Menichelli, 25 anni di episcopato: «Coltivate la fede, la gioia e la comunione»

Nel giorno della festa liturgica della Regina di tutti i Santi (26 giugno) che si venera nel Duomo di Ancona, Sua E. il Cardinale Edoardo Menichelli ha celebrato la santa messa nella cattedrale di san Ciriaco, in occasione del 25esimo anniversario della sua ordinazione episcopale.

All’inizio della celebrazione l’arcivescovo Angelo Spina si è rivolto a Menichelli e ha ricordato che «nel suo stemma episcopale c’è la scritta Sub lumine Matris che significa “Sotto la luce della Madre”. Non ci poteva essere ricorrenza più bella per celebrare il suo 25esimo di episcopato in questa nostra chiesa locale. Venticinque anni fa san Giovanni Paolo II, il 14 giugno del 1994, la nominò arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto. L’8 gennaio del 2004 fu trasferito dallo stesso Papa nella sede metropolitana di Ancona-Osimo. Il 4 gennaio 2015, dopo l’angelus domenicale, papa Francesco annunciò la sua intenzione di crearlo cardinale nel concistoro che si svolse presso la Basilica di San Pietro il successivo 14 febbraio, in cui gli furono conferiti l’anello, la berretta cardinalizia e il titolo cardinalizio dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Tor Fiorenza. Per me è stato un momento commovente il 24 aprile dello scorso anno, quando ha donato al nostro museo diocesano, insieme ad altri doni significativi, il suo anello episcopale e la croce pettorale. Un gesto che dimostra il rapporto sponsale di arcivescovo metropolita con questa Chiesa che lei ha amato e ama, ha servito e continua a servire. Ha lavorato nella vigna del Signore con dedizione grande e umile servizio e i frutti si vedono».

Durante l’omelia il cardinale Menichelli ha sottolineato la presenza costante di Maria in questi 25 anni. «Il mio episcopato è iniziato a Santa Maria Maggiore a Roma – ha detto – poi sono passato alla tenerezza di Santa Maria del Popolo vicino a Chieti e alla Regina di tutti i santi ad Ancona. Maria sa quante volte mi sono inginocchiato davanti a lei per pregare, e adesso abito nel monastero dedicato alla Madonna dei Lumi. Sono sereno perché ho sempre vissuto il mio episcopato mettendolo nelle mani di Maria. Sentimenti, ricordi, fatiche e speranze restano in me come fattore educativo della mia vita e come ricchezza spirituale». Riferendosi al Vangelo sulle nozze di Cana, ha parlato delle «giare vuote. Tutti ne abbiamo tante e la medicina è sempre lei, Maria, la sua fede e la sua preghiera, il suo amore alla Chiesa e il suo servizio. Una delle giare vuote riguarda la fede. Per riempirla è fondamentale il rapporto personale con Cristo. Se Cristo è la ragione della mia vita, la forza della mia speranza, la bellezza dell’amore, e se tutte queste cose sono vive nella mia vita, allora io credo e ho pace interiore. Bisogna, dunque, coltivare la fede. Non pensare di avere la fede, ma coltivare la fede.

Un’altra giara vuota di questo tempo è la gioia, siamo tutti un po’ tristi. Per essere gioiosi bisogna liberarci di un peccato e poi imitare Maria. Qual è il peccato che sta dentro di noi? Il peccato di Maria di Magdala. Vicino al sepolcro, lei non riconosce Gesù che le domanda “Perché piangi?”. Il peccato di Maria di Magdala è “Perché piangi?”. Qui troviamo la differenza con Maria, la madre di Gesù. La Madonna infatti è l’unica donna che non è andata al sepolcro, non aveva bisogno, lei aveva la fede, era gioiosa nonostante avesse perso il Figlio perché credeva che Lui era vivo, era Risorto. Se noi piangiamo vuol dire che non abbiamo lo Sposo crocifisso e Risorto. Il Signore ci chiama ad essere testimoni sereni e gioiosi. Non siamo noi a convertire il mondo, è Dio che converte. A noi resta solo un obbligo: dire che Lui è vivo e che non ci tradisce e ci perdona. Un’altra giara vuota è la comunione. La comunione ecclesiale nasce dalla forza della preghiera, dalla fede in Cristo e dall’obbedienza al Risorto. Non esiste né il Cristo di Papa Benedetto,né di papa Francesco, esiste il Cristo e io sono in comunione nella Chiesa se Cristo è il centro del mio rapporto con l’altro. Un’altra giara vuota riguarda cinque parole che abbiamo dimenticato: “Lo avete fatto a me”. Dio mettendoci al mondo non ha creato una categoria di serie A e una di serie B. Il buon Dio ha creato dei figli e voi che siete genitori sapete che i vostri figli sono tutti uguali. Questo è il tempo in cui dobbiamo difendere la libertà e la dignità di ogni persona».

Al termine della celebrazione eucaristica, Menichelli ha benedetto un bassorilievo (120×90 cm), raffigurante san Francesco. Il bassorilievo è stato realizzato in occasione degli 800 anni dalla partenza di san Francesco dal porto di Ancona per la Terra Santa.