Ritiro del clero con don Giuliano Savina

Don Giuliano Savina

Giovedì 21 gennaio si è tenuto online il ritiro del clero con don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio Nazionale Ecumenismo e Dialogo interreligioso, che è intervenuto sul tema “Il mistero di una cristiana comunità ospitale. La dimensione ebraica e cristiana della catechesi cattolica”. Dopo i saluti del vicario generale don Carlo Carbonetti e del direttore del’Ufficio diocesano ecumenico don Valter Pierini, l’Arcivescovo Angelo Spina ha iniziato l’incontro con una preghiera e ha ringraziato don Giuliano Savina per la sua presenza. «Stiamo vivendo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani con alcuni appuntamenti online – ha detto l’Arcivescovo – mentre l’evento organizzato per la XXXII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei è stato purtroppo rinviato a causa del covid. La comunità ebraica di Ancona è tra le più antiche d’Italia ed è importante vivere l’amicizia e il dialogo».

Partendo dal suo vissuto e dalla sua esperienza di parroco in diverse chiese della periferia di Milano, don Giuliano Savina ha condiviso alcune riflessioni con i sacerdoti dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo. «Ho vissuto contesti multietnici e  multiculturali – ha detto – e ciò ha generato in me una riflessione teologica. Questi contesti della periferia di Milano rispecchiano il contesto italiano. C’è qualcosa di nuovo che sta accadendo che provoca il nostro vissuto e il nostro modo di riflettere e di credere. Quello che andremo a dire sarà il tentativo di riflessione su di un vissuto che rivela una vera e propria digressione di una deformazione trasfigurante. Ora, normalmente, quando si usa questo termine si evidenzia l’aspetto negativo, ma la ragione nostra vuole prestare attenzione a quella dimensione della deformazione (es. la donna gravida, vive un’attesa che porta una novità, chiede un cambiamento) che (de)scrive/(di)segna/(ri)vela un’azione di prossimità verso qualcosa di nuovo/di altro che, se ospitato, ha una forza trasfigurante per la vita/il sistema/la struttura stessa di una Comunità. Bisogna lasciarsi interrogare da queste nuove realtà, dai contesti che viviamo, per capire cosa il Signore chiede a questa Chiesa». Savina ha quindi chiesto ai sacerdoti: «Noi sappiamo leggerlo questo tempo? È una domanda che richiede responsabilità, studio e competenza. La catechesi va inevitabilmente ad incidere su questo processo storico che sta condizionando la nostra esistenza».

Il direttore dell’Ufficio Nazionale Ecumenismo ha poi preso un’icona biblica di riferimento, «intesa come chiave ermeneutica di un processo di recezione ancora aperto. Prendiamo Atti 15 che, insieme ad altri testi, evidenzia un locus eziologico dove la genuina forma ecclesiae, cioè la forma originaria della Chiesa, ha dovuto fare i conti con elementi di novità che hanno innescato/innestato un processo ermeneutico di autoconoscenza/autointelligenza della comunità dei credenti, composta sia da ebrei (gerosolimitani ed ellenisti) che dai gentili, grazie al mistero dell’intelligenza delle Scritture capace di aprire le menti e i cuori su Gesù Cristo Messia Signore morto e risorto». Inoltre Savina ha sottolineato che «l’autointelligenza che la Chiesa del Vaticano II ha maturato e ha fatto conoscere a tutta l’oikoumene implica il superamento di una cattolicità confessionale delimitante. Di fatto il superamento si è espresso prontamente nella formulazione dei principi cattolici dell’ecumenismo; ma l’esame della ricaduta nel vissuto ecclesiale di ciò che è stato scritto sui tavoli del dialogo ecumenico, rivela una recezione faticosa e complessa della Traditio». Tra le domande di riflessione poste ai sacerdoti, ha chiesto: «L’ecumenismo e il dialogo interreligioso come interagiscono nell’azione pastorale diocesana e non solo? È possibile oggi una pastorale confessionale ecumenica e interreligiosa che metta le Comunità cristiane nella condizione non solo di vivere in un tessuto sociale multietnico e multireligioso con tolleranza, ma di cogliere questa situazione come una opportunità per essere protagoniste del futuro che avviene nella storia?».

Alla riflessione, è seguita la visione di due video, uno dei quali sulla visita di alcuni bambini con i genitori nella sinagoga di Casale Monferrato. «L’esperienza di abitare i tempi liturgici lì dove le chiese cristiane vivono e si riconoscono nell’unico Signore morto e risorto per la nostra salvezza (dalla divina liturgia al culto con cena), – ha detto Savina – permette di porre domande sulla propria confessione cristiana con una freschezza unica, diradando il sospetto pregiudiziale ed imparando ad ascoltare l’altro per come si conosce nel Signore e per come crede in Lui. Le Comunità cristiane, poi, che vivono nello stesso territorio imparano a costruire amicizie (fiducia, stima, accoglienza, solidarietà, attenzioni, prendersi cura delle fragilità con esperienze concrete di carità vissute insieme nella solidarietà) che si estendono nelle scuole e nei contesti civili e sociali del territorio».

«La proposta di formazione catechetica coinvolge la Comunità Cristiana (dal Consiglio Pastorale, alla commissione caritas e non ultima quella degli affari economici), – ha continuato Savina – incoraggiando proposte formative dove i principi cattolici dell’ecumenismo (UR2-4) permettono, sia come contenuto che come metodo, ai membri della Comunità cristiana di interrogarsi sulla vocazione ecclesiale: la Chiesa, infatti, è chiamata anzitutto a ripensare in profondità la dimensione ecumenica della sua quotidiana proposta di vita cristiana. Ospitare questo processo formativo sollecita la comunità adulta nel lasciarsi coinvolgere per riformare secondo uno stile ecumenico ed interreligioso il vissuto stesso della comunità, rendendosi, così, gravida di novità, che possono diventare quotidianità. Il progetto pastorale declina nel programma pastorale annuale proposte che animano il vissuto quotidiano della Comunità: tempi ed eventi dove la dimensione ecumenica ed interreligiosa ne diventa un metodo pastorale efficace: proposte post settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (gennaio e febbraio), venerdì quaresimali, vespri musicali ecumenici e interreligiosi, salvaguardia e cura del creato (settembre e gennaio), viaggi biblici ed ecumenici». L’incontro è terminato con la recita dell’Angelus.

 

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