Solennità dell’Immacolata ad Osimo

La solennità dell’Immacolata è molto sentita dal popolo cristiano. Ad Osimo, nel Santuario di San Giuseppe da Copertino gremito di fedeli,  gli aderenti alla Milizia dell’immacolata hanno rinnovato i loro impegni e cinque persone ne sono entrate a far parte. L’arcivescovo Angelo, che ha presieduto la celebrazione concelebrata dai Frati Minori Conventuali, ha invitato i fedeli a guardare a Maria e imparare da lei a seguire il Signore Gesù con la fede viva e come discepoli. La Milizia dell’Immacolata è un’associazione pubblica di fedeli, universale e internazionale, fondata a Roma il 16 ottobre 1917 da San Massimiliano Kolbe, francescano conventuale, morto martire ad Auschwitz il 14 agosto 1941, canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 10 ottobre 1982.

Di seguito viene riportata l’omelia dell’Arcivescovo:

“Cari fratelli e sorelle,  duemila anni fa la stanza di una  casa a Nàzaret si riempì di luce e tra quelle mura c’era Maria. L’angelo portò a lei, donna giovane, una buona notizia. L’an­gelo è mandato «da Dio» a bussare alla porta della libertà dell’umile fanciulla di Nàzaret. Il saluto dell’angelo è come la fioritura di un albe­ro a primavera pieno di freschezza, di colori, di vita. «Ti saluto, o piena di grazia» o meglio «Rallegrati, gioisci, o piena di grazia. Il Signore è con te». La nuo­va gioia dell’umanità ha origine da Dio che irrompe nell’antica e infinita tristezza del mondo oscurato dal peccato e dal male. Maria è chiamata a gioire perché «il Signore è con te». La gioia non viene da qualcosa ma da «Qualcuno», da Dio che viene e visita, da Dio che vuole abitare con gli uomini, da Dio che vuole far­si carne nel grembo verginale di Maria. La gioia viene dalla grazia. La grazia è la gioia.  Cos’è la grazia? Non è solo qualcosa che viene da Dio, ma Dio stesso. «Tu sei piena di grazia» come a dire: «Io ti ho fatta piena del mio amore, piena di me e così sarai piena del mio Figlio e poi di tutti i figli della Chiesa». Maria è piena di grazia, cioè è immacolata, piena della presenza di Dio, non c’è posto in Lei per il peccato, è vuota di peccato e per questo è sempre gio­vane, perché il peccato rende vecchi in quanto chiude il cuore e lo fa sfiorire. Maria ha reso bella la sua vita non nell’apparenza, in ciò che passa, ma con il cuore puntato su Dio che illumina la vita rendendola bella. [L’angelo] entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di gra­zia: il Signore è con te». Il saluto dell’angelo av­viene in un luogo avvolto dal silenzio. Il silenzio in cui Dio fa sentire la sua voce discreta. Il silenzio è pre­zioso. È nel silenzio che scorre il sangue nelle nostre vene, è nel silenzio che si ascolta il battito del cuore. Maria, quel giorno in cui ricevette l’annuncio dell’an­gelo, era raccolta nel silenzio non solo esteriore, ma interiore, aperta all’ascolto di Dio. Il suo piccolo cuo­re pieno «di grazia», immacolato, è libero da qualsiasi ombra di egoismo, è tutto centrato nel grande cuore di Dio. I genitori le avevano dato il nome di Maria, nell’annuncio dell’angelo Dio gli dà un altro nome: «Piena di grazia». Essere «piena di grazia» apre all’u­manità un nuovo scenario e fa capire che la salvezza del mondo non è opera dell’uomo, della scienza, della tecnica, dell’ideologia, ma viene dalla grazia. «Grazia vuol dire Amore nella sua purezza e bellezza, è Dio stesso così come si è rivelato nella storia salvifica narrata nella Bibbia e compiutamente in Gesù Cristo. Maria è chiamata la “piena di grazia” e con questa sua identità ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita e nella storia del mon­do, ci ricorda che la potenza d’amore di Dio è più forte del male, può colmare i vuoti che l’egoismo provoca nella storia delle persone, delle famiglie, delle nazioni e del mondo. Questi vuoti possono diventare degli in­ferni, dove la vita umana viene come tirata in basso e verso il nulla, perde di senso e di luce».  