Festa diocesana della famiglia al parco degli Ulivi con i fidanzati e le coppie di sposi

Un’occasione di incontro, condivisione e gioia profonda è stata la festa diocesana della famiglia, organizzata domenica 26 giugno nel parco degli Ulivi a Collemarino, in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie tenutosi a Roma con Papa Francesco nell’ultima settimana di giugno. L’appuntamento, sul tema “L’amore familiare: vocazione e via di santità”, ha permesso alle coppie di sposi di approfondire la loro vocazione al matrimonio e di incontrare altre famiglie. Da tempo infatti, a causa del covid, non si viveva un momento speciale in cui riunirsi, accogliersi reciprocamente e vivere insieme alcune ore di condivisione e festa. Grazie all’ufficio diocesano per la Pastorale della famiglia, diretto da Alessio Marconi e Federica Fava con don Davide Duca, tante famiglie hanno dunque vissuto una giornata insieme, tra testimonianze, ascolto, animazione e preghiera.

Il primo incontro è stato quello con i fidanzati nella parrocchia San Pio X a Collemarino. Per spiegare l’importanza del sacramento del matrimonio cristiano, Mons. Angelo Spina ha fatto l’esempio dei cinque confetti nella bomboniera del matrimonio. «Il primo confetto è quello dell’incontro tra l’uomo e la donna, – ha detto – mentre il secondo confetto è quello della fiducia tra i due, senti che puoi fidarti dell’altro. Il terzo confetto è l’eros e, quindi, la passione. Questa forza è caotica e incerta e ha bisogno della “grazia di agape”. Ecco allora il quarto confetto: il passaggio da un legame iniziale ad un legame stabile. Non si vuole più vivere di provvisorietà, si cerca la stabilità. La definitività però la dona solo il quinto confetto: il sacramento del matrimonio cristiano». Scherzando e parlando con i fidanzati, ha anche spiegato che «la parola sposo significa promessa. Il tuo fidanzato/a è unico e insostituibile ed è la tua promessa. Il vostro amore non potete poggiarlo sul confetto dell’eros, sulle vostre parole e sulle vostre forze, ma dove poggiarlo sull’amore di Dio che dà definitività al vostro legame. Dio c’entra con il matrimonio, perché sta al centro di esso con il sacramento, e dona la grazia di amare l’altro per sempre. Sì, perché dove si fermano le vostre forze e non siete capaci, viene a voi incontro un Amore grande: Gesù Crocifisso è l’Amore che invita ad amare come ama Lui. Gesù è l’amore vero ed è fedele. Se ti sposi con Gesù Cristo che ti è fedele, anche tu saprai essere fedele e l’amore sarà indissolubile, durerà per sempre». L’Arcivescovo ha poi spiegato i tre significati della mandorla, presente nella Bibbia: fecondità, fedeltà e tenerezza che non devono mai mancare in un matrimonio, così come non devono mancare le tre parole indicate da Papa Francesco, ovvero permesso, grazie e scusa.

La festa diocesana della famiglia è poi proseguita al parco degli Ulivi, con testimonianze per le coppie e giochi per i bambini. Dopo il saluto iniziale dell’Arcivescovo, le famiglie si sono divise in tre gruppi e hanno ascoltato le testimonianze di tre coppie che hanno raccontato ciò che il Signore ha compiuto nella loro vita e come li ha aiutati ad affrontare difficoltà e crisi. Le famiglie si sono poi riunite tutte insieme e hanno condiviso quanto ascoltato. Al termine dell’incontro, le coppie di sposi con i loro figli hanno cenato insieme, dopodiché è iniziata la Santa Messa, durante la quale l’Arcivescovo ha ringraziato il Signore per il dono della famiglia. «All’inizio  della creazione – ha detto – Dio ha creato l’uomo e la donna e gli ha affidato il dono dell’amore e il compito di generare. Quando il figlio di Dio si è fatto uomo, è nato e cresciuto in una famiglia, con Maria e Giuseppe che gli ha fatto da padre. La famiglia è nata dunque a Nazareth con Gesù che chiama ad una vita insieme. Come leggiamo nella parola di Dio, il marito e la moglie uniti in matrimonio non sono più due, ma una sola carne, e San Paolo ci ricorda che “questo mistero è grande, in riferimento a Cristo e alla Chiesa”. Facendo poi riferimento alle letture e al Vangelo ascoltati, ha sottolineato che «parlano di vocazione. Quella di Eliseo, ma anche quella di Gesù che, a volte, è difficile. Come abbiamo letto, Gesù va a Gerusalemme e viene rifiutato dai Samaritani, non viene accolto. Ogni vocazione è dono di Do, ma incontra le difficoltà nel cammino. La seconda lettura ci ha poi parlato della libertà. Siamo veramente liberi, quando Dio ci libera dal peccato e ci dona il Suo Amore. Se abbiamo ricevuto questa liberazione interiore, ciò che è all’esterno non ci imprigiona».

Durante l’omelia, guardando le coppie di sposi con i loro figli, l’Arcivescovo ha sottolineato che «vedere voi famiglie, oggi, significa gioire perché avete ricevuto una vocazione all’amore, al matrimonio, alla famiglia e a generare i figli. Senza famiglia non c’è futuro perché è il luogo dove si cresce insieme e dove viene affermato il noi, non l’io». Mons. Angelo Spina ha anche ricordato i momenti difficili, le incomprensioni e le ansie che vivono a volte le famiglie, ma «il Signore è sempre presente e la forza della fede vi fa guardare avanti con fiducia. La vostra è una vocazione alla santità. Si diventa santi in famiglia, superando le crisi, non facendo cose nuove, ma facendo nuove le cose di ogni giorno con amore, abnegazione e dedizione, perché Cristo crocifisso e risorto è con voi. Come è bello in famiglia ogni giorno aiutarsi l’un l’altro, asciugarsi le lacrime, dare un parola di conforto e sostegno, guardare avanti con fiducia». Da qui l’invito alla testimonianza, «nel mondo che vive tante illusioni, è chiuso nell’egoismo e nell’individualismo e ha bisogno della vostra luce. Le famiglie sono come piccole stelle nel buio della notte che donano luce e speranza». Al termine della Messa, l’Arcivescovo ha benedetto i bambini e ha dato il mandato agli sposi e alle famiglie, esortandoli a «vivere la missione che Gesù vi ha affidato. Annunciate nel nostro tempo il Vangelo dell’amore, del matrimonio, della famiglia, della vita, perseverando nella preghiera e nello spezzare il pane».

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