che nel cammino intrapreso faremo.
Ultimamente abbiamo avuto sacerdoti che hanno avuto problemi di salute: don Bruno Pierini, don Claudio Merli,don Giovanni Varagona, don Anthony Sami  che si è operato in India, don Quirino Capitani, e forse dimentico ancora qualcuno.
Attualmente ci sono sacerdoti che per motivi di età e di salute hanno presentato le dimissioni per iscritto.
I cambiamenti che vi comunico per adesso sono questi.
Don Bruno Pierini dal primo di agosto non è più il parroco di S. Biagio in Osimo. Ho nominato Amministratore parrocchiale di quella parrocchia don Fabrizio Mattioli.
Don Claudio Merli era stato nominato Amministratore parrocchiale della parrocchia di S. Michele Arcangelo in Ancona, oltre che essere parroco di S. Marcellino in Palombina Nuova e di S. Pio X in Collemarino.
Dal primo settembre nomino Amministratore parrocchiale di S. Michele Arcangelo don Giovanni Moroni.
Ci sono situazioni di altre parrocchie, su cui mi sono consultato con il Collegio dei Consultori, che hanno bisogno di provvedimenti, ma è necessario ancora un po’ di tempo per definire i cambiamenti.
Don Andrea Cesarini ha chiesto di continuare gli studi per il dottorato in teologia. Dedicherà tanto tempo allo studio e continuerà ad essere parroco della parrocchia S. Agostino in Castelfidardo, i parroci della città si sono impegnati a sostituirlo nei giorni della settimana in cui si assenta.
Don Marco Castellani  oltre che essere vicario parrocchiale della parrocchia di S. Giuseppe andrà ad insegnare nelle scuole superiori alle Torrette
Don Anthony Sami,  appena rientrerà dall’India, non darà più collaborazione a don Giovanni Varagona a Falconara. Dal primo di settembre il diacono Pino dalla parrocchia di S. Giuseppe in Falconara andrà a dare la collaborazione alla parrocchia della Madonna del S. Rosario.
Altre comunicazioni per quanto riguarda le parrocchie e i trasferimenti le darò in futuro.
Per quanto riguarda i sacerdoti anziani, e ne sono tanti, mi auguro che entro il mese di settembre possa fare un incontro con loro per ascoltarli sulla loro situazione di anzianità e progettare un futuro perché nessuno si senta dimenticato o “abbandonato” a se stesso.
Vi ringrazio di tutta la pazienza che avete avuto in questo incontro.
Vi consegno due fogli: uno con le date del ritiro del Clero dei prossimi mesi in modo che ognuno lo segni sull’agenda e nulla anteponga agli incontri che avranno sempre due momenti: uno spirituale con adorazione, lodi e meditazione e l’altro con tematiche pastorali.
Vi consegno un foglio in cui scrivete i vostri dati e lo riconsegnate, dati necessari per l’annuario diocesano, metteremo i dati che voi scriverete. Attualmente è in vigore la nuova legge della privacy, di cui vi verrà parlato in un ritiro.
Il prossimo ritiro è giovedì 20 settembre.
Grazie ancora e ora preghiamo l’Angelus.
 
Incontro con i sacerdoti 30 agosto 2018 – riflessione sul vangelo di giovanni cap.1