Giornata per la vita 2021

Le Cliniche Ostetriche e Ginecologiche delle Università di Ancona, Chieti-Pescara, Roma e la ASL Teramo, in collaborazione con: Diocesi di Ancona-Osimo, Diocesi di Teramo-Atri, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Teramo hanno promosso il Convegno: “La ricchezza della gravidanza: dalla sua ricerca alla sua difesa”, tenutosi  presso il Centro Studi Sociali sull’infanzia e l’adolescenza- Scerne di Pineto (TE), andato in streaming.

 

Tra i diversi relatori è stato invitato anche l’Arcivescovo di Ancona-Osimo Mons. Angelo Spina che ha tenuto una relazione che di seguito viene riportata.

 

Dalla omologa alla eterologa: aspetti etici e conseguenze antropologiche, psicologiche e sociali sulla genitorialità”.

 

Introduzione

Negli ultimi decenni le scienze mediche hanno sviluppato in modo considerevole le loro conoscenze sulla vita umana negli stadi iniziali della sua esistenza. Esse sono giunte a conoscere meglio le strutture biologiche dell’uomo e il processo della sua generazione. Questi sviluppi sono certamente positivi e meritano di essere sostenuti, quando servono a superare o a correggere patologie e concorrono a ristabilire il normale svolgimento dei processi generativi. Essi sono invece negativi, e pertanto non si possono condividere, quando implicano la soppressione di esseri umani o usano mezzi che ledono la dignità della persona oppure sono adottati per finalità contrarie al bene integrale dell’uomo.

 

Premessa

Noi non siamo cose, le cose sono oggetti, gli uomini sono soggetti personali. La domanda da porci  non è tanto che cosa è l’uomo? Ma chi è l’uomo? Perché l’uomo non è un oggetto, una cosa, uno strumento che si fabbrica o si produce, egli è un soggetto personale, singolarissimo e irripetibile. I diritti e i doveri sono dei soggetti personali, non degli oggetti.

 

Chi è la persona umana

Corpo materiale e anima spirituale formano la persona umana. La persona umana è sempre l’unità, composta dall’organismo materiale e dall’anima spirituale.

Noi non siamo solo un mucchio di cellule, ma abbiamo  un pensiero, le idee, la volontà, la libertà, la capacità di amare.

La persona è un soggetto individuale razionale.

La persona è un soggetto: qualcuno che appartiene a se stesso, che esiste in sé e per sé e non in rapporto o in dipendenza di un altro.

Essere soggetto personale vuol dire avere valore proprio, e non soltanto strumentale e oggettivo.

La persona si differenzia non solo numericamente dagli altri, ma pure qualitativamente: ogni persona è unica e irripetibile. La persona indica che ogni uomo è singolo, inconfondibile, insostituibile, irripetibile, unico.

La ragione propria e specifica del rispetto dovuto ad ogni essere umano è il suo essere persona unica e irrepetibile.

La persona ha valore e dignità assoluti. Il concetto di persona esprime ciò che vi è di più perfetto in tutta la creazione. Al concetto di persona è intrinsecamente legato quello della dignità e valore da rispettare. La ragione fondante del valore e della dignità sta nel fatto che la persona umana gode di una interiorità che la costituisce come soggetto e la apre all’Assoluto, e dunque, è fine in se stessa; ciò fa sì che essa possieda un’inviolabilità di diritti- doveri fondamentali. Il valore eminente della persona, la sua dignità e la sua non disponibilità ad essere mezzo o strumento per l’altro si fondano nell’apertura per la quale lo spirito è spirito, dunque nel fatto che l’uomo non è soltanto materia ma anche spirito, o meglio, è uno spirito incarnato.

 

Primo principio

Premesso questo ne deriva che la vita umana non è soltanto un processo organico, ma è la vita di una persona, che vale per se stessa, non è un mezzo o strumento per gli altri, ha dignità e diritti propri. La vita dell’uomo ha valore assoluto ed inviolabile perché solo lui è unità di corpo e di spirito, cioè, perché solo lui è “persona”.

Secondo principio

Il nesso inseparabile fra vita- libertà-verità. La vita, la libertà e la verità sono beni inseparabili, anelli di una medesima catena: quando si spezza uno, anche l’altro finisce per essere violato.

Non si è nella verità quando non si accoglie e ama la vita, e non vi è libertà piena se non collegata alla verità. Separare libertà dalla verità oggettiva rende impossibile la fondazione dei diritti della persona su una solida base razionale, e stabilisce le premesse di comportamenti arbitrari e totalitari, tanto degli individui come delle istituzioni.

 

 

 

Terzo principio

E’ importante conoscere per curare e non per manipolare. La finalità naturale primaria della medicina e del progresso tecnico scientifico è la difesa e la protezione della vita, non la sua manipolazione o eliminazione.

