La Presidenza della CEI invita a pregare domenica prossima 22 agosto in tutte le parrocchie per l’Afghanistan e per le vittime del terremoto di Haiti

La Presidenza della CEI invita a pregare domenica prossima 22 agosto in tutte le parrocchie per l’Afghanistan e per le vittime del terremoto di Haiti. di  Mimmo Muolo

Quattro argomenti all’attenzione della presidenza Cei. Irc, Afghanistan, fine vita e Haiti. E quattro sentimenti con i quali il vertice dell’episcopato italiano si è approcciato ieri ai temi di grande attualità. «Attenzione, preoccupazione, vicinanza e solidarietà». Lo rende noto una nota diffusa ieri, riferendo sui risultati della riunione tenutasi online martedì pomeriggio. In sintesi i vescovi hanno espresso «grave inquietudine per la raccolta di firme per il referendum» sul fine vita. Hanno esortato a «promuovere corridoi sanitari e umanitari » per i profughi dall’Afghanistan e stanziato un milione di euro per i primi soccorsi postterremoto ad Haiti. Diffuso anche l’invito a pregare per la pace in Afghanistan e per le vittime del terremoto di Haiti.

I docenti di religione. Per ciò che concerne la questione dell’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica, «è stata ribadita la profonda stima dei vescovi per i docenti di religione cattolica; è stato rinnovato l’impegno per una sollecita interlocuzione istituzionale, positiva ed efficace, diretta particolarmente alla valorizzazione di coloro che da tanti anni svolgono questo servizio». La presidenza della Cei rileva che «attualmente c’è una situazione complessa e diseguale nelle regioni e nelle diocesi italiane ». Dunque «viene vista con molta fiducia la prossima apertura di uno specifico tavo- lo di confronto con il Ministero dell’Istruzione, insieme all’impegno del Servizio nazionale per l’insegnamento della religione cattolica a tenere un costante dialogo con tutti i soggetti interessati».

Il fine vita. Grave inquietudine è stata espressa invece per la raccolta di firme per il referendum che mira

a depenalizzare l’omicidio del consenziente, aprendo di fatto all’eutanasia nel nostro Paese. «Chiunque si trovi in condizioni di estrema sofferenza – si legge nella nota diffusa ieri – va aiutato a gestire il dolore, a superare l’angoscia e la disperazione, non a eliminare la propria vita». I vescovi italiani sottolineano che «scegliere la morte è la sconfitta dell’umano, la vittoria di una concezione antropologica individualista e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. Non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire – rimarca il comunicato della presidenza – ma “il Magistero della Chiesa ricorda che, quando si avvicina il termine dell’esistenza terrena, la dignità della persona umana si precisa come diritto a morire nella maggiore serenità possibile e con la dignità umana e cristiana che le è dovuta” ( Samaritanus bonus, V, 2)».

La situazione afghana. Molto spazio hanno avuto nella riunione straordinaria di martedì gli avvenimenti internazionali di questi giorni. La presidenza della Cei condivide l’angoscia per la gravissima crisi umanitaria dell’Afghanistan. «Le notizie che giungono sono davvero allarmanti – ricordano i vescovi italiani –. E come sempre avviene in queste situazioni, a pagare il prezzo più alto sono i più deboli: gli anziani, le donne e i bambini». Da qui l’appello all’Italia e alle Istituzioni europee a fare il possibile per promuovere corridoi sanitari e umanitari. I vertici dell’episcopato italiano citano a tal proposito le parole di papa Francesco, domenica scorsa, 15 agosto, dopo la preghiera dell’Angelus. «Vi chiedo di pregare con me il Dio della pace – aveva detto il Pontefice – affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo. Solo così la martoriata popolazione di quel Paese – uomini, donne, anziani e bambini – potrà ritornare alle proprie case, vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco». Per questo la presidenza della Cei invita a pregare domenica prossima (22 agosto), in tutte le parrocchie, per la pace in Afghanistan e per le vittime del terremoto di Haiti.

Il sisma di Haiti. Nel ricordare che nel martoriato Paese caraibico le scosse di sabato scorso hanno provocato numerosi morti, feriti e ingenti danni materiali, la presidenza dei vescovi sottolinea anche che mai è venuta meno l’assistenza della Chiesa italiana agli abitanti locali. La Caritas italiana si trova nel Paese dal 2010, dopo che un altro grave sisma di magnitudo 7.0 colpì la capitale Port-au-Prince, causando più di 200.000 vittime. «Da allora è costantemente presente con i propri operatori, sostenendo la Caritas nazionale e le Caritas diocesane e parrocchiali con interventi di emergenza e ricostruzione, ma soprattutto garantendo un accompagnamento volto allo sviluppo di capacità locali». Anche in questo caso la solidarietà diventa vicinanza concreta, tramite lo stanziamento di un milione di euro dai fondi 8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte all’emergenza haitiana. La somma servirà a finanziare, attraverso Caritas italiana, interventi efficaci per rispondere alle numerose nuove necessità. Infine i vescovi hanno espresso «solidarietà» ai tutti i giornalisti minacciati e sotto scorta, in modo particolare a Nello Scavo di Avvenire.