Visita pastorale nella parrocchia San Biagio di Osimo: l’Arcivescovo ha incontrato le società sportive

Lo sport è una scuola di vita, che insegna a stare con gli altri, a condividere, a dare il meglio di sé e a scoprire la bellezza del gioco di squadra. È uno strumento educativo, in cui i ragazzi divertendosi imparano a socializzare, a rispettare le regole e soprattutto a lavorare insieme a un gruppo di compagni, per raggiungere un obiettivo comune. Su questo è stato incentrato l’incontro di Mons. Angelo Spina con le società sportive di San Biagio di Osimo, incontrate in occasione della sua visita pastorale nella parrocchia San Biagio, iniziata giovedì 13 ottobre con la Santa Messa e il tradizionale rito di accoglienza.

Venerdì 14 ottobre l’Arcivescovo, accompagnato dall’amministratore parrocchiale don Michele Montebelli, ha incontrato i bambini e i ragazzi dell’Asd San Biagio, insieme ai loro allenatori, e ha sottolineato che il calcio è «un gioco di squadra, in cui si vince insieme, non da soli. Nel calcio, come negli altri sport, nascono le amicizie e si impara il rispetto degli altri e degli avversari. Quando diventa violento, non è più sport. Ecco perché prima di ogni partita c’è il saluto degli avversari, con lo scambio dei gagliardetti, in segno di amicizia, lealtà e rispetto. L’attività sportiva è un momento di gioco e divertimento e vi fa capire che a volte si vince ed altre si perde. Non si può vincere sempre». Anche Luca Capotondo, coordinatore della Scuola Calcio di San Biagio, ha sottolineato che «uno degli obiettivi principali del calcio è la socializzazione. Questo sport insegna a stare insieme e a crescere. In un momento in cui il mondo virtuale, i telefoni e i computer lasciano sempre meno spazio alla relazione, il calcio permette ai giovani di confrontarsi con gli altri, di scoprire i propri limiti e di imparare il valore del gioco di squadra». Dopo un momento di gioco, in cui i bambini si sono tanto divertiti, in particolare quando l’Arcivescovo ha sfidato il portiere e ha segnato un gol, c’è stato un momento di preghiera. Recitando insieme il Padre Nostro, Mons. Angelo Spina ha ringraziato il Signore e ha pregato per la pace, rivolgendo un pensiero a coloro che soffrono e ai bambini che, a causa della guerra, non possono giocare.

L’Arcivescovo ha poi visitato l’Asd Polisportiva Arcobaleno di San Biagio, in cui si allenano tantissime ragazze che frequentano i corsi di danza e di ginnastica artistica e ritmica. Accolto dalla presidente Daniela Eusepi, ha salutato le ginnaste e ha ricordato «l’insegnamento che ha dato una giovane campionessa marchigiana di ginnastica ritmica Sofia Raffaeli, quando ha dedicato le medaglie alle Marche, colpite dall’alluvione». Mons. Angelo Spina ha anche incoraggiato le ragazze ad andare avanti, «sempre con il sorriso. Continuate a coltivare la passione per la danza e la ginnastica che vi permettono di stare insieme e di misurarvi con voi stesse». Gli istruttori hanno poi presentato le attività dell’Asd Polisportiva Arcobaleno che ha circa 175 iscritti, dai bambini agli anziani che frequentano la ginnastica dolce, dopodiché le ginnaste hanno mostrato cosa sanno fare, con salti artistici ed esercizi con palla e cerchio. L’incontro è terminato con la preghiera, la recita dell’Ave Maria e la benedizione.

L’Arcivescovo ha poi presieduto la Santa Messa nella parrocchia di San Biagio. Dopo aver spiegato ai fedeli che con la visita pastorale il Vescovo viene per confermarli nella fede, ha fatto la prima catechesi sul Credo. Facendo l’esempio di San Biagio, ha sottolineato che «la fede è ciò che per cui sei disposto a morire. Lui si trovò di fronte ad una scelta: dire che credeva in Dio e morire oppure dire di non credere e così salvare la propria vita. Disse di credere e fu torturato e scorticato vivo con pettini di ferro. Non ebbe paura perché sapeva di morire per ciò in cui credeva. Era convinto che gli uomini possono uccidere il corpo, ma non l’anima e che Gesù dona la vita eterna e la resurrezione». L’Arcivescovo ha spiegato anche che credere «significa fidarsi di Dio e confidare in Lui che è un Padre buono. Ci ama sempre, non ci abbandona mai, nemmeno quando sbagliamo. Ci stanchiamo più noi a chiedere perdono a Dio, che Lui a perdonarci». Nel Credo recitiamo anche che Dio è Creatore del cielo e della terra e, quindi, «dobbiamo ringraziarLo per tutto ciò che ci ha donato e custodire il creato, prenderci cura del nostro pianeta ferito».

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