Le Olimpiadi un segno di speranza, un segno di fratellanza universale.

+Angelo, arcivescovo

<<Venerdì scorso (23 luglio) si sono aperte a Tokyo le trentaduesime Olimpiadi. In questo tempo di pandemia, questi Giochi siano un segno di speranza, un segno di fratellanza universale all’insegna del sano agonismo. Dio benedica gli organizzatori, gli atleti e tutti coloro che collaborano per questa grande festa dello sport!>>, sono le parole di Papa Francesco all’Angelus del 25 luglio 2021. Le “Olimpiadi di Tokyo 2020” si disputano nel 2021 e tutti sappiamo perché. La pandemia ha rinviato l’appuntamento e sta condizionando gli stili di vita degli atleti e degli organizzatori. Olimpiadi volute, non facili, ma possibili con le regole in tempo di Covid. Tutto il mondo ha lo sguardo rivolto alle gare che vengono disputate con una forte tensione emotiva.  Ci si chiede: perché l’uomo ha tanto interesse per i giochi, per lo sport? L’uomo oltre ad essere un “animale razionale e politico”, come diceva Aristotele, è un essere ludico. Vale a dire gli piace giocare, tutti giocano. Lo sport è un fenomeno universale. Nello sport l’essere umano impegna tutto se stesso: corpo, mente,  anima e spirito. Lo sport ci aiuta a metterci sempre in gioco, a non arrenderci, a spingerci sempre oltre dando il meglio di sé. Un messaggio vero, aperto, universale. Lo sport è lealtà e rispetto delle regole. Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca. Lo sport è impegno, sacrificio. Nello sport non basta avere un talento per vincere, occorre custodirlo, plasmarlo, allenarlo. Lo sport è inclusione e le Olimpiadi lo dimostrano. Celebrare le Olimpiadi è una delle forme più alte di ecumenismo umano, di condivisione della fatica per un mondo migliore, lotta al razzismo, alla esclusione, alla diversità. Come ha ricordato il Papa: “un segno di fratellanza universale”. Fare squadra è essenziale nella logia dello sport. O si gioca insieme o si rischia di schiantare. Lo sport è ascesi, è andare sempre oltre, è riscatto dalla fatica e dalle sconfitte o dallo stato sociale. Lo sport è divertimento e gioia di raggiungere un risultato, un obiettivo che è la festa  non solo degli atleti ma di tutti gli appassionati, a volte di un intero popolo che si sente unito nei colori della bandiera portata dall’atleta o dalla squadra. L’apostolo Paolo è considerato l’atleta di Dio. Nella Prima Lettera a Timoteo (6,12),  fa riferimento allo sport: << Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni>>. La lotta quindi. Come gli atleti fanno nelle proprie gare. Lo sport è la metafora della vita, sicuramente e se uno degli apostoli più grandi della Chiesa  lo ha preso da esempio, è certamente un fenomeno ed un dono, da non trascurare.  Nella prima lettera ai Corinzi 9,24-27 scrive: <<Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!  Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile.  Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria,  anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato>>. Belle ed emozionanti le Olimpiadi. Come credenti, ogni giorno,  siamo chiamati a disputare la gara decisiva, con la speranza di raggiungere il premio che rimane per la vita eterna.