Apertura del Sinodo nella Chiesa locale di Ancona-Osimo

Camminare insieme, coinvolgendo tutti i fedeli e i membri della Chiesa, è il punto principale del Sinodo universale, che è stato aperto nella chiesa locale di Ancona-Osimo domenica 17 ottobre nella Cattedrale di San Ciriaco, con la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Angelo Spina. Dopo l’apertura solenne del 10 ottobre scorso con la Santa Messa presieduta da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, questa domenica, la fase di ascolto e discernimento nelle Chiese locali è stata infatti avviata anche in tutte le diocesi del mondo con le celebrazioni eucaristiche dei vescovi. Il confronto, propedeutico all’Assemblea del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà nel 2023, vedrà tra i principali protagonisti anche i laici e le famiglie.

Il tema del Sinodo dei vescovi è “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” e l’Arcivescovo Angelo Spina ha invitato i fedeli «ad essere docili allo Spirito Santo e a vivere l’incontro, l’ascolto e il dialogo. Oggi abbiamo la gioia di aprire il Sinodo, voluto da Papa Francesco per la Chiesa universale, nella nostra amata chiesa locale di Ancona-Osimo. È un momento di grazia, di bellezza, di gioia. Abbiamo iniziato questa celebrazione camminando insieme verso l’altare e invocando lo Spirito Santo con il Veni Creator. È lui il vero protagonista e noi siamo chiamati ad essere docili a ciò che ci suggerisce. Il Sinodo dei vescovi non è semplicemente un compito da realizzare, ma è una grande occasione per incontrare, ascoltare, dialogare con ogni uomo e ogni donna, un vero cammino spirituale nella docilità all’azione dello Spirito Santo. È importante sottolineare i tre elementi chiave di questo Sinodo: comunione, partecipazione e missione. Come ho sottolineato di recente nella Lettera Pastorale, consegnata alla Chiesa di Ancona-Osimo lo scorso 12 settembre, la vera priorità in vista del cammino sinodale è educarsi all’ascolto, dare tempo all’altro, restare pazientemente in dialogo. Per la Chiesa inizia una nuova missione. Ho ricevuto ultimamente da parte di tante persone questo tipo di domande: Perché questo cammino sinodale? Chi lo ha voluto? Cosa ci chiede e quali sono i primi passi che dobbiamo compiere? La parola “sinodalità” è antica nella vita della chiesa e di recente papa Francesco, a partire dall’«Evangelii guadium» e in alcuni interventi rivolti sia alla Chiesa italiana che alla Chiesa universale, ha ridato a questo tema una rinnovata importanza.

La parola italiana “Sinodo” viene da una parola greca composta di due termini: Syn, che vuol dire assieme, e Odós, strada. Sinodo significa dunque camminare insieme. San Giovanni Crisostomo ha scritto: «Chiesa e Sinodo sono sinonimi». La Chiesa è comunione con Dio e con i fratelli. Abbiamo un solo Dio, un solo battesimo, una sola fede in Dio che è Padre e Figlio e Spirito Santo. Siamo stati rigenerati da un unico Spirito, inseriti in un unico Corpo, la Chiesa, diretti verso un’unica meta, animati da un’unica fede e abitati da un’unica carità, spinti da un’unica speranza. Abbiamo tutti la stessa missione che rivela la nostra comune dignità di figli di Dio e la nostra comune vocazione.

Il primo significato, quello più profondo, della parola Sinodo, è camminare assieme a Dio. In questo senso l’espressione Sinodo è identica a comunione: camminare assieme a Dio e camminare insieme verso Dio. Camminare assieme a Dio chiede a ciascuno di noi di accogliere la sua Parola che ci è stata data nel suo Figlio unigenito Gesù Cristo, che si è fatto carne, nostro salvatore e redentore. Alcuni anni fa Papa Benedetto scriveva: «In un tempo nel quale Dio è diventato per molti il grande sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato, la missione antica e nuova che sta davanti alla Chiesa è di introdurre gli uomini e le donne del nostro tempo alla relazione con Dio, aiutarli ad aprire la mente e il cuore a quel Dio che li cerca e vuole farsi loro vicino, guidarli a comprendere che compiere la sua volontà non è un limite alla libertà, ma è essere veramente liberi, realizzare il vero bene della vita». Percorrere un cammino sinodale significa conoscere Dio attraverso la preghiera, i sacramenti, la meditazione della sua Parola. Sinodo è camminare con Cristo. È lui che ci invita a seguirlo. È lui che nel Vangelo ha detto tante volte: “venite con me”, “venite dietro a me”, “seguitemi”. “State con me”. Io sono con voi fino alla fine dei tempi (cfr. Mt 28,20). Cristo si è definito la via: è lui dunque la strada che ci fa uscire dal male, dalla menzogna, dalla solitudine. È la strada permanente di relazioni buone e vere.

