Un cammino giubilare con testimonianze di carità, servizio e fede, durante il quale fermarsi, riflettere e ascoltare storie di rinascita. Un tempo speciale per ritrovarsi e rigenerarsi. È quello che hanno vissuto gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Ancona e Osimo che giovedì 5 giugno, in occasione del Giubileo, si sono incamminati con i loro insegnanti dal Centro Caritas di via Podesti, e hanno raggiunto la Cattedrale di San Ciriaco, passando per la chiesa del Gesù. Il direttore dell’Ufficio scolastico diocesano don Lorenzo Tenti li ha invitati a fermarsi e ad ascoltare le testimonianze perché «il Giubileo è un’occasione per la ripresa personale, un invito a ritornare a Dio e a sé stessi. È un tempo di grazia e di rinnovamento».
“Pellegrini di Speranza” sono stati dunque i giovani che hanno vissuto un pellegrinaggio giubilare fermandosi in luoghi significativi della città. Luoghi di incontro e dialogo, di servizio, preghiera e fede. La prima tappa è stata presso il Centro Caritas di via Podesti. Qui il direttore della Caritas diocesana Simone Breccia ha spiegato che «in tutti i luoghi gestiti dalla Caritas, dal centro di ascolto alla mensa dei poveri, si vive l’incontro. Non si distribuiscono solo il cibo e i vestiti, i 400 volontari danno la loro disponibilità per incontrare chi è in difficoltà. Sono luoghi dove si vive la dimensione del dono all’altro, che è il dono di sé. Come recita l’enciclica Fratelli tutti, “L’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro”».
Stefania Papa, assistente sociale della Caritas, ha poi raccontato alcuni incontri che l’hanno cambiata profondamente. «Bisogna farsi toccare dalle persone che incontriamo – ha detto Stefania – e un incontro che porto nel cuore è quello con Domenico, un uomo che quando veniva al Centro di ascolto urlava con tutti. Era sempre arrabbiato e all’inizio lo ignoravo. Un giorno però ho deciso di cambiare il mio atteggiamento, gli ho chiesto di raccontarmi quello che gli era successo, abbiamo fatto una chiacchierata e da lì e cambiato tutto. Avevo accolto la sua rabbia e mi ero messa in gioco. Ho capito che le persone non cambiano da sole, cambiano nel momento in cui incontrano qualcuno in grado di accoglierle e donarsi». Un’altra operatrice della Caritas Arianna Burdo ha invece raccontato la storia di un ragazzo proveniente dal Sudan, rifugiato in Uganda, di quanto la scuola e l’istruzione siano stati importanti per lui, per fuggire da tutti i conflitti che aveva intorno. Un ragazzo che si è impegnato, ha studiato e si è laureato, e ha trovato nello studio la forza per andare avanti.
Gli studenti si sono poi incamminati verso la chiesa del Gesù, dove hanno ascoltato la testimonianza della professoressa Giorgia Coppari, che ha raccontato la sua esperienza nel carcere di Montacuto, dove legge con alcuni detenuti i classici della letteratura, la Divina Commedia, I promessi sposi, Leopardi. «In carcere – ha raccontato – ho toccato con mano la potenza di Dio che arriva dove noi non immaginiamo. Ho visto cambiare radicalmente persone che avevano commesso reati gravi. Ho incontrato ad esempio un ergastolano che aveva commesso un omicidio, che ha fatto un percorso e oggi è una persona nuova, con un cuore nuovo. Da qualche anno è stato trasferito a Padova, ma ogni tanto mi scrive delle lettere». La professoressa ha quindi letto alcune righe delle lettere, scritte dal detenuto: «Oggi nella ristrettezza mi sento più libero di molto tempo fa. La mia libertà parte da dentro e ogni giorno che passa mi libero della mia vecchia vita. Libero anche se prigioniero, per questo oggi riesco a vedere e a godermi la vita differentemente. Dio non ha voluto che affogassi nel mio dolore e nella disperazione e io per quello che posso voglio dare gratitudine a tutto questo. Io sto bene perché quando si assapora questo Amore, non si fa che cercarne sempre di più. Con molta semplicità riesci a capire e a vedere cosa ci serve per stare veramente bene. Quello di cui abbiamo veramente bisogno è Dio, è Lui che ci soddisfa totalmente, che ci dà la forza di riuscire a superare i momenti più bui».
A sorpresa anche l’Arcivescovo ha raggiunto gli studenti nella chiesa del Gesù e ha parlato con loro della libertà. Ricordando la parabola del figliol prodigo, ha sottolineato che «la libertà non è fare ciò che mi piace, non è libertinaggio. La libertà è collegata alla verità e alla responsabilità. La vita è il dono più bello che abbiamo ricevuto e la dobbiamo vivere nella verità e con responsabilità. Ad esempio siamo responsabili della nostra salute e non dobbiamo distruggerla, siamo chiamati a vivere in relazione con gli altri. In fondo il Giubileo è un momento per ripensare la propria vita, togliere le catene di dosso e ricominciare».
I ragazzi hanno poi visitato la mostra sulla Bibbia, allestita nella chiesa, dove ci sono nove bacheche che custodiscono documenti antichi originali, prima di incamminarsi nuovamente per raggiungere la Cattedrale. Qui l’Arcivescovo ha parlato della storia del Duomo di Ancona, della memoria di Santo Stefano, del quadro della Madonna Regina di tutti i santi e dei risultati scientifici della recente ricognizione del corpo di San Ciriaco.
Mons. Angelo Spina ha anche parlato di guerre e di pace e ha chiesto agli studenti: «Cosa è la pace?». C’è chi ha risposto: «Andare d’accordo con tutti, nonostante le differenze». E chi ha detto: «Stare con gli altri che sono diversi da noi per costruire». «Dobbiamo considerarci sempre fratelli e sorelle – ha detto l’Arcivescovo – anche se abbiamo religioni e pensieri diversi. Il sorriso e le lacrime sono comuni a tutti, ecco perché non dobbiamo mai essere l’uno contro l’altro, ma l’uno per l’altro. Questa è la speranza». L’Arcivescovo ha anche parlato della missione di pace e speranza della Chiesa: «Questa Cattedrale è un luogo di pace, perché qui trovi Dio che ti ama. È un luogo di incontro e dialogo, Gesù ti ama così come sei. Tutto quello che abbiamo, a partire dalla nostra vita, è un dono, e siamo chiamati a viverla bene, ad amare gli altri». Mons. Angelo Spina ha quindi invitato gli studenti «ad amare, a fare il bene, ad essere sempre felici e a donare agli altri il loro sorriso che è la bellezza che il mondo si aspetta».
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