Presentato ad Osimo il libro sull’oratorio San Filippo Neri con don Pio Pesaresi

Gli anni d’oro dell’oratorio San Filippo Neri di Osimo sono stati raccontati nel numero unico del ritrovo giovanile “10 anni insieme 1955-1965“, che è stato ristampato nel dicembre 2022 nella collana “Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche”, in occasione dei 90 anni di don Pio Pesaresi, allora assistente dell’oratorio. Il libricino è stato presentato sabato 21 gennaio nella sala conferenze del Museo Diocesano di Osimo, alla presenza di Mons. Angelo Spina, del presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche Dino Latini, del presidente nazionale Ucsi Vincenzo Varagona, di don Pio Pesaresi e di Nevio Lavagnoli che in gioventù frequentò l’oratorio.

Aperto nel 1954, l’oratorio San Filippo Neri ebbe come primo assistente don Marcello Cingolani, che purtroppo l’anno dopo morì in un incidente stradale. Nel settembre del ’55 prese il suo posto don Pio Pesaresi, sacerdote da pochi mesi, che fu assistente fino al ’66. Nel ’65, per il decimo anniversario della sua presenza nell’oratorio, fu pubblicato il numero unico “Dieci anni insieme 1955-1965″. Dopo il suo trasferimento ad Appignano, avvenuto l’anno seguente, i rapporti con i giovani dell’oratorio continuarono, come sono resistiti nel tempo fino ad oggi. Li ha guidati, ascoltati, educati, ma soprattutto amati, e quello che ha seminato è ancora vivo nei loro cuori, tant’è che alcuni giovani di allora si sono rivolti all’Assemblea Legislativa delle Marche per ristampare il numero unico del ritrovo giovanile S. Filippo Neri sui quaderni del Consiglio Regionale delle Marche.

Durante l’incontro Nevio Lavagnoli ha quindi ricordato quegli anni della sua gioventù, in cui «ho imparato tante cose che mi sono poi servite nella vita. Qui ad esempio ho imparato a comprendere gli altri e ho incontrato persone gentili che sono state educate con i sani principi del Vangelo. Principi che hanno ispirato le nostre vite». Come ha infatti raccontato don Pio Pesaresi, «ho cercato di voler bene ad ognuno di loro e mi sono lasciato guidare dall’amicizia, dall’affetto e dall’amore che ci ha insegnato Gesù. Nel Vangelo leggiamo: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” e quindi ogni giovane per me rappresentava Gesù». Nel libricino, don Pio infatti scriveva: «La realtà vera di un oratorio, quella che conta sul serio è proprio questa. Il giovane che cresce, l’uomo che si forma, il cristiano che si deve costruire. È di questo che abbiamo sempre parlato ai ragazzi. È questo il lavoro che abbiamo cercato insieme di fare. È questo il filo invisibile che ha legato le attività e le iniziative, le parole e i silenzi. È sotto questo profilo che la storia di ogni ragazzo rimane fissata nell’anima del sacerdote assistente…Rivedo distinti, ad uno ad uno, tutti i volti; ricordo ogni storia; risento tutte le voci. E so che sarà così per sempre. Queste cose il tempo non le potrà cancellare…Che cosa meravigliosa è un oratorio!».

Don Pio ha anche parlato dell’importanza degli oratori oggi, luoghi dove i giovani possono essere educati, ascoltati e amati. «Noi siamo nati per vivere insieme – ha detto – per amarci l’un l’altro. L’uomo è a immagine e somiglianza di Dio che è amore e per amarci dobbiamo incontrarci. Negli oratori si cerca di trasmettere i principi del Vangelo e, quindi, l’opera di un sacerdote nell’oratorio sarà sempre attuale come è attuale il messaggio di Gesù». Parlando dell’importanza degli oratori, anche Dino Latini ha sottolineato che, ristampando il numero unico e ricordando “antiche” esperienze, «si potrà continuare a contribuire alla crescita e alla formazione dei nostri ragazzi». Latini ha anche ricordato il «dibattito che nel 2008 interessò l’Assemblea Legislativa e portò all’approvazione della L.R. 31/2008 “Interventi per la valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dagli oratori e dagli enti religiosi che svolgono attività similari”. Un atto teso a perseguire, in stretto rapporto con le famiglie, l’integrazione e la crescita armonica dei ragazzi, e a prevenire e ridurre situazioni di bisogno e di esclusione».

Anche Mons. Angelo Spina ha detto che «l’educazione oggi è un’urgenza e un’emergenza» e ha parlato dell’importanza di creare «alleanze tra generazioni, tra i giovani e gli anziani. Bisogna ritrovare questa alleanza educativa che sta venendo meno, perché è in crisi la famiglia». L’Arcivescovo ha quindi parlato della corresponsabilità educativa: «Nell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo ci sono 72 parrocchie e 18 oratori, tra cui quello dei Salesiani in cui l’80% dei giovani non è cattolico. Presto ne nascerà un altro in via Maretta, vicino alla parrocchia del Sacro Cuore. Al di là degli spazi che sono necessari, il problema è che non riusciamo a trovare persone che si dedichino ai giovani e che facciano un cammino di formazione non per fare qualcosa per i giovani ma con i giovani, per far diventare loro protagonisti. Questa generazione che vive di connessioni, più che di relazioni, va abbracciata, amata, stimolata. I ragazzi stanno chiedendo un aiuto, ma manca la disponibilità degli adulti. Dovremmo quindi darci da fare». Mons. Angelo Spina ha quindi ricordato l’oratorio creato da San Filippo Neri a Roma, «un luogo di incontro, conoscenza, preghiera e amore», ma anche San Giovanni Bosco il quale riteneva che l’educazione è cosa di cuore. L’educazione non è una trasmissione di nozioni, ma è una relazione che si basa sull’accoglienza della persona, senza dare giudizi e senza escludere. Don Bosco non era il padrone dell’oratorio, ma aveva tanti collaboratori, corresponsabili nel portare avanti l’educazione dei giovani».

Tramite un video, anche Mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha fatto gli auguri a don Pio Pesaresi e ha raccontato di averlo conosciuto da seminarista, «era il mio padre spirituale e mi ha guidato nei primi passi del discernimento vocazionale». Mons. Claudio Giuliodori lo ha poi incontrato nuovamente quando era vescovo a Macerata, dal 2007 al 2014: «Don Pio è stato un collaboratore strettissimo, con la sua saggezza mi ha sempre consigliato, con il suo stile di vita è stato per me un esempio e abbiamo condiviso tanti momenti significativi di vita spirituale ed ecclesiale». Ha così ricordato l’attenzione di don Pio ai giovani e alle famiglie, la sua capacità di incoraggiare e il «suo sorriso che dona sempre grande speranza. Inoltre ha saputo mettere a frutto in modo straordinario un dono ricevuto dal Signore, la sua voce. Lo ricordo, al tempo del seminario, quando nella Cattedrale di Osimo guidava i canti in occasione delle solenni celebrazioni e a Macerata quando ci guidava e ci sosteneva nei momenti delle solenni liturgie».

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