Comprensione e gratuità, antidoti in tempo di pandemia

Un piccolo virus continua a causare ferite profonde e smaschera le nostre vulnerabilità fisiche, sociali e spirituali. Ha messo a nudo la grande disuguaglianza che regna nel mondo: disuguaglianza di opportunità, di beni, di accesso alla sanità, alla tecnologia, all’educazione. Papa Francesco ha detto: “Queste ingiustizie non sono naturali né inevitabili, sono opera dell’uomo, provengono da un modello di crescita sganciato dai valori più profondi. Lo spreco del pasto che avanza, con quello spreco si può dar da mangiare a tutti. E ciò ha fatto perdere la speranza a molti ed ha aumentato l’incertezza e l’angoscia”. “Per uscire dalla pandemia, dobbiamo trovare la cura non solamente per il Coronavirus, che è importante, ma anche per i grandi virus umani e socioeconomici”, ha ribadito il Papa: “Non nasconderli, non fare una pennellata di vernice perché non si veda”. (Udienza del 29 settembre 2020).

Per uscire migliori da una crisi come quella attuale, che è una crisi sanitaria e al tempo stesso sociale, politica ed economica, ognuno di noi è chiamato ad assumersi la sua parte di responsabilità. La solidarietà è la via per uscire dalla crisi e non l’essere indifferenti e aggressivi. Dobbiamo porci alcune domande: Cosa vogliono gli uomini prima di tutto? Di che cosa hanno bisogno prima di tutto? Hanno bisogno di essere amati; di essere riconosciuti, di venire trattati come esseri umani; di sentire rispettati tutti i valori che ognuno porta in sé. Oggi più che mai c’è bisogno di “comprensione” “cum prehendere”, cioè prendere insieme. In questo ci è di aiuto la parabola del Buon Samaritano. É uno che prende con sé il mal capitato incappato nei briganti, che lo hanno derubato e lo hanno lasciato mezzo morto in mezzo alla strada. Egli lo vede e lo prende con sé, gli medica le ferite, lo carica sulla sua cavalcatura, lo porta alla ristorazione, lo affida a chi può prendersene cura e paga quanto è dovuto e tutto gratuitamente.

Nella enciclica Fratelli tutti al n. 139 Papa Francesco scrive: «Esiste la gratuità. É la capacità di fare alcune cose per il solo fatto che di per sé sono buone, senza sperare di ricavarne alcun risultato, senza aspettarsi immediatamente qualcosa in cambio. Chi non vive la gratuità fraterna fa della propria esistenza un commercio affannoso, sempre misurando quello che dà e quello che riceve in cambio. Dio, invece, dà gratis, fino al punto che aiuta persino quelli che non sono fedeli, e «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni» (Mt 5,45). Per questo Gesù raccomanda: «Mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto» (Mt 6,3-4). Abbiamo ricevuto la vita gratis, non abbiamo pagato per essa. Dunque tutti possiamo dare senza aspettare qualcosa, fare il bene senza pretendere altrettanto dalla persona che aiutiamo. È quello che Gesù diceva ai suoi discepoli: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8).

+ Angelo, Arcivescovo