Se Sinodo significa camminare assieme a Dio e camminare insieme verso Dio, il secondo significato della parola “Sinodo” è anche camminare con e tra noi fratelli e sorelle. Camminare con Dio può sembrarci facile, camminare con Cristo può sembrarci possibile, ma camminare assieme tra noi sembra il più delle volte un’impresa veramente ardua, come ha sottolineato in un articolo apparso su Avvenire il 16 ottobre 2021, il vescovo di Reggio Emilia. Se ci guardiamo gli uni gli altri, vediamo non soltanto le nostre benefiche differenze ma anche le nostre chiusure, le nostre rivalità, tensioni, campanilismi, paure. Camminare assieme implica una vera e propria conversione, però necessaria: non c’è gioia senza conversione. Attraverso il cambiamento di mentalità scopriamo che Dio nel suo progetto originario ha voluto creare un popolo, ha sempre perdonato chi si è allontanato, ha radunato chi si è disperso, ha rianimato chi ha peccato. Oltre al cammino tra fratelli, il Sinodo è un cammino verso quelli che non conoscono Cristo. La vita di Dio è così radicata nelle profondità dell’uomo, la sua attesa è così intima dentro ciascuno di noi, che non possiamo mai perderla definitivamente. Cammino sinodale vuol dire suscitare nelle persone la sete di Dio, affinché la riconoscano dentro di loro, svelare che Dio si è fatto uomo, chiamare ogni uomo a partecipare alla vita delle nostre comunità. Ma vuol dire anche ascoltare le attese e le domande degli uomini, le loro critiche, le loro delusioni, i loro scandali. Il senso del cammino sinodale è che si tratta di un evento ecclesiale che riguarda tutta la nostra Chiesa, tutti i suoi membri, che vi potranno partecipare in forza del loro battesimo. Innanzitutto con la preghiera, poi con la testimonianza attiva della loro fede, con il racconto della loro vita, con l’ascolto delle voci degli altri, attraverso l’incontro con coloro che ancora non conoscono Cristo o che non lo conoscono più. Attraverso l’incontro, l’ascolto e il dialogo con persone di altre religioni.

Il cammino sinodale è anche un evento religioso. Nasce dalla preghiera che Cristo rivolge il Giovedì Santo al Padre: fa’ che tutti mi conoscano perché gli uomini siano una cosa sola e si radunino tutti in un unico ovile e sotto un solo pastore (cfr Gv 17). Il cammino sinodale è una dilatazione della Chiesa, è un’apertura delle sue tende (cfr. Is 54,2), delle sue porte, affinché nuovi uomini e donne possano entrarvi, possano sperimentare l’abbraccio misericordioso di Cristo alla loro vita. Aprire i confini della nostra tenda significa concretamente uscire dalle nostre chiese e dalle nostre case per andare incontro alle persone. Troppo si parla di Chiesa in uscita e troppo poco si vive questa uscita. Dobbiamo chiedere con insistenza al Signore che i nostri cuori e le nostre menti trabocchino di grazia e di verità cosicché l’uscire verso gli altri non sia uno sforzo morale ma un desiderio incontenibile. Il cammino sinodale non porterà nessun frutto se lo vivremo come un’inchiesta sociologica sulla fede nostra e degli altri o come un incontro psicologico che ci rassicuri a vicenda. Il cammino sinodale è un’opera di evangelizzazione che inizia come ascolto, condivisione e continua come annuncio e invito alla comunità.

Il cammino sinodale possiamo dire è un evento teologale. Esso è chiamato a ricentrare su Dio la nostra vita, a considerare la nostra figliolanza da lui, la nostra consanguineità con il Verbo di Dio fatto uomo, il comune destino di tutti gli uomini sulla terra. Ci ha ricordato Papa Francesco il giorno dell’apertura del Sinodo, domenica 10 ottobre 2021: «Anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Non nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi, ma anzitutto nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di noi. Un tempo per dare spazio alla preghiera, all’adorazione – questa preghiera che noi trascuriamo tanto: adorare, dare spazio all’adorazione –, a quello che lo Spirito vuole dire alla Chiesa; per rivolgersi al volto e alla parola dell’altro, incontrarci a tu per tu, lasciarci toccare dalle domande delle sorelle e dei fratelli, aiutarci affinché la diversità di carismi, vocazioni e ministeri ci arricchisca. Ogni incontro – lo sappiamo – richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dal volto e dalla storia dell’altro…Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio, ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention” ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci».

Le tappe del cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia possono essere così riassunte: nei mesi di ottobre e novembre c’è la fase di sensibilizzazione. Dal 22 novembre 2021 a maggio 2023 la fase narrativa. Dal mese di giugno del 2023 al mese di maggio 2024 la fase sapienziale. Dal mese di giugno del 2024 al mese di maggio del 2025 la fase profetica. La conclusione è nel 2025 con il Giubileo. A noi tutti, buon cammino insieme! Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo. Non perdiamo le occasioni di grazia dell’incontro, dell’ascolto reciproco, del discernimento. Con la gioia di sapere che, mentre cerchiamo il Signore, è Lui per primo a venirci incontro con il suo amore». Al termine della celebrazione, dopo la benedizione, l’Arcivescovo e i sacerdoti sono usciti dalla Chiesa insieme ai fedeli, come segno di sinodalità.

Omelia integrale dell’Arcivescovo Angelo Spina: Omelia apertura Sinodo nella Chiesa locale di Ancona-Osimo

 

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