Celebrata la Giornata Mondiale del Malato nella parrocchia e nell’ospedale di Torrette

L’11 febbraio si celebrerà la XXVIII Giornata Mondiale del Malato e, domenica 9 febbraio, l’Arcivescovo Angelo Spina ha presieduto la santa messa alle 10.30 presso la parrocchia Maria SS. Madre di Dio a Torrette, e alle 16.30 presso la Cappella dell’Ospedale regionale per i malati ricoverati. La data è stata anticipata al 9 febbraio, per favorire la partecipazione, in un giorno festivo, dei malati e di tutte le associazioni che si impegnano nella Pastorale della Salute.

Il tema di quest’ anno è Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11, 28). Consolati da Cristo per essere noi stessi consolazione degli afflitti. «Queste parole – ha detto l’Arcivescovo nell’omelia – esprimono la solidarietà del Signore Gesù, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito. Egli chiama tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette loro sollievo e ristoro. Diverse sono le forme di sofferenza: malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, quelle che necessitano di riabilitazione o di cure palliative, le varie disabilità, le malattie dell’infanzia e della vecchiaia.

In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione, insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza».

L’Arcivescovo ha ricordato che Papa Francesco raccomanda di «mettere il sostantivo “persona” prima dell’aggettivo “malata” perché in questa attenzione c’è la tutela di ogni essere umano». Rivolgendosi agli operatori sanitari e ai medici, il Pontefice ha infatti dichiarato: «Il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile».

I malati, ma anche coloro che stanno accanto a chi soffre, hanno bisogno di un luogo per trovare ristoro, e l’Arcivescovo ha ricordato le parole del Papa: «La Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr. Lc 10,34), cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo. In questa casa si potranno incontrare le persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno dare aiuto a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vita».

Commentando il Vangelo e le parole pronunciate da Gesù “Voi siete il sale della terra…voi siete la luce del mondo”, l’Arcivescovo ha chiesto: «Quando siamo sale e luce? Quando stiamo accanto alla persona malata con l’attenzione, il sostegno, la vicinanza, la cura. Ringrazio quindi l’ufficio diocesano della Pastorale della salute, il direttore Simone Pizzi, l’assistente spirituale don Francesco e chi, con amore e attenzione, si dedica alla cura delle persone malate: familiari, medici, operatori sanitari, infermieri, personale sanitario e amministrativo, ausiliari, volontari, cappellani, che con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo. Un giorno a tutti dirà: “Ero malato e mi hai visitato”».

Di seguito l’omelia integrale dell’Arcivescovo, in occasione della XXVIII Giornata Mondiale del Malato

Omelia Giornata del Malato – domenica 9 febbraio 2020 – Cappella Ospedali Riuniti Ancona

 

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