Celebrazione in cattedrale con Comunione e Liberazione per ricordare don Giussani

Don Luigi Giussani «ha distribuito tutta la ricchezza del suo cuore, ha distribuito la ricchezza divina del Vangelo, della quale era penetrato e, servendo così, dando la vita, questa sua vita ha portato un frutto ricco – come vediamo in questo momento – è divenuto realmente padre di molti e, avendo guidato le persone non a sé, ma a Cristo, proprio ha guadagnato i cuori, ha aiutato a migliorare il mondo, ad aprire le porte del mondo per il cielo». Così disse l’allora cardinale Joseph Ratzinger nell’omelia della celebrazione delle esequie del fondatore di Comunione e Liberazione avvenuta nel Duomo di Milano il 24 febbraio del 2005. Giussani era morto il 22 febbraio, all’età di 82 anni. Oggi è servo di Dio, dopo il nihil obstat per l’apertura della la causa di beatificazione e canonizzazione arrivato nell’aprile del 2012. Nel quindicesimo anno della sua morte si è tenuta nella cattedrale di S. Ciriaco una celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo con l’introduzione della dottoressa Carla Silenzi a cui hanno partecipato tante persone di CL.

Di seguito viene riportata l’omelia dell’Arcivescovo:

Carissimi fratelli e sorelle,

abbiamo ascoltato il vangelo di Marco (9,14-29), in cui un padre chiede aiuto ai discepoli di Gesù perché liberino il figlio da uno spirito muto che lo possiede, ma non ottenendo quello che chiedeva si rivolge direttamente a Gesù.

Il vangelo inizia con questa lamentela di un padre per l’inefficacia dei suoi discepoli:<<Maestro ho portato da te questo mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti>>. Gesù raccoglie le lamentele di questo padre, come quelle di come noi non siamo all’altezza di quello che facciamo come Chiesa e come credenti. E questo non avviene per difetto di performance, ma molto spesso per la mancanza di fede. Tutti gli sforzi fatti dai discepoli di fronte alla malattia del ragazzo che gli viene presentato, che è un miscuglio di problematiche psicologiche, neurologiche, spirituali, diremmo noi oggi, non andò a buon fine. Gesù di fronte a questa lamentela si fa raccontare i sintomi del male di cui soffre il ragazzo e  Gesù ascolta commosso le sue parole:<<Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi, aiutaci>>. Gesù risponde <<Se tu puoi, tutto è possibile per chi crede. Il padre del ragazzo rispose ad alta voce:<<Credo, aiutami nella mia incredulità>>. Gesù interviene con il miracolo a patto che ci sia la fede, il padre del ragazzo non è sicuro di averne abbastanza per poter avere il miracolo che domanda. Questo padre è come se dicesse a Gesù: “non sono certo di credere, aiutami a credere, aiutami a fidarmi”. E non siamo noi forse nella condizione di quest’uomo. Non siamo noi continuamente nel dubbio che forse abbiamo più incredulità che fede? Ma anche così possiamo domandare qualcosa: “aiutaci a credere”. Gesù ordina allo spirito muto di uscire dal fanciullo. Gesù ha potere di liberare. Alla domanda dei discepoli perché loro non sono riusciti a scacciarlo, Gesù dice:<<Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera>>. Come a dire: pregate anche voi per avere fede e per chi ha fede tutto è possibile.

Questo vangelo ci aiuta ad entrare nel ricordo di don Giussani di cui celebriamo il 15° anniversario, lui che è stato un mendicante di Dio con un cuore inquieto alla ricerca di Cristo. Lui diceva:<<Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo>>. E’ Dio che cerca l’uomo e gli va incontro, si fa carne. Il cristianesimo allora è l’annuncio di un avvenimento accaduto, che sorprende gli uomini.

Don Luigi Giussani fondava Comunione e Liberazione (CL), movimento cattolico laico, per porre il messaggio della fede cristiana come fondamento di ogni aspetto della vita.

Dietro c’era l’intuizione di don Giussani che il mondo andava scristianizzandosi,  abbandonava e diventava ignorante della fede. Per questo chiese di lasciare l’insegnamento  nel seminario e di andare ad insegnare alle scuole superiori. S’impegnò a destare nei giovani l’amore verso Cristo, Via Verità e Vita, ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi del cuore dell’uomo, e che Cristo non ci salva a dispetto della nostra umanità, ma attraverso di essa. Don Giussani era consapevole che   se nel cuore dell’uomo ci sono domande esiste anche la risposta: attende solo di poter essere conosciuta, incontrata. In tutta la sua vita lui ha ripetuto quel “sì” a Cristo pronunciato il giorno della sua ordinazione sacerdotale, egli non ha condotto le persone a sé ma a Cristo.

Comunione e Liberazione forte di questa eredità deve continuare a offrire il suo contributo ecclesiale mostrando la ragionevolezza della sua fede, la sua pertinenza nella vita quotidiana, offrendo la testimonianza di Cristo in ogni ambito in comunione con la Chiesa sempre dovunque.

Sappiamo bene e lo voglio ripetere qui, come papa Francesco ha ben esplicitato nella Gaudete et exsultate riguardo al pericolo del pelagianesimo, che la morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce, come una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo, bensì la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendete e imprevedibile del Signore che ci conosce bene, conosce i nostri tradimenti e nonostante questo ci vuole bene.

La Madonna ci sostenga nelle fragilità e nelle debolezze della vita quotidiana. Questa sera invochiamola in modo particolare perché ci liberi dal flagello del coronavirus, dia conforto a chi è nella malattia e forza a quanti si prodigano per le cure e hanno responsabilità civili.  Ci ottenga di rinnovare fiduciosi il nostro personale “sì” al Signore per spargere   in tutto il mondo, sull’esempio di don Giussani, il buon profumo del suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

 

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