Ritiro del clero con Mons. Valentino Bulgarelli sul nuovo Direttorio per la catechesi

Dopo il “Direttorio catechistico generale” del 1971 e il “Direttorio generale per la catechesi” del 1997, è stato pubblicato il nuovo “Direttorio per la catechesi”, redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione. Il documento è stato approvato da Papa Francesco il 23 marzo 2020 e, proprio su questo nuovo testo, è stato incentrato il ritiro del clero, che si è tenuto online giovedì 11 febbraio, con l’intervento di Mons. Valentino Bulgarelli, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale.

È lo stretto legame tra evangelizzazione e catechesi la peculiarità del nuovo Direttorio che sottolinea l’unione tra primo annuncio e maturazione della fede, alla luce della cultura dell’incontro. Dopo la preghiera iniziale, l’Arcivescovo Angelo Spina ha ricordato che papa Francesco durante l’incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale della Cei a fine gennaio, ha detto “Il Concilio è magistero della Chiesa. O tu stai con la Chiesa e pertanto segui il Concilio, e se tu non segui il Concilio o l’interpreti a modo tuo, come vuoi tu, tu non stai con la Chiesa”. È proprio dal Concilio Vaticano II che è partito il rinnovamento della catechesi. Oggi siamo di fronte ad una grande sfida, la cultura digitale. Il contesto in cui viviamo è quello della globalizzazione e il tempo della pandemia ha aperto nuovi scenari. Con i tre incontri tenuti da Mons. Bulgarelli, approfondiremo il tema della catechesi e apriremo una riflessione per un cammino diocesano che tenda all’unità. Nell’ambito della catechesi, abbiamo visto che ci sono tante esperienze diversificate e, con questi incontri, tracceremo delle linee comuni per un cammino unitario».

In questo primo incontro, Mons. Valentino Bulgarelli si è soffermato sugli elementi di continuità e discontinuità tra il nuovo “Direttorio per la catechesi” e il testo del 1997. Due le premesse: il nuovo direttorio è «uno strumento universale, cioè non è esclusivo della Chiesa italiana, ma ha uno sguardo su tutta la Chiesa cattolica. Inoltre il direttorio mostra la direzione verso la quale tendere e ricorda il fine della catechesi». Quattro, dunque, sono gli elementi che si «pongono in continuità con il testo del ‘97, anche se in una prospettiva diversa». Innanzitutto il nuovo Direttorio per la catechesi «non dedica un singolo capitolo all’analisi della situazione socio-culturale ed ecclesiale, ma ci sono tante considerazioni disseminate nel testo. Il motivo? I cambiamenti del mondo sono molto rapidi, per cui un’analisi antropologica-culturale fatta oggi, probabilmente tra sei mesi potrebbe essere diversa». Il secondo elemento che è in continuità ma anche in discontinuità rispetto al testo del ’97, è che il nuovo Direttorio «interpreta la natura e i compiti della catechesi non solo nella prospettiva della teologia della rivelazione, ma anche in riferimento alla teologia della missione, dell’evangelizzazione». Il terzo elemento è che «il nuovo Direttorio preferisce parlare di pedagogia divina e di pedagogia della fede, piuttosto che di metodologia catechistica», mentre il quarto elemento è che «continua ad avere un ruolo decisivo il catechismo della Chiesa cattolica. Come il nuovo Direttorio per la catechesi dà una direzione per tutta la catechesi nel mondo, anche il catechismo della Chiesa cattolica espone i contenuti della dottrina cattolica in una prospettiva universale».

Tra gli elementi di discontinuità, invece, nel nuovo Direttorio c’è innanzitutto «una scelta tripartita. La prima parte è dedicata alla natura della catechesi, la seconda parte alla pedagogia divina e della fede, mentre la terza parte alla catechesi nella Chiesa locale. Quindi c’è una logica più sistematica della definizione del compito, il metodo che ne deriva, il soggetto agente (la Chiesa). Questa struttura tripartita sacrifica due sezioni, rispetto alla versione del ’97. La prima sezione sacrificata è quella dedicata ai criteri del messaggio, a come annunciare il Vangelo in un certo contesto. Con il nuovo Direttorio diventa chiaro che la Chiesa è molto eterogenea e che, quindi, annunciare il Vangelo chiede un’attenzione alla realtà. Non ci possono essere schemi facilmente applicabili in tutti i contesti. La seconda sezione sacrificata è quella dedicata ai destinatari».

Il nuovo Direttorio pone dunque delle «attenzioni diverse. Il testo è stato lungamente preparato, addirittura ci sono state dodici bozze successive con un team internazionale che ha lavorato per sei anni. Tutto il lavoro è iniziato dopo l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium». Quali sono dunque le attenzioni privilegiate nel nuovo Direttorio? «Innanzitutto la sfida della cultura digitale – ha spiegato Bulgarelli – tra social media, network e piattaforme, e i processi sinodali, cioè il camminare insieme. Come il soggetto agente è la Chiesa, così bisogna che la Chiesa locale cammini insieme. Centrale è anche il kerigma, il primo annuncio: questo è l’elemento più innovativo del nuovo Direttorio. Infine sono importanti la teologia della rivelazione e la teologia della missione e, di conseguenza, ci sono alcune attenzioni pastorali, in particolare il catecumenato e la via della bellezza (arte e catechesi)».

 

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