“Racconti sotto le stelle”: incontro ad Osimo sul gemellaggio tra le diocesi dell’Alto Solimões e di Ancona-Osimo

Il gemellaggio dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo con la Diocesi dell’Alto Solimões (Amazzonia) è stato al centro del secondo incontro della rassegna estiva “Racconti sotto le stelle”, organizzata dalla Caritas e dall’Ufficio missionario diocesani. Venerdì 17 giugno, nel chiostro della Basilica di San Giuseppe da Copertino ad Osimo, Mons. Angelo Spina, Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, e Mons. Adolfo Zon Pereira, Vescovo della diocesi dell’Alto Solimoes, hanno raccontato la ricchezza e le criticità dell’Amazzonia e i frutti del gemellaggio, nato tre anni fa. Da ottobre 2019 le due diocesi infatti camminano insieme in ascolto della Parola del Signore, con la preghiera e la carità.

Dopo l’introduzione musicale a cura dei giovani allievi di Zona Musica, Mons. Adolfo Zon Pereira ha ringraziato l’Arcidiocesi di Ancona-Osimo per il sostegno economico che ha dato la possibilità a tre giovani seminaristi di poter continuare gli studi presso l’lstituto Teologico di Manaus. Una delle preoccupazioni del Vescovo della diocesi dell’Alto Solimoes è infatti proprio la formazione del clero locale e, «grazie al vostro aiuto, i giovani seminaristi stanno continuando gli studi». Ogni anno, nel periodo di Avvento, la Caritas di Ancona-Osimo organizza “Natale di Fraternità” e la raccolta fondi è stata destinata proprio per aiutare i giovani seminaristi. Nel corso della serata, Mons. Angelo Spina ha sottolineato che «gemellaggio non è semplicemente dare un aiuto economico, ma significa incontro, conoscenza, preghiera reciproca e scambi spirituali perché l’umanità ha una ricchezza enorme. È importante conoscere le tradizioni e le culture di popoli diversi e ai giovani seminaristi di Ancona proporremo a gennaio un viaggio nella diocesi dell’Amazzonia».

Mons. Adolfo Zon Pereira ha anche raccontato che «40 anni fa era uno dei novizi a Posatora dai padri missionari Saveriani» e che «nella missione ho trovato la mia piena realizzazione». Ha così presentato la sua diocesi che si trova nella triplice frontiera tra Brasile, Colombia, Perù e ha una grande estensione, 131mila chilometri quadrati. Il territorio è «molto esteso e pochi sono i sacerdoti, tra cui alcuni padri Missionari Saveriani e un marchigiano, padre Alberto Panichella di Macerata. Le sfide che dobbiamo affrontare sono diverse, a partire dalle grandi distanze, le comunicazioni sono per il fiume e sono difficili. In più ci sono le sfide sociali, come il traffico di droga, la tratta delle donne, la violenza e lo sfruttamento delle persone». Il vescovo della Diocesi dell’Alto Solimões ha anche parlato dell’importanza dell’accoglienza, perché «ci sono diversi popoli indigeni e 23 religioni diverse. Come ha detto il Papa nell’esortazione apostolica postsinodale “Querida Amazonia”, l’Amazzonia è un mistero, a cui avvicinarsi con la contemplazione. Il Sinodo per l’Amazzonia era per la Chiesa intera e il Papa ha indicato quattro sogni, tra cui il sogno di una vita sociale oltre l’ingiustizia e i crimini, con la Chiesa al fianco degli oppressi, e il sogno della ricchezza culturale dove l’altro non è un nemico. La propria identità culturale si approfondisce e si arricchisce nel dialogo con realtà differenti e il modo autentico di conservarla non è l’isolamento. Anche Ancona ha tanti popoli con religioni diverse, accoglieteli e fate un cammino insieme. Il Papa ha parlato anche del sogno ecologico invitando ognuno a prendersi cura della terra, nostra casa comune, e ad unire cura dell’ambiente e cura delle persone. E infine ha parlato del sogno ecclesiale che è quello sinodale. Il Papa invita a sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico, attraverso un grande annuncio missionario». In Querida Amazonia, il Santo Padre sottolinea anche il «protagonismo dei laici» che devono assumere «responsabilità importanti».

Anche l’Arcivescovo Angelo Spina ha sottolineato l’importanza della «corresponsabilità» nel cammino sinodale che la Chiesa sta facendo. «Abbiamo 72 parrocchie nella nostra diocesi – ha detto – e la metà dei sacerdoti è anziana. Tra qualche anno non ci sarà più un sacerdote in ogni parrocchia, ma i preti saranno chiamati a guidare più comunità insieme. Dal viaggio in Amazzonia possiamo imparare molto perché la Diocesi dell’Alto Solimoes ha pochi sacerdoti e un territorio molto esteso. Ecco perché è importante che i seminaristi facciano un’esperienza di missione in quella terra e, in seguito, anche i laici potranno partire e conoscere la diocesi dell’Amazzonia». L’Arcivescovo ha anche spiegato che «nella nostra diocesi ci sono 101 etnie diverse e tante religioni. Dobbiamo imparare ad accogliere queste persone, per essere fratelli. L’Amazzonia ci aiuta ad aprire la mente e i cuori. Con il gemellaggio ci si arricchisce a vicenda. Non è bene camminare da soli, è bello crescere insieme, incontrarsi, dialogare e condividere. Non bisogna chiudersi, ma avere una visione aperta, accogliente e dinamica».

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