Un tempo di grazia, comunione e unità è stato il Giubileo diocesano dedicato ai movimenti e alle associazioni. Un’occasione per ritrovarsi, ascoltare testimonianze di rinascita e lasciarsi raggiungere dalla misericordia di Dio. Domenica 12 ottobre, in cinque chiese del centro di Ancona, gruppi composti da laici, famiglie, consacrati, giovani, anziani, hanno raccontato le loro storie e condiviso alcune esperienze di fede vissute nelle proprie realtà ecclesiali. Un mosaico di esperienze diverse, ma unite da un unico desiderio: essere “pellegrini di speranza” in una Chiesa viva, aperta e in uscita, capace di accogliere e di accompagnare.
Con la ricchezza dei propri carismi, movimenti e associazioni hanno testimoniato il Vangelo incarnato, fatto di gesti, volti e storie concrete: dalla vicinanza ai poveri all’impegno educativo con i ragazzi, dalla difesa del dono della vita alla cura dei malati, dall’ascolto dei giovani alla preghiera comunitaria. In ogni voce, la consapevolezza che la speranza cristiana è una forza concreta che illumina e sostiene il cammino, specialmente nelle prove della vita.
Nella parrocchia del Ss. Crocifisso, Foulard bianchi, Agesci, Salesiani e Anspi hanno organizzato “Mettiamo in gioco la speranza”, con giochi per grandi e bambini, mentre nella parrocchia Ss. Cosma e Damiano Fides Vita e Azione Cattolica hanno proposto alcune testimonianze di rinascita e speranza. Sempre in corso Mazzini, nella chiesa di San Biagio, si è parlato di come “Alimentare la speranza”, con i Focolarini, la comunità Papa Giovanni XXIII e la Mensa del povero che ogni giorno prepara i pasti per tante persone in difficoltà. Nella chiesa Santa Maria della Piazza, CL, Unitalsi e Movimento per la vita hanno condiviso scritti e testimonianze, accompagnati da momenti musicali, mentre nella Cattedrale di San Ciriaco è stata organizzata “Soffi di speranza”, una liturgia penitenziale con l’adorazione eucaristica, animata da Rns, Cammino Neocatecumenale e Rete mondiale di preghiera del Papa.
Dopo questo momento di ascolto e condivisione, i partecipanti si sono incamminati in pellegrinaggio verso la Cattedrale di San Ciriaco, dove si è svolta la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo. Durante l’omelia, ha invitato tutti ad essere testimoni di speranza nel mondo: nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle parrocchie, tra chi vive situazioni di solitudine o difficoltà. Ha parlato della grazia del Giubileo e dell’indulgenza plenaria e ha sottolineato che «la malattia più brutta è quella spirituale. Il peccato procura sofferenze, corrompe e crea ingiustizie. Dio di fronte al male non resta impassibile. Lui è vicino, ma dobbiamo guarire i nostri cuori dalla prepotenza, dall’indifferenza e dall’egoismo. Dio di fronte al peccato dell’uomo non si ferma. Ci ha donato Gesù che si è fatto inchiodare ed è morto per la nostra salvezza. Dalle sue piaghe siamo stati guariti. Guardiamo a Lui che è il volto della misericordia del Padre, per essere guariti e salvati.
L’indulgenza è una grazia, un dono. Il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini, Dio è sempre disponibile al perdono. Ma nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono conseguenza dei nostri peccati. Dio, dunque, perdona i peccati, ma resta in noi “l’impronta negativa”, le conseguenze che i peccati lasciano nei comportamenti e nei pensieri. Con un’immagine potremmo dire che il peccato è come un chiodo nel cuore, la confessione toglie il chiodo e l’indulgenza chiude la ferita. L’ indulgenza che Dio ci dona, raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato. Dio usa misericordia e abilita a “fare misericordia”. Come dice il Salmo 135: “Lodate il Signore perché e buono, perché eterna è la sua misericordia”».
All’offertorio sono stati portati all’altare piantine e fiori di diversi colori, per rappresentare la varietà e la bellezza dei vari carismi. Un segno che ha simboleggiato l’impegno ad essere giardinieri di pace, a partire dalla cura e dalla custodia delle relazioni tra loro, con i ragazzi, le famiglie, i malati, i poveri, e tutti coloro con cui condividono l’esperienza del servizio. Ringraziando la Consulta delle aggregazioni laicali, il coro formato dai rappresentanti dei vari movimenti, e i fedeli presenti, Mons. Angelo Spina li ha invitati a «camminare sempre insieme. Ognuno di voi è un fiore diverso, ma tutti insieme formiamo il giardino di Dio, un’unica bellezza. Non devono esserci divisioni tra voi. Camminate insieme nell’unità, che è dono dello Spirito Santo».
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