Professione solenne perpetua di suor Lucia Inimi nella chiesa di San Biagio

Grande festa per la Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Nostra Signora dei poveri. Domenica 12 marzo, nella chiesa di San Biagio, tantissimi fedeli hanno partecipato alla professione solenne perpetua di suor Lucia Inimi, presieduta da Monsignor Jean Pierre Kwambamba, Vescovo della diocesi di Kenge, venuto in Italia per essere vicino alla suora e alla Congregazione che ha la sede principale nella diocesi della Repubblica Democratica del Congo. All’inizio della celebrazione eucaristica, Mons. Angelo Spina ha sottolineato che è «una giornata di festa anche per l’Arcidiocesi di Ancona-Osimo. Da alcuni mesi la madre superiora suor Marie Madeleine e altre sorelle della Congregazione prestano servizio nella chiesa di san Biagio ad Ancona e si occupano dell’adorazione eucaristica. Oggi qui sperimentiamo che la chiesa è cattolica, cioè universale».

Musica, canti, balli e gli zaghroutah (urla di gioia) hanno animato la Santa Messa e hanno accompagnato il rito della professione. Suor Lucia ha deciso di offrire la sua vita al Signore per sempre e, prima dell’omelia, ha chiesto di essere ammessa alla professione dei voti solenni nella fraternità delle Sorelle Francescane Missionarie di Nostra Signora dei poveri. Monsignor Jean Pierre Kwambamba ha così rivolto alcune parole a suor Lucia e ha spiegato il senso della sua donazione a Dio, nella castità, nella povertà e nell’obbedienza. «I consigli evangelici sono il modo migliore per dire grazie al Signore – ha detto – per quanto hai ricevuto da Lui e per quanto hai fatto con Lui. Non rinunci al matrimonio perché valga meno. L’unione dell’uomo e della donna è stata voluta da Dio ed è un bene. Tu vuoi offrirti totalmente al Signore perché la “castità “per il regno dei cieli” (cfr Mt 19,12), quale viene professata dai religiosi, deve essere apprezzata come un insigne dono della grazia. Essa infatti rende libero in maniera speciale il cuore dell’uomo (cfr 1 Cor 7,32-35), così da accenderlo sempre più di carità verso Dio e verso tutti gli uomini; per conseguenza essa costituisce un segno particolare dei beni celesti, nonché un mezzo efficacissimo offerto ai religiosi per potere generosamente dedicarsi al servizio divino e alle opere di apostolato” (Decreto “Perfectae caritatis”, n.12 ).

Possedere beni materiali è una cosa buona, difatti creando l’universo Dio mette a disposizione dell’uomo tutte le creature, gli chiede di coltivare la terra e di dominarla. Tu hai scelto di vivere la povertà, attraverso la quale “volontariamente abbracciata per mettersi alla sequela di Cristo, si partecipa alla povertà di Cristo, il quale da ricco che era si fece povero per amore nostro, allo scopo di farci ricchi con la sua povertà” (n.13). Dio ha creato l’uomo libero e la libertà è il dono per eccellenza che Dio ha fatto all’uomo. Se ti impegni di vivere l’obbedienza, non è perché non sei in grado di dirigere la tua vita da sola, ma perché «i religiosi con la professione di obbedienza offrono a Dio la completa oblazione della propria volontà come sacrificio di se stessi, e per mezzo di esso in maniera più salda e sicura vengono uniti alla volontà salvifica di Dio” (n.14). Con questa scelta suor Lucia mostri al mondo che solo Dio può riempire profondamente il cuore dell’uomo, come diceva bene Sant’Agostino: “Ci hai creati per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”. Sì, nessuna creatura può essere tutta la nostra vita: né il padre, né la madre, né il marito, né la moglie. Ti invito a fare tua oggi questa esortazione di Papa San Giovanni Paolo II alle persone consacrate: “Guarda al passato con gratitudine, vivi il presente con passione essendo uomini e donne di comunione, presenti con coraggio dove ci sono disparità e tensioni, essendo segni credibili della presenza dello Spirito che infonde passione nei cuori perché tutti siano una cosa sola e abbracciare il futuro con speranza”.

È seguito il rito della professione. Dopo aver risposto alle domande del Vescovo e aver pronunciato “Sì, lo voglio”, suor Lucia si è prostrata a terra e sono state intonate le litanie. La suora, inginocchiata poi davanti a Mons. Jean Pierre Kwambamba, ponendo le sue mani in quelle del Vescovo, ha letto la formula della professione scritta di proprio pugno. Ha poi deposto sull’altare il foglio con la formula di professione e lo ha firmato. Anche suor Madelaine, Mons. Jean Pierre Kwambamba e Mons. Angelo Spina hanno messo la propria firma. Suor Lucia si è poi nuovamente inginocchiata davanti all’altare mentre Mons. Jean Pierre Kwambamba, con le mani stese su di lei, ha pronunciato la solenne preghiera di consacrazione: “Guarda, o Signore, questa nostra sorella che, nella tua provvidenza, hai chiamato alla sequela di Cristo sui passi di san Francesco umile, povera e amante della croce; infondi in lei lo spirito di santità, perché, quello che oggi, per tuo dono, lieta e gioia ha promesso, possa osservarlo con santa operosità fino alla fine”.

Suor Lucia si è poi alzata e il vescovo le ha consegnato l’anello, segno della fedeltà a Cristo crocifisso suo Sposo, e la corona con i fiori, segno della corona di spine che ha toccato e ferito il corpo di Cristo. Con il canto di ringraziamento e le urla di gioia è continuata la celebrazione, al termine della quale suor Lucia ha ringraziato don Alessio Orazi, rettore della chiesa, e tutti i presenti per «la vostra accoglienza e il vostro sostegno», Mons. Angelo Spina «per averci aperto la porta del cuore e della vostra diocesi» e Monsignor Jeans Pierre Nkwambamba «per l’attenzione, i sacrifici e la pazienza. Grazie per essere accanto a noi come padre, pastore e guida».

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