Tantissimi fedeli hanno partecipato, domenica 28 dicembre nella Cattedrale di San Ciriaco, alla celebrazione di chiusura dell’Anno Giubilare nell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo. La Santa Messa, presieduta da Mons. Angelo Spina, ha riunito la comunità diocesana che ha ringraziato il Signore per i doni ricevuti e il cammino di fede vissuto insieme durante l’Anno Santo. Come indicato nella Bolla di indizione del Giubileo “La Speranza non delude” di Papa Francesco, ieri si è concluso l’Anno Giubilare nelle Chiese locali; a Roma, invece, la Porta Santa della Basilica di San Pietro verrà chiusa il prossimo 6 gennaio.
L’Arcivescovo ha sottolineato che, per la Chiesa diocesana, questo Anno Santo «è stato un tempo di grazia e di benedizione. Tanti fedeli si sono messi in cammino dalle proprie case e dalle periferie esistenziali, intraprendendo un percorso di fede che ha toccato il profondo del cuore». Numerosi sono stati i pellegrinaggi dalle parrocchie ai luoghi del Giubileo diocesano: la Cattedrale di San Ciriaco ad Ancona, il Santuario di San Giuseppe da Copertino a Osimo, e anche Roma. Tra i momenti più significativi, il pellegrinaggio diocesano del 20 settembre, che ha visto 430 persone raggiungere in treno la Basilica di San Pietro, segno di una Chiesa in cammino, animata dalla speranza.
Mons. Angelo Spina ha ricordato che «è stato un anno di grazia che ci ha permesso di guardarci dentro, confessare i nostri peccati, e di sentire l’abbraccio del Padre che ci ha accolti. Abbiamo colto l’invito ad aprire la porta del nostro cuore per accogliere la misericordia di Dio, il Suo infinito amore che sempre previene, anticipa, che salva ogni persona, anche se appesantita dai propri peccati, per poter essere misericordiosi come Lui che tutti cerca, a tutti va incontro e tutti accoglie. Oggi siamo qui a ringraziare Dio, ricco di misericordia per il perdono e per l’indulgenza. Questo Giubileo ci ha insegnato a vedere non solo con i nostri occhi, ma con gli occhi di Dio, a ricevere e dare perdono, a guardare ogni persona con la sua infinita dignità. Ci ha insegnato a vedere noi stessi e gli altri come Dio ci vede, pieni di grazia, creati a sua immagine e somiglianza. La porta santa che abbiamo attraversato ci ha fatto cogliere che Cristo è la porta della nostra salvezza. Con la sua incarnazione, morte e risurrezione ci ha chiamati a vivere da riconciliati con Dio e con il prossimo.
Gesù morto e risorto è il cuore della nostra fede. Il Giubileo vissuto ci ha fatto cogliere in cosa consiste la speranza cristiana: davanti alla morte, dove tutto sembra finire, si riceve la certezza che, grazie a Cristo, alla sua grazia che ci è stata comunicata nel Battesimo, “la vita non è tolta, ma trasformata”, per sempre. Nel Battesimo, infatti, sepolti insieme con Cristo, riceviamo in Lui risorto il dono di una vita nuova, che abbatte il muro della morte, facendo di essa un passaggio verso l’eternità. Pellegrini di speranza, siamo chiamati ad aprire il nostro cuore ai fratelli con i segni dell’amore, siamo in ogni luogo artigiani della pace sull’esempio della Vergine Maria, la serva del Signore». L’Arcivescovo ha anche ricordato l’attenzione in questo Anno Giubilare per i giovani, con l’apertura di “Casa Nazareth”, in via Astagno 74 (Ancona), centro di pastorale giovanile e vocazionale. Un luogo per la loro crescita umana e spirituale, per il discernimento vocazionale, per accompagnarli nel cammino della vita.

Stauroteca con un frammento della croce di Cristo (cripta dei santi patroni, Cattedrale di San Ciriaco)
Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo ha impartito la benedizione apostolica per l’indulgenza plenaria e ha consegnato la nuova lettera pastorale 2026-2027, dal titolo “La croce di Cristo, nostra unica speranza”. Comincia un tempo nuovo per i fedeli dell’Arcidiocesi, invitati a rivolgere lo sguardo alla Croce di Cristo. Nella lettera, consegnata a una rappresentanza di fedeli (un sacerdote, un diacono, una religiosa, un laico che si sta preparando al diaconato, una famiglia), Mons. Angelo Spina spiega che nel 2026 ricorrono 1700 anni dall’inventio crucis (326-327d.C.), dal ritrovamento della vera Croce di Cristo, come attestano autorevoli storici. Un frammento di quella Croce è conservato nella stauroteca collocata nella cripta dei santi patroni nella Cattedrale di San Ciriaco.
«Sin dall’inizio del mio ministero pastorale in questa Arcidiocesi, – ha spiegato – sono rimasto affascinato dalla figura di san Ciriaco, patrono dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo e della città di Ancona. Secondo le fonti e una consolidata Tradizione, fu lui, dietro richiesta di Elena, madre dell’imperatore Costantino, a indicare dove era la Croce di Cristo. Nel 2018 abbiamo celebrato un convegno internazionale su san Ciriaco che ha fornito dati interessanti. In seguito è stata avviata una nuova ricognizione del corpo del santo, iniziata nel novembre del 2023, che grazie alle moderne strumentazioni tecnologiche ha permesso di stabilire con certezza il periodo in cui è vissuto e ha fornito importanti indicazioni per individuare la sua provenienza geografica, il profilo biologico, l’alimentazione negli ultimi 5-10 anni di vita, le malattie e le fratture. I risultati scientifici, presentati il 30 aprile 2025, concordano sostanzialmente con quanto ricevuto dalla millenaria Tradizione. La vita del santo – che era un ebreo di nome Giuda, che si convertì facendosi battezzare prendendo il nome di Ciriaco (del Signore), e che divenne vescovo di Gerusalemme, subendo poi il martirio sotto l’imperatore Giuliano l’Apostata nel 363 – invita ciascuno di noi a fare un cammino verso la Croce: ritrovarla, abbracciarla e testimoniarla».
L’omelia integrale di Mons. Angelo Spina: Omelia chiusura anno giubilare 28 dicembre 2025
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