Celebrazione di fine d’anno e giornata mondiale della pace

Nella celebrazione eucaristica di fine d’anno in cattedrale, a cui ha fatto seguito l’inno del Te Deum, l’Arivescovo ha invitato a ringraziare Dio per  tutti i benefici ricevuti durante l’anno. Di fronte alla pandemia, -ha detto- tutti abbiamo provato smarrimento e paura. La risposta alla paura umanamente ci porta ad avere coraggio, ma c’è una risposta della fede. Gesù ci dice: “Non temete, non abbiate paura, non abbiate timore” . Gesù si oppone alla paura con il coraggio della fede. Nelle notti di tempesta il Maestro chiede: ”Perchè avete paura, non avete ancora fede?”. Dio non dice che non moriremo, ma che nessuno muore fuori dalle mani di Dio. Ci soccorre una buona notizia: voi valete più di molti passeri, voi avete il nido nelle mani di Dio. Voi valete. Non abbiate paura. Dalle mani di Dio ogni giorno spicchiamo il volo! Nelle sue mani il nostro volo terminerà ogni volta; perché là dove tu credevi di finire, proprio là inizia il Signore. Ringraziamo il buon Dio e chiediamo per il nuovo anno, sotto la protezione della Santa Madre di Dio, il dono della pace.

Il primo dell’anno, celebrando nella concattedrale di Osimo e nella cattedrale di S. Ciriaco, ha rimarcato le parole del messaggio di Papa Francesco per la 54^ giornata della pace: “La cultura della cura come percorso di pace”, evidenziando i quattro principi della grammatica della cura. Una volta libera dalle persecuzioni, la Chiesa attuò la «charitas christiana» istituendo o suscitando «ospedali, ricoveri per i poveri, orfanotrofi e brefotrofi, ospizi, esempi di carità operosa di tanti testimoni luminosi della fede». La dottrina sociale della Chiesa offre a tutti la «grammatica della cura» in quattro principi: «Promozione della dignità di ogni persona; solidarietà con poveri e indifesi; sollecitudine per il bene comune; salvaguardia del creato». Promozione della dignità e dei diritti della persona, concetto nato e maturato nel Cristianesimo. Persona «dice relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione, la dignità unica e inviolabile e non lo sfruttamento. E ogni persona è creata per vivere insieme nella famiglia, nella società dove tutti i membri sono uguali in dignità». Una dignità con diritti e doveri. Solidarietà con poveri e indifesi: contro un’ecologia a senso unico, Papa Francesco riafferma: «La cura della Terra, casa comune, non può essere autentica se non si accompagna alla tenerezza per gli esseri umani». Di fronte all’acuirsi delle disuguaglianze, invita «a imprimere alla globalizzazione una rotta comune, veramente umana» – come asserisce nella «Fratelli tutti» – sollevando quanti soffrono «da povertà, malattia, schiavitù, discriminazioni, conflitti». Diventa fondamentale allora “un processo educativo” alla cultura della cura, che nasca nella famiglia, “dove s’impara a vivere in relazione e nel rispetto reciproco”, e si sviluppi nella scuola e l’università, e attraverso la comunicazione sociale. Soggetti che sono chiamati a sostenere “un sistema di valori fondato sul riconoscimento della dignità di ogni persona, di ogni comunità linguistica, etnica e religiosa, di ogni popolo e dei diritti fondamentali che ne derivano”. Il Papa conclude il suo messaggio sottolineando che non può esserci pace “senza la cultura della cura”. Un impegno comune a “proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti”, ad interessarsi, “alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca”.