Ritiro del Clero

15 luglio 2021

I sacerdoti, i diaconi, i religiosi e i seminaristi si sono incontrati per vivere una giornata di fraternità presso la Casa Sacerdotale-Centro Pastorale Diocesano. Il primo momento è stato quello dell’adorazione eucaristica, della celebrazione dell’ora media e l’ascolto della meditazione proposta dall’Arcivescovo (il testo integrale è al fondo dell’articolo). Nel Salone “Card. Menichelli” è seguito il secondo momento in cui l’Arcivescovo ha ricordato mons. Franco Festorazzi, tornato alla casa del Padre e don Mario Serafini, per loro ha invitato i presbiteri a elevare al Signore, ricco di misericordia, preghiere di suffragio. Un particolare ricordo è stato quello riservato ai sacerdoti anziani e ammalati

Ha comunicato che per il decennale del Congresso Eucaristico Nazionale che si tenne ad Ancona sono in programma diversi eventi:

3 settembre con i laici del Comitato organizzatore verrà proposto un incontro a livello culturale ad Ancona: (se pensiamo alla situazione del mondo del lavoro e dei cantieri navali di allora).

4 settembre ore 21 ordinazione sacerdotale di Lorenzo Rossini cattedrale san Ciriaco

5 settembre festa del mare

10 settembre ore 21 in ricordo del tenore Corelli (100 anni dalla nascita), rassegna dei Cori delle Marche in Cattedrale

11 settembre 10° anniversario del Congresso eucaristico nazionale ore 18.00 S. Messa in Cattedrale presieduta dal Card. Edoardo Menichelli

12 settembre sera incontro interreligioso (ebrei, musulmani, cattolici) promosso dalla Università della pace.

Nei giorni precedenti l’11 settembre ogni parrocchia, o parrocchie che si mettono insieme, promuovano l’adorazione eucaristica, la catechesi. Verrà inviato un sussidio che tenga presente principalmente tre ambiti: giovani (Eucaristia forza nel cammino per non lasciarsi rubare la speranza), famiglia (Eucaristia sacramento di comunione e di unità), anziani e ammalati (Eucaristia fonte di consolazione).

Tra pochi giorni, il 20 luglio, si riuniranno i direttori degli uffici pastorali e sicuramente verranno fuori proposte soprattutto per quanto riguarda l’ufficio liturgico, la pastorale giovanile e quella della famiglia.

Altre iniziative verranno promosse nel mese di ottobre per P. Bernardino Picicnelli.

1° ottobre nella ricorrenza dell’anniversario della morte di Padre Bernardino Piccinelli ci sarà una solenne celebrazione in cattedrale alle ore 18 durante la quale verrà data lettura del decreto ufficiale della Congregazione per le cause dei santi.

Il giorno 8 ottobre, in accordo con il Comune presso la Mole Vanvitelliana si terrà un incontro cittadino essendo stato P. Bernardino insignito della medaglia d’oro al valore civile per il suo impegno a favore della città.

Durante l’incontro è intervenuto don Luca, economo diocesano, che ha riferito sul terzo contributo Covid giunto dalla CEI e ha spiegato i criteri di ripartizione. Ha distribuito ai presenti il foglio su cui ognuno ha messo la firma per accettazione dell’importo a favore della parrocchia o la rinuncia per aiutare parrocchie che sono in difficoltà. Agli assenti verrà inviata una lettera a cui si deve rispondere entro il 31 luglio e non oltre altrimenti non si riceve il contributo. Don Luca ha letto parte del testamento di don Mario Serafini. Ha poi illustrato i lavori da fare nella cattedrale di S. Ciriaco a seguito del sisma del 2016 e quelli per l’adeguamento liturgico del presbiterio.

Il seminarista Giuseppe Luigi Reia ha comunicato ai presenti la sua intenzione di essere ordinato diacono nella metà del mese di settembre.

Don Carlo Carbonetti, vicario generale, ha riferito dell’incontro avuto con i Religiosi presenti in diocesi alcuni giorni fa, evidenziando alcuni interventi e la positività della loro azione in diocesi.

L’Arcivescovo ha ripreso il tema della distribuzione dell’Eucaristia ricordando che in questo periodo di Covid la Comunione va data sulla mano. A nessun fedele è permesso comunicarsi da solo prendendo l’ostia dalla pisside. Per le persone celiache è bene tenere le ostie già consacrate nel tabernacolo. Al momento della comunione un accolito o ministro straordinario dell’eucarestia distribuisce la comunione solo alle perone celiache.

L’Arcivescovo ha poi parlato della conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa. La rapidità dei cambiamenti, l’avvicendarsi dei modelli culturali, la facilità degli spostamenti e la velocità della comunicazione stanno trasformando la percezione dello spazio e del tempo.

