VI Giornata mondiale dei poveri: convegno diocesano ad Osimo con Mons. Giovanni Tonucci

Il tema della sesta Giornata mondiale dei poveri, che ricorre domenica 13 novembre, prende spunto da un passo della seconda lettera di San Paolo ai Corinzi: «Gesù Cristo si è fatto povero per voi», che il Papa ha scelto per ricordare qual è il fondamento dell’impegno di solidarietà verso i bisognosi. Proprio su questo tema è stata incentrata la riflessione di Mons. Giovanni Tonucci, Vescovo Emerito di Loreto, intervenuto durante il convegno diocesano organizzato dalla Caritas lunedì 8 novembre, presso la parrocchia Sacra Famiglia di Osimo. In particolare Mons. Tonucci ha spiegato che Gesù si è fatto povero quando si è incarnato. «Nella Santa Casa di Loreto leggiamo “Hic Verbum caro factum est” – ha detto – il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Questo è il momento in cui Gesù si è fatto povero. Come leggiamo infatti nella lettera di San Paolo ai Filippesi: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre” (Fil 2,5-11). Dio si fa uomo, diventa come noi. Questo è l’abbassamento di Gesù, condividere la povertà della nostra condizione umana. Con il suo esempio Gesù ci chiama ad essere suoi discepoli e invita a farci “tutto a tutti”, a renderci disponibili alla condivisione, a farci carico dei problemi degli altri, a sentire sulla nostra pelle i bisogni e le angosce di ogni nostro fratello e sorella».

Mons. Tonucci ha poi sottolineato che «davanti alle sofferenze degli altri, non si può dire “Non mi interessa”. Proprio attraverso l’incarnazione di Cristo, ci troviamo in una situazione in cui i confini delle nazioni e dei continenti non esistono. Non possiamo accettare queste frasi: “pensiamo prima ai nostri”, “non mi riguarda”, “non è colpa mia”. Il motto di don Milani “I care” significa che io mi preoccupo, mi faccio carico dell’altro. “I care” è l’opposto di “Me ne frego”. Il Vescovo Emerito di Loreto, raccontando che ha vissuto undici anni in Africa, ha spiegato che Dio non ha preferenze di persone, ma in realtà predilige i poveri che non hanno nessuno che li difenda. Nel libro di Siracide si legge infatti: “Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità”. Mons. Tonucci ha dunque sottolineato che «Dio vuole ristabilire l’equità. La giustizia è una bilancia che deve muoversi dalla parte del povero. La giustizia di Dio difende il povero. Non possiamo guardare la povertà come un fenomeno inevitabile, perché deriva dalla nostra responsabilità».

Come Papa Francesco ha parlato della guerra in Ucraina nel suo messaggio per la Giornata mondiale dei poveri, anche Mons. Tonucci ha ricordato che «la guerra porta con sé la distruzione delle persone, sia di quelle uccise sia di quelle che restano in vita e subiscono tanti traumi. La guerra è la sorgente peggiore della miseria del mondo. La povertà nasce dalla guerra, la guerra nasce dall’egoismo e l’egoismo impedisce di trovare rimedi alla povertà. L’attenzione ai poveri significa dunque operare per la giustizia. Non è un atto di carità disinteressata, è una giustizia che è doverosa e deve ristabilire l’equità voluta da Dio, il quale non ha voluto che alcuni fossero ricchi e altri poveri. L’iniquità nasce dal fatto che alcuni hanno anche quello che dovrebbero avere gli altri. Quella persona che muore di fame ha qualcosa da dire a me. La nostra missione non è solo per un giorno, deve cominciare dal nostro atteggiamento personale e quotidiano». Dopo la riflessione del Vescovo Emerito di Loreto, ci sono state tre testimonianze introdotte dal direttore della Caritas diocesana Simone Breccia. Marino e Alessia, papà e figlia, hanno raccontato di aver aperto la porta della propria casa e di aver ospitato una mamma con la figlia provenienti dall’Ucraina. Come ha detto Marino, non si è trattato solo di dare una stanza, «perché abbiamo cercato di farle sentire in famiglia, mangiando e condividendo con loro la nostra quotidianità». Anna e Chiara hanno invece parlato della loro esperienza in Bosnia, all’interno del progetto “Remap Community – Marche” della Caritas che ha offerto ad alcuni giovani delle diocesi marchigiane un’esperienza di volontariato internazionale. Le due ragazze hanno incontrato e ascoltato le storie di tanti migranti che percorrono la Rotta Balcanica e hanno sottolineato l’importanza dello stare insieme e dell’ascolto. Infine Angela, volontaria della Caritas diocesana, ha parlato della consegna dei pasti a domicilio che consente tutti i giorni di portare i pasti a casa delle persone in difficoltà.

La conclusione è stata affidata a Mons. Angelo Spina che, dopo aver ringraziato Mons. Tonucci, il direttore Simone Breccia e tutti i volontari della Caritas, ha parlato di tutti i poveri che sono intorno a noi, dai clochard ai malati di covid, da chi ha perso il lavoro a chi è fuggito dalla guerra in Ucraina, ma ha anche ricordato la lettera apostolica Misericordia et misera, in cui Papa Francesco dice che la più grande povertà oggi è la mancanza di Dio. «Dove manca Dio – ha detto Mons. Angelo Spina – non c’è più la visione dell’uomo. La Chiesa deve avere a cuore i poveri, gli scartati, perché sono la nostra ricchezza. San Lorenzo diceva che sono il vero tesoro della Chiesa e aveva ragione. Accogliamo dunque Gesù Cristo nel povero perché “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”». L’Arcivescovo ha anche ricordato che il 15 dicembre sarà inaugurata la nuova mensa della Caritas nella chiesa di Santo Stefano che accoglierà circa duecento poveri. Qui non verrà dato solo il pasto, sarà un luogo di incontro e di relazioni, dove ci si prenderà cura degli altri». Durante la serata è stata anche allestita l’installazione di “Carità reciproca”: una composizione di undici cubi di cartone ha raccontato attraverso parole, immagini e testimonianze il messaggio del Papa per la VI Giornata mondiale dei poveri. Davanti all’installazione i presenti hanno anche potuto pescare da un cestino un bigliettino contenente un impegno di carità da vivere nella propria vita.

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