Visita pastorale nella parrocchia SS. Trinità: l’Arcivescovo ha incontrato la comunità osimana, i commercianti e i capi scout

È in corso la visita pastorale dell’Arcivescovo nella parrocchia SS. Trinità ad Osimo, iniziata lunedì 17 aprile con il tradizionale rito di accoglienza e la prima catechesi sul Credo Apostolico. In questi giorni Mons. Angelo Spina, accompagnato dal parroco don Dino Cecconi, ha incontrato le forze dell’ordine, l’Amministrazione comunale, la Pia unione del Cristo morto, il consiglio pastorale e quello per gli affari economici, il Masci, gli ammalati, gli studenti della scuola elementare “Bruno da Osimo”, gli anziani della casa di riposo Bambozzi, i cresimandi e i loro genitori. Giovedì 20 aprile ha dialogato con la comunità osimana nel teatrino Campana, mentre venerdì ha incontrato i commercianti del centro di Osimo che hanno raccontato le speranze e le difficoltà che vivono, e i capi scout Agesci Osimo 1.

La giornalista osimana Valeria Dentamaro ha moderato l’incontro nel teatrino Campana, a cui hanno partecipato i cittadini e alcuni gruppi della parrocchia. Accolto dalla presidente dell’Istituto Campana Gilberta Giacchetti e dal consigliere del Cda Francesco Pirani, Mons. Angelo Spina ha risposto alle domande della giornalista e ha dialogato con i presenti. Tanti i temi toccati, dalla bellezza di Osimo alle conseguenze del covid, dai giovani al gemellaggio con la diocesi dell’Alto Soliomes, dall’importanza della cultura alle vocazioni al sacerdozio. Dopo aver vissuto diverse visite pastorali nelle parrocchie di Osimo, Valeria Dentamaro ha chiesto all’Arcivescovo cosa ne pensa della città e lui ha sottolineato che «qui ancora c’è il contatto umano che, purtroppo, in altri luoghi sta scomparendo. C’è un’umanità forte e viva, aperta alla solidarietà». Mons. Angelo Spina ha poi parlato della pandemia che «ha bloccato il mondo intero, i giovani sono stati costretti a fare la didattica a distanza e un grave effetto collaterale è stata la solitudine, ma ci sono stati anche aspetti positivi. Pensiamo ai medici che sono stati degli eroi, alla solidarietà della Caritas e di tanti volontari che hanno aiutato gli anziani e chi era più in difficoltà». Durante l’incontro si è parlato anche del fatto che ci sono ancora persone che seguono la messa in televisione e Mons. Angelo Spina ha sottolineato che «non si può vivere la celebrazione senza la comunità. La nostra chiesa locale è chiamata a camminare insieme e ad evangelizzare. Oggi ci sono le connessioni, ma manca la comunione. Non dobbiamo creare community, ma comunità vive che annuncino il Vangelo. Tutti devono sentirsi responsabili ed essere soggetti attivi nella parrocchia».

Per quanto riguarda gli oratori, «c’è molto da lavorare. Il problema è trovare educatori che si dedichino ai giovani. I ragazzi stanno chiedendo un aiuto, ma manca la disponibilità degli adulti. Dovremmo quindi darci da fare perché l’oratorio non è solo una struttura fisica o uno spazio in cui si gioca, deve essere un luogo di vita e di incontro». Facendo riferimento alla società multietnica e multireligiosa, don Dino ha poi parlato dell’importanza della cultura «per poter essere persone più aperte e collaborative, che pensino al bene comune». Mons. Angelo Spina ha quindi ricordato che «l’uomo è un essere sociale e non può vivere senza relazioni. Bisogna imparare a dialogare con tutti. Oggi viviamo una cultura della contrapposizione in cui l’altro, diverso da noi, è visto come un nemico. Se l’altro lo conosci, invece, non hai paura. È tempo di cultura, attraverso l’arte, la musica, la danza, per dialogare. Bisogna lasciar parlare le persone e ascoltarle».

