Oggi è un giorno di gioia per la nostra Chiesa di Ancona-Osimo. Alle 18.30, nella Cattedrale di San Ciriaco, il seminarista Pietro Casi è stato ordinato diacono per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Mons. Angelo Spina. Attorno a lui si sono raccolti i genitori, i parenti, gli amici, i compagni del Seminario e tanti fedeli della diocesi, uniti nella preghiera e nella gratitudine per questo importante passo nel suo cammino di fede. La celebrazione è stata un invito a riscoprire la bellezza di una vita donata, a servizio della Chiesa e delle persone, nella quotidianità delle relazioni e dell’annuncio del Vangelo.
Dopo un lungo discernimento, Pietro ha detto il suo “sì” al Signore, davanti all’Arcivescovo e a quanti lo hanno accompagnato in questi anni di formazione. Un “sì” che lo impegna a seguire Cristo e, come ha detto Mons. Angelo Spina, ad essere «di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell’altare e della carità, mettendoti a servizio di tutti i fratelli».
Originario di Milano, Pietro ha 28 anni e la sua vocazione è nata frequentando il Movimento Gloriosa Trinità. Dopo la maturità conseguita presso il liceo scientifico, è entrato nel Seminario regionale ad Ancona e in questi anni di formazione ha svolto servizio pastorale nelle parrocchie Ss. Cosma e Damiano, San Francesco alle Scale, SS. Sacramento, San Giovanni Battista e Santa Maria delle Grazie. Come frase per la sua ordinazione diaconale ha scelto un versetto del Prologo del Vangelo di Giovanni “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,4-5) perché «rappresenta ciò che ho vissuto: la luce vince anche le tenebre più fitte e apre sentieri di vita nuova».
Nel corso della celebrazione, l’Arcivescovo ha richiamato il significato profondo del ministero diaconale e lo ha invitato «a stare vicino alla gente, a camminare con gli ultimi, a servire i poveri. Quante povertà ci sono oggi: quella dei “senza tetto spirituale” e dei “senza tetto materiale”. Conserviamo nella cripta delle Lacrime della nostra Basilica Cattedrale il sasso che colpì il diacono Stefano durante la lapidazione, la cosiddetta “Memoria del diacono santo Stefano”, che a Gerusalemme annunciò il Vangelo di Cristo morto e risorto, annunciò la salvezza a coloro che erano senza “tetto spirituale” e per questo annuncio subì il martirio, guardando il cielo aperto».
Mons. Spina ha inoltre ricordato il martire diacono San Lorenzo, simbolo di servizio ai poveri: «Mi ha sempre colpito il fatto che sull’antico tempio pagano della nostra Basilica venne costruita, nel sesto secolo, la chiesa paleocristiana dedicata al diacono San Lorenzo martire che accoglieva i “senza tetto materiale”. Sappiamo la storia di questo martire. L’imperatore chiese che gli venisse consegnato il tesoro della Chiesa. Ma lui anziché le monete portò i malati, gli indigenti e gli emarginati dicendo: “Questo è il tesoro della Chiesa”, quattro giorni dopo venne martirizzato il 10 agosto 258. Sull’esempio dei diaconi scelti dagli Apostoli al ministero della carità, sii pieno di Spirito Santo e di sapienza per essere a servizio del Vangelo e dei poveri, dei “senza tetto spirituale” e dei “senza tetto materiale”».
Alla vigilia della solennità dell’Immacolata, l’Arcivescovo ha anche invitato Pietro «a guardare a Maria, la “serva del Signore”, che rappresenta un modello di piena disponibilità, umiltà e fede. Ha detto il suo “sì” sincero all’azione di Dio e si è fidata della Sua volontà. La sua disponibilità non è passiva, ma una partecipazione consapevole alla storia della salvezza, che la rende modello per ogni credente nell’accogliere la Parola di Dio e nel servizio verso gli altri. Nell’esercizio del tuo ministero lasciati guidare da lei “serva del Signore” e magnifica Dio per le opere che compie nella tua vita e nella Sua Chiesa».
Dopo l’omelia, è iniziata la liturgia dell’ordinazione. Pietro si è prostrato davanti all’altare chiedendo l’intercessione di tutti i santi, invocata con il canto delle litanie. L’Arcivescovo ha quindi imposto le mani su di lui e ha recitato la preghiera di ordinazione: «Ti supplichiamo, o Signore, effondi in lui lo Spirito Santo, che lo fortifichi con i sette doni della tua grazia, perché compia fedelmente l’opera del ministero». Sono seguiti i riti esplicativi: la vestizione degli abiti diaconali e la consegna del libro dei vangeli, con la missione di annunciarlo al mondo. Infine l’abbraccio di pace, l’Arcivescovo ha abbracciato Pietro che ha poi abbracciato i diaconi presenti.
Al termine della celebrazione, Pietro ha ringraziato il Signore, la famiglia e tutti coloro che lo hanno accompagnato in questi anni di formazione. Ha ricordato le preghiere che recitava con i genitori e suo fratello, «per me è stata una vera e propria chiesa domestica, dove ho imparato che c’era qualcuno oltre a noi e questo qualcuno era Gesù», e il movimento Gloriosa Trinità che «mi ha permesso di fare un incontro vivo e autentico con il Signore risorto presente nella Parola, nei sacramenti e in chi avevo accanto». Pietro ha ringraziato anche la comunità del Seminario (il rettore don Claudio, il padre spirituale don Luca, don Francesco, don Giuseppe e la dott.ssa Marzia Rogante), Mons. Angelo Spina per il sostegno e l’accompagnamento, le parrocchie frequentate negli anni di formazione, in particolare quelle del centro di Ancona, «per me sono state un punto di riferimento, anche in periodi non semplici, e una bella scuola di cosa realmente, nel concreto delle cose di tutti i giorni, significa la sequela del Signore nel ministero ordinato».
Un pensiero lo ha anche rivolto ai giovani incontrati in questi anni, in particolare quelli del gruppo giovani della parrocchia Ss. Cosma e Damiano, del gruppo scout AN4 e della Pastorale giovanile: «Ho imparato moltissimo dalle domande, dalle riflessioni, dal modo di condividere e di stare insieme». E ha ricordato la bella opportunità di condividere i pasti nella mensa della Caritas, gli esercizi spirituali vissuti a Bologna presso la casa Villa San Giuseppe, gli amici che lo hanno accompagnato, il coro che ha animato la celebrazione e Giuseppe che lo ha diretto.
Prima della benedizione finale e della festa nel teatrino della parrocchia San Francesco alle Scale, l’Arcivescovo ha annunciato i prossimi impegni di Pietro. Gli ha affidato il servizio nelle parrocchie dell’unità pastorale delle Grazie, San Francesco, Tavernelle e Montacuto. Collaborerà inoltre con la Pastorale giovanile e vocazionale presso Casa Nazareth, insieme a don David, don Jacopo, alla direttrice della Pastorale giovanile Fabiola e alla vicedirettrice Tiziana. Proseguirà gli studi in teologia spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana.
L’omelia integrale di Mons. Angelo Spina: omelia ordinazione diaconale di Pietro Casi
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