Avvento: tempo di memoria, invocazione e attesa

Dicembre è il mese dell’avvento, ma cos’è l’avvento? Anche se nella lingua latina la parola “avvento” significa “venuta”, il significato più comune indica l’attesa, ossia il tempo liturgico che è posto prima del Natale. La Chiesa si fa voce di questa attesa e, nel tempo di avvento, ripete con più forza e assiduità l’antica invocazione dei cristiani: “Marana thà! Vieni Signore!”. San Basilio alla domanda: “Chi è il cristiano?”, rispondeva: “Il cristiano è colui che resta vigilante ogni giorno e ogni ora sapendo che il Signore viene”.

Il Signore Gesù è venuto nella storia con l’incarnazione e la nascita a Betlemme, viene ogni giorno e verrà nella gloria alla fine dei tempi. Se riuscissimo ad avere più presente questa realtà, saremmo meno affaticati dal quotidiano, meno prigionieri dell’effimero e più disposti a camminare con cuore misericordioso sulle vie della salvezza. Purtroppo si continua a fare dell’avvento la “preparazione” al Natale. Come se avessimo bisogno di un tempo per disporci a commemorare la venuta storica di Gesù nella carne. Ora, se siamo cristiani, crediamo non solo che Dio si à fatto uomo in Gesù, ma anche che è risorto e verrà nella gloria. La venuta nella carne di Gesù è la garanzia della sua venuta futura nella gloria.

Il tempo dell’avvento, allora è il tempo della memoria, dell’invocazione e dell’attesa della venuta del Signore con due precisi atteggiamenti: l’impegno e la perseveranza. Già nel IV secolo Basilio di Cesarea diceva che proprio del cristiano è “vigilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronto, sapendo che all’ora che non pensiamo il Signore viene”. Attendere non è un atteggiamento passivo né un’evasione, ma un movimento attivo. Attendere, ha scritto Enzo Bianchi: “È la capacità non solo di reggere il tempo, di perseverare, ma anche di sostenere gli altri, di “sopportare”, cioè di assumerli con i loro limiti e di portarli. L’attesa apre gli uomini e le donne all’incontro e alla relazione, chiama alla gratuità e alla possibilità di ricominciare sempre. L’attesa non è segno di debolezza, ma di forza, stabilità, convinzione. È responsabilità. Animata dall’amore, l’attesa diviene desiderio, desiderio colmo di amore, di incontrare il Signore. Ti invita alla condivisione e alla comunione, ti spinge a dilatare il cuore alle dimensioni della creazione intera che aspira alla trasfigurazione e attende cieli nuovi e terra nuova”.

Per tutti questi motivi, il tempo di avvento è sì un tempo di preparazione al Natale ma è molto di più, è attesa del Signore che viene nella gloria. L’attesa non autorizza nessuno ad abbandonarsi al disimpegno; al contrario, proprio perché il Signore viene e la nostra vita ha senso nel tendere a lui, l’impegno serio, maturo e generoso nel nostro quotidiano diventa la strada che abbiamo da percorrere con la perseveranza. La tentazione può essere quella di tradire, di cedere, di annacquare la propria fede per non compromettersi troppo, talvolta per debolezza o paura, talvolta anche per comodità calcolata e superficiale. Impegno e perseveranza risultano così profondamente connessi e ci rivelano il senso dell’Avvento non solo come cammino verso il Natale, ma più ancora come stile di vita. Camminiamo con gioia e con speranza perché il Signore viene, andiamogli incontro. Buon cammino di Avvento!

+Angelo Spina, Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo