Decennale del Congresso Eucaristico: Santa Messa e consegna della lettera pastorale 2021-2022

Nella ricorrenza del decennale del Congresso Eucaristico Nazionale, sabato 11 settembre nella Cattedrale di San Ciriaco il Cardinale Edoardo Menichelli ha presieduto la celebrazione eucaristica, al termine della quale l’Arcivescovo Angelo Spina ha consegnato alla Chiesa di Ancona-Osimo la lettera pastorale 2021-2022, dal titolo: “Li chiamò perché stessero con lui e per mandarli a predicare – Un cammino sinodale”.

Dopo aver ringraziato il Cardinale per aver accolto l’invito a presiedere la Santa Messa, l’Arcivescovo Angelo Spina ha sottolineato che «la celebrazione del decennale del Congresso Eucaristico non è un volgere lo sguardo al passato, ma è guardare avanti con speranza, guidati dal Signore Gesù, realmente presente nell’Eucaristia. Il Santo Padre in questi giorni si reca in Ungheria dove è in corso la celebrazione del Congresso eucaristico internazionale, a ricordarci che l’Eucaristia è il cuore del mondo, è fonte e culmine della nostra vita cristiana, è dall’Eucaristia che nasce la vita nuova perché “cambia i cuori”».

«Questo decennale – ha detto il Cardinale Menichelli, durante l’omelia – è un’occasione per meditare il mistero eucaristico, fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Il tema del congresso “Signore, da chi andremo?” fu scelto perché si avvertiva la necessità di ricentrare la vita su Cristo Signore. Nei tre discorsi di Benedetto XVI (durante la Messa nell’area della Fincantieri, in Cattedrale ai sacerdoti e gli sposi e in piazza del Papa ai fidanzati), il Papa aveva indicato l’Eucarestia come principio di unione caritativa nella vita sociale, nel ministero sacerdotale e sponsale e per la formazione di un amore vero e stabile per i fidanzati.

Oggi c’è un grigiore spirituale diffuso, la cui unica medicina è la Santa Eucaristia, permanenza viva di Cristo Salvatore tra noi e cibo di vita per le anime dei suoi discepoli. Siamo dentro ad un’abitudine celebrativa e precettistica che non dà energia spirituale, di santificazione e testimonianza. Finiamo così a fare più l’inventario delle nostre necessità, che non quello delle nostre obbedienze al desiderio di Cristo. Ricordo ora a me e a voi alcune obbedienze eucaristiche. La prima: “Fate questo in memoria di me”: qui c’è tutta la sacralità del mistero eucaristico, che è affidato alla Chiesa sposa, quindi ai battezzati, ai sacerdoti, alle comunità. Come diceva san Paolo ai Corinzi, bisogna mangiare degnamente il corpo del Signore. Siamo tutti inadeguati al sublime mistero eucaristico, ma come diceva il padre del giovane epilettico a Gesù, anche noi possiamo dire: “Io credo Signore, ma aiuta la mia incredulità”. Sarebbe come dire “Non comprendo, ma accolgo” e per noi sacerdoti “Mi hai scelto, credo”.

La seconda obbedienza eucaristica: nella santa cena Gesù compie il gesto del lavare i piedi. Pietro non vuole e Gesù lo invita ad accogliere quel gesto perché “altrimenti non avrai parte con me”, come per dire “non capirai nulla di me”. Gesù pone due segni: si fa cibo e si fa servo. Questo è lo stile eucaristico che rende beati. Sarete beati dice Gesù se lo metterete in pratica. Questo stile eucaristico non si impara a comandamento, ma vivendolo, incarnandolo. Allora più che discutere sulle modalità dei segni, ognuno è chiamato ad imitare Gesù, cibo e segno. La terza obbedienza eucaristica: “Prese il pane, lo spezzò e lo diede loro”. L’Eucaristia è convito di comunione fraterna e di condivisione solidale. Queste due consegne eucaristiche rischiano di essere condizionate da sottili egoismi e da orientamenti sociali e culturali oggi ampiamente divulgati e purtroppo apprezzati anche da noi battezzati. Occorre, dunque, come disse San Paolo VI nel giugno 1969, capire l’amore che risplende nell’Eucaristia, come fiamma segreta e consumante. Ed ancora nel giugno 1971: occorre capire quale trasformazione di cuori esige la nostra frequenza alla santa comunione. Abbiamo tutti bisogno di essere convertiti dalla potenza eucaristica per essere testimoni e costruttori del suo testamento, datoci in quella santa e salvifica cena».

Al termine della Santa Messa, l’Arcivescovo Angelo Spina ha consegnato alla Chiesa di Ancona-Osimo la lettera pastorale 2021-2022, «in cui annoto che ci è stata consegnata la terza edizione del Messale Romano in italiano che ci aiuta a ricordare che l’Eucaristia è il vertice dell’agire pastorale, lo spazio dell’azione di grazia da cui è generata la vita cristiana, il luogo che offre autenticità all’esistenza di tutti. L’Eucaristia, soprattutto in questo momento di pandemia, così difficile, non può essere lasciata ai margini delle nostre esistenze, ma deve essere rimessa con ancora più forza, al centro della vita dei cristiani. L’Eucaristia non è soltanto il sacramento in cui Cristo si riceve, ma è l’anima del mondo e il fulcro in cui converge tutto l’universo. L’Eucaristia è per la salvezza del mondo e per la vita del mondo (cfr Gv 6,51). Nell’Eucaristia Gesù rimane e riattualizza il suo sacrificio pasquale di morte e risurrezione. Lui è con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo. Da ciascuno di noi, dalla nostra Chiesa diocesana, salga la preghiera: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera” (cfr Gv 24,29). E i discepoli lo riconobbero nello spezzare il pane. Proprio quando riconosciamo lui, il Signore Gesù morto e risorto, realmente presente nell’Eucaristia, diventiamo più premurosi, proteggiamo chi è povero e vulnerabile e siamo sensibili al grido dei nostri fratelli e delle nostre sorelle nel bisogno. L’Eucaristia ci insegna ad agire con integrità e a rifiutare l’ingiustizia e la corruzione che avvelenano le radici della nostra società, uniti a Cristo ci fa sentire tutti fratelli e sorelle per un nuovo umanesimo, per la civiltà dell’amore».

 

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