Il soffio mite della grazia può disperdere le nubi più nere, può rendere la vita bella e ricca di significato anche nelle situazioni più disumane. La grazia porta la vera gioia che non dipende dal possesso delle cose, ma dal sentirsi amati da Dio. È un bene prezioso, un bene perciò spirituale nel senso di profondo, di inti­mo, che nulla e nessuno può togliere. La gioia di Ma­ria è piena perché è ricolma, è traboccante dell’amore di Dio, non un filo di ombra di peccato è in lei. Questa gioia coincide con la presenza di Gesù nella sua vita: Gesù concepito e portato in grembo e dato alla luce e amato fino alla croce e alla risurrezione. «Non temere, Ma­ria, perché hai trovato grazia presso Dio» dice l’angelo. Maria avrebbe potuto, nella sua situazione, chiedere precise spiegazioni su come Dio pensava di portare avanti un progetto così alto e straordinario. Ma siamo di fronte alla bellezza e alla grandezza del cuore di Maria, puro e luminoso. Non chiede, non vuole ulteriori spiegazioni, non si difende ma si consegna al progetto di Dio. Maria senza esita­zione risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Con il suo “sì” Maria si è consegnata a Dio lasciandosi condurre docilmente da Lui. Il suo non è un “like”, ma un “Amen” totale e per sempre. Maria corrisponde alla grazia e vi si abbandona di­cendo all’angelo: «Avvenga per me secondo la tua pa­rola».  Non dice: «Io farò secondo la tua parola». No! Ma: «Avvenga per me…». E il Verbo si è fatto carne nel suo grembo. Anche a noi è chiesto di ascoltare Dio che ci parla e di accogliere la sua volontà; secondo la logica evangelica niente è più operoso e fecondo che ascoltare e accogliere la Parola del Signore, che viene dal Vangelo, dalla Bibbia. Il Signore ci parla sempre! L’atteggiamento di Maria di Nàzaret ci mostra che l’essere viene prima del fare, e che occorre lasciar fare a Dio per essere veramente come Lui ci vuole. Per questo sant’Agostino afferma che la Vergine «ha concepito prima nel cuore che nel grembo» (Di­scorsi, 215, 4). Ha concepito prima la fede e poi il Signore. La fede vera non può pretendere di vedere tutto chiaro davanti a sé; la fede vera non può esige­re di esaminare in anticipo le mappe di viaggio che Dio propone. La fede vera è un “sì” pronunciato alla Parola di Dio, guardando gli occhi di Dio e fidandosi ciecamente della bontà che brilla in quegli occhi. Così ha fatto Maria. Non basta dire: «Io ho fede», «Io credo in Dio». Importante è dire: «Io credo a Dio». Questo vuol dire non solo che Dio c’è, esiste, ma che io accolgo la sua parola, mi fido di quello che mi dice, significa rispon­dere alla sua parola che muove la vita. La fede diventa allora non un fatto teorico ma una risposta d’amore a Dio che si rivolge a te con la sua Parola. Maria ha detto il suo “sì” coraggioso e generoso perché ferma­mente convinta che «tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mon­do: la nostra fede» (cfr. 1Gv 5,4). Chiediamo alla Vergine Maria di intercedere per la nostra fede, perché sia viva e operosa. Ci aiuti ad essere credenti e discepoli del suo Figlio. Protegga l’umanità intera, la nostra gente delle Marche, così provata negli ultimi tempi. Lei che è la patrona della Regione protegga le nostre Chiese locali e doni al mondo la pace. Amen.

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