Quindi:

  • E’ lecito ogni intervento medico che favorisce lo sviluppo naturale della vita di una persona per esempio medicinali, interventi chirurgici.
  • Non è lecito ogni intervento che si oppone allo sviluppo naturale della vita di una persona per esempio l’aborto, l’eutanasia.
  • Non è lecito ogni comportamento difforme dalle modalità che la natura umana indica per conseguire tale sviluppo, per esempio la fecondazione in vitro.

Quarto principio

Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente ammissibile. Libertà della ricerca scientifica e dignità della persona camminano insieme. Non si tratta di diffidenza e, tanto meno, opposizione allo sviluppo tecnico-scientifico, ma di far sì che esso sia al servizio dell’uomo e non  della sua manipolazione o distruzione. La scienza e la tecnica a servizio dell’uomo e non l’uomo a servizio della scienza e della tecnica, la persona umana non è mai un mezzo, come veniva rimarcato in precedenza.

Per esempio è tecnicamente possibile scassinare una banca, ma ciò non significa che sia lecito.

 

Quinto principio

Le leggi degli Stati devono tutelare il bene delle persone. Le leggi degli Stati hanno come obiettivo naturale la tutela del bene delle persone e la difesa dei più deboli e degli innocenti dalle aggressioni ingiuste. Pertanto, nessuna legge civile che in qualche modo attenti contro questo bene primordiale (la vita è il primo e principale bene) potrà essere considerata moralmente legittima, nemmeno quando essa è frutto del voto di una maggioranza. Se ciò succedesse, verrebbe meno ogni riferimento a valori comuni e a una verità valida per tutti. Allora tutto sarebbe convenzionale e negoziabile. In uno Stato democratico, la maggioranza fa la legalità, ma non necessariamente la moralità.

 

La sessualità umana

La riproduzione umana, come quella di tutti gli altri mammiferi, fino a qualche tempo fa era unicamente una riproduzione sessuale, e veniva realizzata soltanto mediante copula sessuale. Oggi, le tecniche di fecondazione in vitro e di clonazione hanno cambiato il panorama e posto nuovi problemi.

 

Una riflessione personalistica sulla sessualità.

 

Dal punto di vista della persona, la sessualità umana non è soltanto un insieme di strutture materiali, di organi. Esiste un rapporto intrinseco tra sesso e persona.

 

  1. La sessualità tocca tutta la persona

La differenziazione maschile/femminile non si limita all’aspetto biologico, ma è una dimensione costitutiva della persona. L’uomo e la donna sono maschio e femmina non allo stesso livello degli animali. Nell’essere umano la sessualità invade tutta la persona, tutto l’io personale a livello fisico (eros), psichico (filia), spirituale (agape). La sessualità è il modo di essere costitutivo dell’umano: non un esercizio temporale di determinate funzioni, ma un modo permanente di essere che si configura, pertanto, necessariamente o come mascolinità o come femminilità. La sessualità non è un puro dato, né un oggetto, né una funzione; è una dimensione costitutiva della persona che permea tutto il suo essere.

 

  1. La sessualità umana è complementarietà e comunione.

Per il fatto di toccare tutta la persona, non è mai chiusa in se stessa, ma è strutturata per il dialogo e per la relazione interpersonale. L’ “io” si costruisce soltanto in rapporto al “tu”, e la sessualità è la realtà che manifesta questa comunione del “noi”. L’essenza della sessualità umana sta proprio in questa relazione di un “io” verso un “tu”.

 

  1. C’è un rapporto tra amore e procreazione.

In questo contesto si rivela che la sessualità è un’alterità feconda. La fecondità non è soltanto predisposta nella struttura biologica maschile e femminile, ma riveste anche una dimensione interpersonale: l’instaurazione di un nuovo dialogo con un nuovo essere mediante la procreazione.

L’unione sessuale è un atto che coinvolge, nella totalità e nella reciprocità, due persone e pone le premesse per la chiamata all’esistenza di una nuova vita umana. E’ un atto, dunque, nel quale sono intrinsecamente unite due dimensioni: l’amore e la procreazione. Procreare è perciò una realtà molto più profonda della capacità bio-tecnologica di far sorgere una nuova vita in laboratorio.

Procreare significa donare la vita nel dono delle persone: un dono che trascende e trasfigura il fatto biologico. Nell’atto coniugale è la persona stessa che si dona nell’amore. L’amore-dono è fecondo. I coniugi unendosi in una sola carne, esprimono proprio una donazione totale e originaria. Attraverso l’atto coniugale gli sposi confermano il reciproco dono fatto di sé nel matrimonio e si aprono alla nuova vita.

Dunque sono due le dimensioni che compongono l’unione coniugale: unitiva e procreativa. Staccare queste due dimensioni significherebbe pregiudicare la verità intima della sessualità umana.

