Incontro con don Bruno Bignami: “Una nuova politica per una nuova società”

Profezia, comunità e poveri sono le tre vie da cui ripartire per una nuova politica, secondo don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, intervenuto mercoledì 15 marzo ad Ancona presso la sede della Federazione Marchigiana delle Banche di Credito Cooperativo. Alla presenza di Mons. Angelo Spina, del prefetto Darco Pellos e delle autorità civili e militari, ha parlato di “una nuova politica per una nuova società”. Partendo dalla crisi della politica e dalla disaffezione al voto, ha indicato orientamenti e proposte, facendo riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa e al capitolo 5 dell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, dedicato proprio alla migliore politica.

Paolo Perucci, direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, che ha introdotto l’incontro, ha sottolineato che «se si parla di una nuova politica è perché si sente l’esigenza di un cambiamento e di archiviare o correggere la vecchia e, se la politica è per una nuova società, è perché si ritiene che la classe dirigente politica possa fare molto per migliorare la società. È compito di chi fa politica, chiamata da Paolo VI “la forma più alta della carità”, tradurre in modalità laica gli insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa e dei documenti del Magistero, in particolare delle ultime encicliche di Papa Francesco, partendo dai bisogni della gente, soprattutto di coloro che sono i più deboli della società, gli ultimi, i poveri».

Partendo dalla «cattiva fama della politica» e dal record di disaffezione al voto alle ultime elezioni regionali in Lombardia e in Lazio, don Bruno Bignami ha spiegato i motivi della crisi della politica che «si è allontanata dalla vita delle persone». Ad esempio «i partiti si configurano, già nei simboli, non come uno spazio aperto, ma come una proprietà chiusa. I politici promettono la luna e non mantengono neppure un dibattito pubblico sui bisogni del quartiere in cui risiedono. Allo studio dei problemi viene dedicato meno tempo che ai selfie e al controllo dei sondaggi. Assistiamo allo storpiamento, alla mistificazione e alla falsificazione delle parole». Davanti a questa situazione, don Bruno ha indicato tre parole per ripensare la politica: profezia, comunità e poveri.

«La profezia si alimenta di un sogno condiviso – ha detto – e di uno stile di tenerezza. Serve un disegno: quale Italia vogliamo tra 30-50 anni? Ogni azione deve avere un sogno per il quale chiamare a raccolta tutti i cittadini. È qualcosa di così bello per il quale vale la pena impegnarsi. “I care”, mi interessa, era scritto nella scuola di don Milani a Barbiana. Dobbiamo quindi riconsegnare la politica ai giovani che sognano e hanno immaginazione. In secondo luogo, occorre un rinnovamento in senso comunitario. Il quartiere, il paese, la città sono luoghi dove si verifica la vicinanza o l’abbandono. Prima di ogni riforma istituzionale bisognerebbe mettere mano alla qualità relazionale di un territorio. Papa Francesco lo spiega così: “Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie” (LS 219). La terza attenzione è dedicata ai poveri. Don Primo Mazzolari scriveva ai politici eletti al Parlamento nel 1948: “Siate grandi come la povertà che rappresentate”. Le disuguaglianze sociali in cui vivono molte persone meriterebbero la migliore politica: disoccupati, sottoccupati e precari; giovani che studiano, Neet o in cerca di chance; immigrati sfruttati; lavoratori in nero senza tutele; famiglie che rinunciano a cibo, spese mediche e cultura; abitanti di quartieri degradati e inquinati; territori abbandonati… in chi possono trovare seria rappresentanza?».

Il relatore ha poi citato più volte l’enciclica “Fratelli tutti”, quando il Santo Padre parla del buon samaritano in versione politica (FT 63) e sottolinea l’importanza di «dare il proprio tempo agli altri, per il bene comune. Il Papa critica il populismo e il liberalismo e parla di una spiritualità della fraternità e della carità della politica. Nell’enciclica leggiamo: “Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume  – e questo è squisita carità – il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica” (FT 186). Nel capitolo 5 il Papa mette al centro della sua riflessione il tema di una migliore politica e addita tra le caratteristiche non tanto la determinazione nel decidere, quanto la tenerezza, cioè la capacità di lasciarsi toccare dai problemi, dalla vita delle persone, dai volti: “Cos’è la tenerezza? È l’amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani. In mezzo all’attività politica, i più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno “diritto” di prenderci l’anima e il cuore”» (FT 194).

La conclusione è stata affidata a Mons. Angelo Spina che ha parlato dell’importanza di volgersi verso l’altro. «A volte vogliamo apparire – ha detto – e desideriamo che gli altri vedano ciò che facciamo. C’è una forma di narcisismo. Il buon samaritano invece si è fermato, ha guardato l’uomo incappato nei briganti. Non è passato oltre, si è preso cura di lui e lo ha portato in una locanda, coinvolgendo anche altri. Dobbiamo imparare a guardare l’altro con uno stile nuovo che è quello della fraternità. Volgersi verso l’altro significa costruire insieme il bene comune. Non è la ricerca del proprio bene, non è “ti voglio bene”, ma è “voglio il tuo bene”. E la forma più alta della carità, come diceva Paolo VI, è la politica». Mons. Angelo Spina ha poi ricordato che nell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo «abbiamo celebrato un anno francescano per ricordare gli 800 anni della partenza di San Francesco dal porto di Ancona verso l’Oriente, e sono state approfondite le encicliche “Fratelli tutti” e “Laudato si’”, in cui il Papa parla dell’importanza dell’ecologia integrale. Inoltre abbiamo avviato un laboratorio di formazione sociale su grandi temi. Sono stati organizzati quattro incontri formativi, con lo scopo di coinvolgere i partecipanti e condurli verso una capacità di discernimento dei fenomeni sociali, economici, politici e culturali che toccano la nostra vita e il nostro tempo, per una cittadinanza attiva».

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