Venerdì 21 aprile, la visita pastorale è continuata con l’incontro con i commercianti del centro di Osimo, a cui ha partecipato anche Massimiliano Polacco, direttore Confcommercio Marche e Marche Centrali. Nel giardino del duomo di Osimo, gli esercenti hanno parlato delle difficoltà che vivono e della loro professione che è anche una missione. Una signora ha così raccontato che, oltre a dare consigli e vendere prodotti, ascolta le persone che si confidano perché «oggi c’è tanta solitudine e la gente ha bisogno di parlare e confidarsi». C’è poi chi ha sottolineato che molti negozi sono chiusi e che è difficile interagire con le istituzioni e trovare giovani, disposti a lavorare nel fine settimana. Polacco ha ricordato che, purtroppo, «l’Italia è il paese europeo con il più alto numero di giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano e non studiano. È difficile trovare dipendenti e nuovi imprenditori. Bisogna insegnare ai ragazzi la cultura del lavoro. Il covid ha creato diversi problemi ai commercianti, ma c’è il desiderio di far ripartire la città. Per la rinascita del centro storico di Osimo e per attrarre i flussi turistici, è necessario un accordo tra pubblici esercizi, commercio e turismo».

Mons. Angelo Spina ha quindi invitato i commercianti «ad aprire un tavolo di incontro con chi amministra la città. Non si può avere tutto e subito, ma si possono trovare punti di incontro, ascoltando e presentando dinamiche comuni a tutti». Un altro aspetto importante delle attività commerciali è «il loro valore sociale, perché sono luoghi di incontro. Oggi le persone hanno bisogno di contatto e di essere ascoltate». L’Arcivescovo ha poi parlato dei giovani e ha sottolineato che «stiamo attraversando un cambiamento di epoca. Oggi i ragazzi non si divertono più, si stordiscono. È urgente l’alleanza tra le componenti educative della società: la famiglia, la scuola, la parrocchia. Dobbiamo aiutare le nuove generazioni».

Mons. Angelo Spina ha poi celebrato la Santa Messa, a cui hanno partecipato i bambini del catechismo e i lupetti. Coinvolgendo i ragazzi, ha continuato la catechesi sul Credo Apostolico e ha spiegato la parte in cui si recita “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita”. «Senza lo Spirito Santo – ha detto – si vive solo una vita materiale e, quindi, vuota. Si pensa solo a se stessi, ci sono incomprensioni e litigi. Lo Spirito Santo dona invece armonia e, quando abbiamo l’amore di Dio nel cuore, chiediamo scusa agli altri per ristabilire la pace. È quindi importante invocare lo Spirito Santo e alimentare la vita spirituale, con la centralità dell’eucarestia, il primato della parola di Dio, la preghiera e la carità. Come è bello vivere sotto la guida dello Spirito Santo».

L’ultimo incontro della giornata è stato con i capi scout Agesci Osimo 1 che gli hanno mostrato la sede del clan e quella degli esploratori, le stanze delle guide, del noviziato, la tana del branco fiore rosso e la saletta multifunzionale. Hanno poi raccontato le origini del gruppo scout Osimo 1 e spiegato che i capi educatori sono 26, mentre i bambini e i ragazzi circa 120. «L’esperienza scout che cerchiamo di far vivere ai bambini attraverso il gioco, l’avventura, il servizio e la vita all’aperto – hanno spiegato – si è arricchita anche dell’accompagnamento e preparazione ai sacramenti. Desideriamo crescere nell’esperienza di fede, per proporre Gesù ai nostri ragazzi». L’Arcivescovo ha quindi parlato della trasmissione della fede e dell’importanza per il cammino Agesci di percorrere un binario umano e spirituale. «Voi vi prendete cura dei ragazzi – ha detto – accompagnandoli in un percorso educativo. I bambini sono a contatto con la natura e vivono tra di loro dialogo e relazioni, ma sono fondamentali la fede e la centralità dell’eucaristia. Una cosa è stare insieme, un’altra cosa è essere uniti. La Chiesa è formata da persone chiamate da Dio a vivere la comunione, ad essere unite con il Signore e tra di loro, con il primato della parola di Dio e la centralità dell’eucaristia». Li ha quindi invitati a mettere al primo posto l’eucaristia e a partecipare alla Santa Messa celebrata nella parrocchia. Infine ha parlato della tutela dei minori e li ha invitati a vigilare e a formarsi su questo argomento. L’incontro è terminato con la preghiera del capo e la benedizione.

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