 

Valutazione etica.

Nella procreazione umana sarà eticamente lecito il mezzo tecnico che non risulti sostitutivo dell’atto coniugale e che si delinei come un aiuto affinchè possa raggiungere il suo scopo naturale, superando l’ostacolo che si interpone.

Questo è il caso dell’inseminazione artificiale omologa in aiuto all’atto coniugale. Sottolineo, in aiuto e non in sostituzione dell’atto coniugale.

La fecondazione artificiale, come sappiamo, è l’insieme di quelle tecniche volta ad ottenere un concepimento umano fuori del processo che gli è naturale, nell’unione sessuale dell’uomo e della donna. Si distingue fra: fecondazione artificiale omologa, se i gameti sono del marito e della moglie e fecondazione artificiale eterologa, se almeno uno dei gameti proviene da un donatore esterno alla coppia di sposi.

Secondo una ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità l’infertilità colpisce un numero significativo delle coppie con una ripartizione praticamente equa fra donne e uomini, mentre in un altro numero dei casi le difficoltà di concepimento sarebbero da collegare a una combinazione di cause relative ad entrambi i partner.

In queste situazioni si riconosce la legittimità del desiderio di un figlio, e si comprende anche la sofferenza dei coniugi afflitti da problemi di infertilità, ma come esseri umani, come persone dobbiamo porci delle domande: tale desiderio può venire anteposto alla dignità di ogni vita umana, fino al punto da assumerne il dominio? Il desiderio di un figlio può giustificarne la “produzione”? Così come il desiderio di non avere un figlio già concepito può giustificare la sua distruzione o abbandono?

 

Giudizio etico sulla fecondazione artificiale.

 

  1. Il rispetto dell’embrione umano.

Affermare che il concepimento dia origine a un embrione, cioè un organismo diverso dai genitori, significa sostenere che esso è un individuo della specie umana, cioè un essere umano. Nell’uomo non è possibile scindere il biologico dall’umano. Il frutto del concepimento viene chiamato dal biologo zigote, morula, blastocisti…; il biologo constata che nella formazione e sviluppo di questo corpo umano non ci sono salti di qualità: è sempre lo stesso corpo biologico. I dati che la biologia e la genetica ci offrono mostrano che l’essere che inizia lo sviluppo nel grembo materno è un nuovo organismo della specie umana, dotato di un genoma differente da quello del padre e da quello della madre.

Il figlio è un dono, non un diritto, né un prodotto. La vita dell’embrione non può essere il prezzo da pagare per soddisfare il desiderio dei genitori, né è ammissibile che si sacrifichi anche uno solo per farne nascere un altro, come succede con gli embrioni soprannumerari. Il figlio è concepito, non prodotto; egli è una persona che si accoglie, non un oggetto che si ordina. E’ dunque un dovere di giustizia che la legge garantisca tale diritto. Nella fecondazione artificiale il figlio è “ordinato” e “fabbricato”. Come prodotto egli deve soddisfare le esigenze di chi l’ha “ordinato”. La <<procreazione>> viene così degradata a <<ri-produzione>>; da azione umana, tende a trasformarsi in operazione tecnica. In questo contesto la figura del figlio viene relegata in secondo piano e sono i cosiddetti <<genitori>> e le loro esigenze al centro dell’opera di produzione. La dignità del figlio richiede, invece, che egli non sia voluto e concepito come il prodotto di un intervento di tecniche mediche e biologiche, facendo così dipendere la sua esistenza da condizioni di efficienza tecnica valutabili secondo parametri di controllo e di dominio. La generazione di una persona è un evento unitario nel quale la dimensione spirituale è intrinsecamente legata a quella biologica; generare un figlio è <<creare>> e <<accogliere>> una persona, corpore et anima unus.

 

  1. La natura della sessualità umana e dell’atto coniugale

 

La fecondazione artificiale è profondamente illecita perché scinde nell’atto sessuale coniugale la dimensione unitiva e quella procreativa.

Contraddice lo statuto antropologico della sessualità e il suo nesso inscindibile con la procreazione, la quale non è un atto puramente biologico, ma implica tutta la persona.

Non si tratta di mettere in questione le tecniche di fecondazione artificiale per il semplice fatto di essere artificiali, la posta in gioco non è l’elemento tecnico, ma il fatto che l’origine di una persona umana, in virtù della dignità che gli è propria, deve essere il frutto di una donazione di amore tra i genitori tramite l’atto coniugale, e non un prodotto tecnico.

Si verifica una spersonalizzazione dell’atto procreativo che diventa un processo tecnologico, rendendo l’essere umano proprietà d’uso di chi è in grado, in laboratorio, di generarlo.

