Riaperta la chiesa di San Francesco al Musone a Staffolo

La città di Staffolo è in festa per la riapertura della chiesa di San Francesco al Musone, che era stata chiusa dopo il sisma del 2016. Domenica 16 ottobre, dopo la Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Angelo Spina, c’è stato il taglio del nastro e i fedeli sono potuti rientrare nella chiesa tanto amata. Un edificio del XVIII secolo, costruito nel 1796 dai fratelli Lucidi di Jesi con le offerte del popolo, vicino alla fonte miracolosa di San Francesco. Alcuni documenti ricordano infatti il passaggio del santo a Staffolo, quando insieme a frate Egidio scendendo verso il fiume Musone, dalla parte del colle che dà verso Cingoli, nella contrada delle Crocette, i due frati sentirono forse il desiderio di dissetarsi, pregarono il Signore per il dono di sorella acqua e scaturì una fonte prodigiosa. Nel 1244 Crescenzio da Jesi, Ministro Generale dell’Ordine dei frati minori, a ricordo del passaggio di Francesco, vi fece apporre una lapide con la scritta: «Questa fonte fu fatta scaturire dalla preghiera del beato Francesco insieme a frate Egidio, nell’anno del Signore 1210. Crescenzio da Jesi fece apporre [questa lapide] nell’anno 1244». Si può dunque accostare a Staffolo il celebre affresco di Giotto “Miracolo della fonte” che si trova nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi.

La fonte miracolosa e la chiesa sono quindi circondari da devozione popolare e sono tantissimi gli staffolani e le persone provenienti da tutte le Marche che non sono volute mancare alla riapertura della chiesetta. In questi sei anni di chiusura, molti pellegrini hanno continuato ad andare alla fonte e nella sacrestia si possono ammirare alcuni ex voto, segno che tanti hanno ricevuto grazie e benefici. Oggi la chiesa è di proprietà privata, appartiene ai coniugi Frontalini, che si sono dati tanto da fare per metterla in sicurezza dopo i danni provocati dal terremoto del 2016. Grazie al loro impegno e al contributo economico di tanti, è stato possibile eseguire i lavori e, finalmente, domenica 16 ottobre è stata aperta ai fedeli.

«La vostra presenza numerosa dimostra il legame profondo che avete con San Francesco – ha detto l’Arcivescovo – e l’acqua indica Gesù, sorgente di acqua viva. La riapertura di questa chiesa umile, semplice e francescana ci invita ad aprire i nostri cuori. Francesco sentì il Crocifisso che gli disse “Va’ e ripara la mia chiesa”. Questa chiesetta di Staffolo è stata sistemata, ma bisogna anche riparare le nostre relazioni umane, togliere il rancore e vivere con il perdono e la pace nel cuore». Facendo riferimento alle letture, ha parlato anche dell’importanza della preghiera. «Chi prega si salva – ha detto – e Gesù ci invita a pregare incessantemente. La parabola della donna che importuna il giudice, ci fa capire che bisogna pregare sempre perché la preghiera non è una pretesa, è un attesa. Noi possiamo chiedere ciò di cui abbiamo bisogno per la nostra vita e salvezza e attendere con mani aperte. La preghiera intenerisce il cuore di Dio». Per spiegare cos’è la preghiera incessante, ha poi sottolineato che «a volte diciamo le preghiere solo con la bocca, senza cuore e amore. Se Dio invece è nel nostro cuore, tutto diventa lode e ringraziamento e preghiera, anche il lavoro o una passeggiata. Tutti desideriamo che finisca la guerra e dobbiamo quindi pregare Dio per il dono della pace e impegnarci a costruire un mondo di pace. Francesco pregò infatti: “Signore, fa di me uno strumento della tua pace”. Ciò significa trattare gli altri con dignità e fraternità, perché siamo tutti fratelli e sorelle».

Ricordando la frase finale di Gesù del Vangelo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”, ha poi spiegato che «se preghiamo troverà la fede perché la preghiera la mantiene viva. Voi pregate ogni giorno? Iniziate la giornata con il segno della croce e con il Padre nostro? Voi genitori pregate con i vostri figli? La famiglia che prega unita resta unita e ottiene il dono della pace». Al termine della Santa Messa, concelebrata dal parroco di Staffolo don Sandro Carbonari, c’è stato il taglio del nastro. I coniugi Frontalini lo hanno tagliato, affiancati dall’Arcivescovo, dal parroco e dal sindaco Sauro Ragni. Mons. Angelo Spina ha poi aperto la chiesa che è stata restituita ai fedeli. «Questa riapertura è un segno di rinascita e ripartenza – ha detto il Sindaco – anche se non abbiamo ricevuto fondi, ci siamo rimboccati le maniche e tanti hanno contribuito con le offerte. Questa chiesa è stata quindi riaperta grazie alla solidarietà, alla fraternità e all’amicizia». La serata è terminata con un rinfresco, offerto dalla famiglia Frontalini, che ha anche preparato i famosi mostaccioli di San Francesco, i biscotti che amava il santo e che gli preparava la sua amica romana Jacopa de’ Settesoli.

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