La missione a cui è chiamata la parrocchia, in quanto centro propulsore dell’evangelizzazione, riguarda dunque tutto il Popolo di Dio nelle sue diverse componenti: presbiteri, diaconi, consacrati e fedeli laici, ciascuno secondo il proprio carisma e secondo le responsabilità che gli corrispondono. Il cammino già intrapreso di mettere insieme due parrocchie sotto un unico parroco, con l’aiuto di un viceparroco non è cosa facile. E’ necessario un cambiamento di mentalità. Il passaggio dalla centralità del presbitero alla centralità della parrocchia richiede tempo e formazione. Il cammino da fare senza attendere è quello di coinvolgere sempre più i laici ad essere corresponsabili, per questo ha invitato i presenti a coinvolgere le persone a frequentare l’Istituto Superiore di Scienze Religiose; la Scuola diocesana di Teologia per laici. Gli Uffici pastorali diocesani per la formazione specifica di settore.

Ha illustrato brevemente i motu proprio Spiritus Domini e Antiquum Ministerium. Ha invitato a discernere la vocazione al diaconato di persone delle  parrocchie e a non avere paura a volte della giovane età. Si è soffermato brevemente anche sul nuovo Direttorio per la Catechesi rinviando al 2 settembre, giorno del prossimo ritiro, di dare linee più chiare e definite per il futuro.

L’incontro di è concluso con il pranzo comunitario.

 

Meditazione di Mons. Angelo Spina al Ritiro del Clero del 15 luglio 2021.

“Se il Signore non costruisce la casa, invano lavorano i costruttori”

Queste parole del salmo 126 mostrano chiaramente che senza il Signore, invano si cerca di erigere una casa stabile, di edificare una città sicura, di far fruttificare la propria fatica (cfr Sal 126,1-2). Col Signore, invece, si ha prosperità e fecondità, una famiglia ricca di figli e serena, una città ben munita e difesa, libera da incubi e insicurezze (cfr vv. 3-5).

Senza le giuste priorità, vana è la nostra fatica. Se Dio non benedice i nostri sforzi, se Lui non è parte integrante di quello che facciamo, il nostro agire frenetico non porta alcun risultato. La vita senza Dio è come una fotografia che perde i suoi colori. La fiducia in noi stessi sfocia sempre nella delusione, l’abbandono fiducioso in Dio dà uno scopo e un senso alla vita. Il Salmo 126 ci insegna come disporre correttamente le priorità nella nostra vita e ci insegna anche a pregare fiduciosamente per le responsabilità che abbiamo.

Dai tempi del romanzato don Camillo a quelli del televisivo don Matteo, conciliare i ritmi frenetici della parrocchia con la vita interiore è impresa quotidiana del sacerdote. La pandemia, poi, ha messo a dura prova questo esigente equilibrio come un “test-stress”. Si è visto marcatamente come i tempi del prete sono tra dono e limite. Si è colto che dovremmo essere meno manager della pastorale e più registi di relazioni responsabilizzanti. Non cadere nel rischio di cedere a voler coprire anche necessità non essenziali, a non moltiplicare la dimensione funzionale che potrebbe ingolfare la vita e lasciarsi aiutare dagli altri, in fondo anche il buon samaritano si lascia aiutare dagli altri, affida il malcapitato all’albergatore. Ci rendiamo sempre più conto che è necessaria una conversione dalla centralità del prete alla centralità della comunità. Questo potrebbe aiutare a riscoprire alcune virtù come la lungimiranza, proiettata al futuro ma non disincarnata; la pazienza, con i tempi lunghi dell’ascolto; la parsimonia, senza ansia di prestazione e la castità intesa come una gestione equilibrata degli affetti, affezionarsi ma senza attaccarsi alla parrocchia.

Il salmo 126 ci invita a mettere ordine nella nostra vita, a partire “dalle primizie”, dalle prime ore del mattino con il riferimento costante all’Eucaristia, all’ascolto della Parola di Dio, all’abbandono fiducioso del proprio tempo e del proprio servizio nelle mani di Dio. Questo contro i rischi di una frantumazione della nostra vita divisa tra le mille cose da fare, per non diventare uno specchio rotto sotto il sovraccarico degli impegni. Tra le primizie mettiamo l’Ascolto assiduo della Parola di Dio.

Nella Esortazione Apostolica Verbum Domini al n. 3 leggiamo:<< la Chiesa si fonda sulla Parola di Dio, nasce e vive di essa. Lungo tutti i secoli della sua storia, il Popolo di Dio ha sempre trovato in essa la sua forza e la comunità ecclesiale cresce anche oggi nell’ascolto, nella celebrazione e nello studio della Parola di Dio>>.