Si può così parlare di una <<riproduzione senza sessualità>>, staccata da un  <<vissuto sessuale>> e perciò lontana da un vissuto umano.

L’immoralità non è dovuta a una prescrizione <<religiosa>>, ma al fatto oggettivo che detta scissione contraddice un’antropologia integrale.

 

  1. L’unità della famiglia

La terza esigenza etica è l’unità della famiglia. Nella fecondazione artificiale il figlio viene aggregato o introdotto dall’esterno nella famiglia e, nel caso della fecondazione eterologa, oltre ad introdurre una terza o quarta persona, è anche privato dell’identità dei propri genitori.

I rapporti genitori-figli vengono sconvolti. La figura stessa del <<genitore>> viene sconvolta, ridotta al rango di prestatore di un materiale biologico con cui generare un<<figlio>>. Poi nella fecondazione artificiale eterologa e nella pratica della cosiddetto utero in affitto, le regole di filiazione ne risultano sconvolte. Il caso estremo per un bambino-provetta può essere di avere tre madri (biologica, portatrice e legale) e due padri (biologico e legale). Un figlio quindi può essere fabbricato utilizzando vari elementi disgiunti – seme maschile, ovulo, embrione, utero – assemblati poi in base a formule diverse.

 

Valutazione

L’impressine che si ha è che alcuni ricercatori, privi di ogni riferimento etico e consapevoli delle potenzialità insite nel progresso tecnologico, sembrano cedere alla logica dei soli desideri soggettivi e alla pressione economica, tanto forte in questo campo.

Le domande che sorgono sono tante: cosa avviene per gli embrioni in soprannumero? Cosa avviene degli embrioni congelati? Cosa ne è degli embrioni eliminati perché sospettati di difetti genetici o cromosomici?

Trattando l’embrione umano come semplice “materiale di laboratorio”, si opera un’alterazione e una discriminazione anche per quanto riguarda il concetto stesso di dignità umana. La dignità appartiene ugualmente ad ogni singolo essere umano e non dipende dal progetto parentale, dalla condizione sociale, dalla formazione culturale, dallo stato di sviluppo fisico.

 

Conseguenze antropologiche

Lo scenario della riproduzione umana in laboratorio tocca non un aspetto della vita ma ne tocca le radici profonde. Se l’alfabeto dell’umano viene capovolto è chiaro che si va verso una deriva antropologica; considerare  l’essere umano come mezzo e non come fine, come prodotto, come un diritto e non come un dono, dove porta la nostra umanità?  Se l’uomo si ritiene padrone della vita e ha la pretesa di voler decidere arbitrariamente dell’origine della sorte di un essere umano in quale direzione si va? E’ facile intuirlo.

 

Aspetti psicologici.

In gravidanza da procreazione medicalmente assistita, nei genitori, possono emergere diversi aspetti psicologici che possiamo così sintetizzare:

Paura della interruzione della gravidanza

Timore di concepire un figlio “difettoso”

Senso di ambiguità nel legame con un feto concepito in laboratorio

Ansia eccessiva provata per le proprie capacità di gestire il percorso della gravidanza, il parto e i compiti genitoriali oltre che per la paura che gli altri scoprano come è avvenuto il concepimento.

Perdita della rete di supporto costruita con il personale che ha seguito la loro infertilità.

Aspetti psicologici nel figlio/a

Quando nel tempo il figlio/a porrà ai genitori la domanda di come è venuto al mondo e verrà a conoscenza che la sua vita è iniziata in una provetta, in un laboratorio, cosa accade? Quali saranno le reazioni?

 

Aspetti sociali

La scienza e la tecnica, preziose risorse dell’uomo quando si pongono al suo servizio e ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio di tutti, non possono da sole indicare il senso dell’esistenza e del progresso umano. Essendo ordinate all’uomo da cui traggono origine e incremento, attingono dalla persona e dai suoi valori morali l’indicazione della loro finalità e la consapevolezza dei loro limiti. Sarebbe, perciò, illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni; d’altro canto non si possono desumere i criteri di orientamento dalla semplice efficienza tecnica, dall’utilità che possono arrecare ad alcuni a danno di altri o, peggio ancora, dalle ideologie dominanti. Pertanto la scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso intrinseco significato, il rispetto incondizionato dei criteri fondamentali della moralità: debbono essere cioè, al servizio della persona umana, dei suoi diritti inalienabili e del suo bene vero e integrale. Il rapido sviluppo delle scoperte tecnologiche rende più urgente questa esigenza di rispetto dei criteri ricordati: la scienza senza la coscienza ad altro non può portare che alla rovina dell’uomo.

Per tutti vale la regola d’oro che potremmo declinarla così: “non fare all’altro quello che non vorresti che l’altro facesse a te”, in positivo: “fai all’altro quello che vorresti venisse fatto a te”. Grazie!