Domenica della Divina Misericordia: video e omelia della Messa celebrata dall’Arcivescovo

La Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Angelo Spina domenica 19 aprile, festa della Divina Misericordia, è stata trasmessa in diretta su èTV Marche – canale 12 (realizzazione tecnica a cura di Nonsolovideo Srl). La Messa è stata celebrata alle ore 10.30, in forma privata, nella Cattedrale di san Ciriaco. Pubblichiamo di seguito l’omelia dell’Arcivescovo e il video della Messa.

Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi la Seconda Domenica di Pasqua, denominata anche «della Divina Misericordia». Com’è bella questa realtà della fede per la nostra vita: la misericordia di Dio! Un amore così grande, così profondo quello di Dio verso di noi, un amore che non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida.

Il Vangelo oggi ci presenta Gesù che entra nel cenacolo a porte chiuse, dove gli apostoli, per paura, si sono rifugiati. Li raggiunge, li va a trovare. Essi sono timorosi, rinchiusi. A nulla è servito il tempo, degli insegnamenti, dei miracoli. Essi non hanno capito, anzi, sono fuggiti e si sono vigliaccamente nascosti. Ma Gesù appare loro senza rimproverarli, dona la pace e il suo Spirito di risorto perché possano perdonare i peccati. A loro, peccatori, timorosi, traditori, Gesù affida il compito di perdonare. Abbiamo ascoltato nel Vangelo: «Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Questo dono così unico, particolare e delicato viene posto nelle mani della fragilità di chi, peccatore anch’egli, ha bisogno prima di tutti di perdono.

Nel Vangelo ascoltato, l’apostolo Tommaso fa esperienza proprio della misericordia di Dio, che ha un volto concreto, quello di Gesù, di Gesù Risorto. Tommaso non si fida di ciò che gli dicono gli altri Apostoli: «Abbiamo visto il Signore»; non gli basta la promessa di Gesù, che aveva annunciato: il terzo giorno risorgerò. Vuole vedere, vuole mettere la sua mano nel segno dei chiodi e nel costato. E qual è la reazione di Gesù? La pazienza. Gesù non abbandona il testardo Tommaso nella sua incredulità; gli dona una settimana di tempo, non chiude la porta, attende. E quando Gesù, otto giorni dopo, si rende presente e chiama Tommaso a mettere il dito nelle sue piaghe e la mano nel costato, l’apostolo riconosce la propria povertà, la poca fede, ed esclama: «Mio Signore e mio Dio!»: con questa invocazione semplice ma piena di fede risponde alla pazienza di Gesù. Si lascia avvolgere dalla misericordia divina, la vede davanti a sé, nelle ferite delle mani e dei piedi, nel costato aperto, e ritrova la fiducia: è un uomo nuovo, non più incredulo, ma credente. (cf Omelia Papa Francesco Basilica di San Giovanni in Laterano, II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia, 7 aprile 2013)

Tommaso vuole mettere il dito nelle ferite delle mani, ma quando si accosta vede che quelle ferite sono ferite d’amore, da cui è giunta la salvezza, non sono più piaghe, ma feritoie, finestre che gli aprono gli occhi del cuore, della fede e gli fanno vedere il cielo. L’esperienza di Tommaso a noi dovrebbe insegnare tante cose. Nelle nostre relazioni familiari e con le persone a noi prossime spesso, come si dice, andiamo a mettere il dito sulla piaga per sottolinearne i limiti e i difetti. Dovremmo avere un altro atteggiamento: dove ci sono i difetti, le fragilità, ciò che non ci piace, dovremmo sapere guardare con l’amore e l’amore fa risorgere, cambia i rapporti tra le persone e questo tra marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle, nelle nostre case e con le persone. L’amore non fa guardare altrove, volgere lo sguardo da un’altra parte, ma fa guardare oltre, perché prende la miseria dell’altro e la porta al cuore, per curarla, guarirla, farla risorgere.

Il Vangelo mette in evidenza che Gesù non si ferma di fronte all’incredulità di Tommaso ma gli usa pazienza. La pazienza di Dio deve trovare in noi il coraggio di ritornare a Lui, qualunque errore, qualunque peccato ci sia nella nostra vita. Gesù invita Tommaso a mettere la mano nelle sue piaghe quelle delle mani e dei piedi e nella ferita del costato. Anche noi possiamo entrare nelle piaghe di Gesù, possiamo toccarlo realmente; e questo accade ogni volta che riceviamo con fede i Sacramenti. É proprio nelle ferite di Gesù che noi siamo sicuri, lì si manifesta l’amore immenso del suo cuore. Tommaso lo aveva capito che «Le misericordie del Signore non sono finite» (Lamentazioni 3:22). Questo è importante: avere il coraggio di affidarci alla misericordia di Gesù, di confidare nella sua pazienza, di rifugiarci sempre nelle ferite del suo amore. E se la coscienza mi morde per i molti peccati, dirà qualcuno? Ricordiamo le parole di San Paolo ai Romani: “Dove è abbondato il peccato è sovrabbondata la grazia” (Rm 5,20) . Non avere paura di ritornare da Dio, lui aspetta proprio te, ti chiede solo il coraggio di andare a Lui. Per lui noi non siamo numeri, siamo importanti, anzi siamo quanto di più importante Egli abbia; anche se peccatori, siamo ciò che gli sta più a cuore.

Cari fratelli e sorelle, lasciamoci avvolgere dalla misericordia di Dio; confidiamo nella sua pazienza che sempre ci dà tempo; abbiamo il coraggio di tornare nella sua casa, di dimorare nelle ferite del suo amore, lasciandoci amare da Lui, di incontrare la sua misericordia nei Sacramenti. Sentiremo la sua tenerezza, tanto bella, sentiremo il suo abbraccio e saremo anche noi più capaci di misericordia, di pazienza, di perdono, di amore. Nel nostro cuore faremo esperienza della sua infinita misericordia e come Tommaso potremo dirgli: «Mio Signore e mio Dio» e sentiremo la tenerezza della sua voce nel cuore: «Beato te che pur non avendo visto hai creduto». La fede non è aggrapparsi a Dio, ma abbandonarsi a Lui. Proprio come un bimbo in braccio a sua madre. Non è il bimbo che guarda la strada, non è lui che si preoccupa di scampare i pericoli, non è lui che pensa a cosa deve mangiare, pensa la sua mamma. La sua sazietà è l’abbraccio della madre. Così deve essere di noi se vogliamo essere beati perché crediamo, anche senza aver visto. Amen.

Omelia Seconda domenica di Pasqua – Diretta su èTv Marche Cattedrale di S. Ciriaco – 19 aprile 2020

 

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