Partecipando ai funerali di monsignor Franco Festorazzi a Como, il 26 giugno 2021, ho ascoltato con attenzione l’omelia dell’arcivescovo di Milano, Mario Enrico Delpini sugli “uomini della Parola” che può proiettare luce su ciascuno di noi, sul nostro presbiterio.

Gli uomini della Parola

Ci sono gli uomini della Parola. Hanno ricevuto un dono, una chiamata, forse anche un cruccio, una inquietudine di domande. Forse anche una vocazione ad essere sempre insoddisfatti nell’impresa di tradurre la Parola in parole. Ecco: ci sono gli uomini della Parola.

  1. Gli uomini della parola amano il silenzio.

Gli uomini della Parola aborriscono le chiacchiere, le banalità, il fiato sprecato per ripetere luoghi comuni come fossero sentenze di sapienza.

Gli uomini della Parola amano il silenzio. È un’arte quasi dimenticata quella di amare il silenzio, ma loro, gli uomini della Parola amano il silenzio.

Nel silenzio ascoltano, perché accolgono la voce di Dio, sono convinti che Dio parli per bocca del Figlio e di quelli che il Figlio ha mandato, apostoli, profeti, maestri. Nel silenzio ascoltano, perché hanno rispetto per Dio e per il suo mistero. Infatti non hanno troppa fretta di rivelare “i segreti del re”, perché sanno che devono ascoltare molto.

Gli uomini della Parola amano il silenzio e nel silenzio si lasciano sorprendere dalle confidenze di Gesù. Nel silenzio attendono con amore la manifestazione del Signore. Nel silenzio non si annoiano, perché sono pieni di stupore.

  1. Gli uomini della Parola dicono la verità che viene da Dio.

Diffidano delle parole di moda, distinguono le cose serie dalle favole.

Gli uomini della Parola nel dire la verità sopportano anche le sofferenze. Nel dire la verità non si aspettano applausi, riconoscimenti, notorietà e citazioni: sanno che il Signore prepara la corona di giustizia.

Gli uomini della Parola dicono la verità e la verità che dicono è il Vangelo di Gesù. Non minacciano, non impongono pesi sulle spalle degli uomini, non sanno tutte le risposte e non insegnano una ideologia onnicomprensiva. Portano il Vangelo, portano consolazione, annunciano la salvezza, proclamano la misteriosa, invincibile, paradossale gioia di Dio: beati i poveri, beati i miti, beati i perseguitati…

Nel nostro tempo, come forse in ogni tempo, annunciare la gioia, la gioia del Vangelo è una trasgressione, sembra quasi di cattivo gusto. L’annuncio della gioia incontra scetticismo e indifferenza, se non proprio disprezzo. Ma loro, gli uomini della Parola, quelli che devono dire la verità, che cosa possono fare? Non hanno altro da dire che il Vangelo e la sua gioia.

  1. Gli uomini della Parola vivono nell’incompiuto, conservano la fede.

Gli uomini della parola non hanno già capito tutto, non si sono accomodati nella sicurezza della loro competenza, non sono troppo sicuri di sé.

Proprio perché sono uomini della Parola, riconoscono che ogni parola è solo un ingresso in sconfinati percorsi di rivelazione: perciò camminano nella fede. La Parola è lampada per i loro passi, ma c’è sempre molta strada da fare. Una lunga vita non basta per il compimento. Gli uomini della parola credono nella promessa.

Gli uomini della Parola sospirano il compimento, desiderano vedere Dio così come egli è.

  1. Gli uomini della Parola diventano parola.

Gli uomini della Parola sono quelli che parlando diventano parola, come il ferro immerso nel fuoco diventa fuoco. Gli uomini della Parola parlano, ma non solo con le parole: la loro vita è segnata dalle parole che dicono, come la bocca del profeta porta la cicatrice del carbone ardente che l’ha purificata. Parlano della mitezza diventano miti, parlando dell’umiltà diventano umili, parlando della gioia irradiano gioia.

Viene anche il tempo in cui gli uomini della Parola non parlano più. Eppure sono ancora parola, eppure continuano ad essere messaggio.

Ritornano allora le parole del Salmo: “ Se il Signore non costruisce la casa invano lavorano i costruttori”, lasciamoci possedere dalla Parola del Signore, sorgente di acqua viva, non cerchiamo cisterne screpolate, torniamo a Cristo, Parola di Vita eterna, per ravvivare la nostra vocazione e missione nella Sua Chiesa, per vivere in una Chiesa costruita e fortificata dall’amore di Dio.