Incontro al Cinema Galleria su “Maternità surrogata: generazione o creazione?”

“Maternità surrogata: generazione o creazione?” è il titolo dell’incontro organizzato giovedì 27 aprile presso il Cinema Galleria dalla Pastorale Universitaria, in collaborazione con la parrocchia Santa Maria della Misericordia e l’Associazione Medici Cattolici Italiani (sezione di Ancona). L’argomento è stato affrontato dal dott. Andrea Doga, dirigente medico del reparto Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Salesi e dal filosofo e giornalista Simone Tropea che ha dedicato tre anni di ricerca al tema e ha scritto il libro “Generato e non creato. Mistica e filosofia della nascita: la maternità surrogata e il futuro dell’umanità”.

L’incontro è stato moderato da don Lorenzo Tenti, direttore della Pastorale Universitaria e parroco della chiesa Santa Maria della Misericordia, che ha sottolineato di aver «sentito l’urgenza di trattare il tema della maternità surrogata in quanto segnale di una particolare concezione antropologica e di una prassi medico-scientifica che merita di essere compresa nel suo contenuto e nelle conseguenze pratiche, sia personali che sociali, che ne derivano. In questo periodo attuale in cui sono presenti manifestazioni di riduzione dell’umano, di cattiveria e violenza che distruggono le radici della vita umana, ci è sembrato opportuno affrontare questo tema».

Andrea Doga ha parlato dei motivi per cui si ricorre alla procreazione assistita, «quello più comune è che le coppie non riescono a concepire figli», ha spiegato le varie tecniche e sottolineato che ogni anno, in Italia, «sono circa 60mila i cicli con oltre 20mila nati da procreazione assistita». Con la maternità surrogata, «l’utilizzo della tecnica mercifica il corpo della donna gestante che è ridotto a incubatrice. In Italia la maternità surrogata non è consentita e infatti molti vanno in altre nazioni dove è legale, ad esempio in paesi in via di sviluppo, come l’Ucraina e l’India, oppure negli Stai Uniti, Canada e Australia. La maternità surrogata viene definita un gesto altruistico, quando invece in realtà dietro c’è un business economico importante».

Simone Tropea ha dedicato tre anni di ricerca alla maternità surrogata perché ritiene che questo fenomeno abbia a che fare con il futuro dell’umanità. «È un argomento in cui convergono tutte le grandi criticità del nostro tempo, – ha spiegato – e ha a che fare con il rapporto con l’origine, non solo con l’origine carnale ma proprio con il significato del venire da qualcun altro. Penso che la maternità surrogata ci offra la possibilità di sviluppare una riflessione antropologica radicale, cioè in grado di comprendere tutti gli aspetti più complessi della nostra contemporaneità. Alla radice di questo fenomeno c’è la perdita del rapporto con la vita immediata. Con la maternità surrogata viene negata la gestazione tra la mamma e il figlio, siamo soggiogati dalla cultura della mediazione. Ciò che prima era il progetto di Dio, diventa il progetto dell’uomo. Si passa dalla generazione alla creazione, dove tutto è in mano a un delirio della regione strumentale. Cosa succede quando un uomo si comporta come Dio? Nel desiderio di creare il proprio paradiso genera l’inferno».

Nel suo libro, il giornalista parla anche di filosofia della nascita: «Bisogna considerare come evento limite dell’esperienza umana la nascita e non la morte. Noi ci muoviamo con categorie che contemplano la morte come evento limite dell’esperienza umana, mentre pensare a partire dalla nascita significa capire per esempio che non si può confondere il tema del desiderio con quello del diritto, non si può assecondare un delirio di onnipotenza che ci porta poi a produrre una solitudine sterminata e non si può manipolare la vita, bisogna accoglierla nella sua eccedenza rispetto alle nostre capacità di interpretarla e di gestirla».

Mons. Angelo Spina, al termine dell’incontro, ha sottolineato che «stiamo vivendo un tempo di confusione, in cui è stato rovesciato l’alfabeto dell’umano. Ognuno deve porsi questa domanda: da dove vengo? Innanzitutto prima di abitare un corpo, c’è stato un incontro tra un uomo e una donna che si sono coinvolti totalmente, si sono amati, hanno unito i loro corpi. Ognuno proviene da questo amore. I genitori non ci hanno prodotto, ci hanno generato. Ognuno è nato grazie al coinvolgimento di tre dimensioni: spirituale, affettiva e fisica. Prima di nascere siamo stati attesi, voluti e amati e, quando siamo nati, siamo stati accolti e cresciuti con amore».

L’Arcivescovo ha anche sottolineato che «secondo la cultura contemporanea ciò che è tecnicamente possibile è eticamente possibile. Ciò non è vero. È possibile costruire e sganciare la bomba atomica, ma ciò non significa che sia moralmente giusto. Le tecniche di procreazione assistita comportano l’eliminazione degli embrioni e con la maternità surrogata una donna porta avanti una gravidanza per conto di terzi che poi diventeranno i genitori legali del minore. I figli non sono un prodotto e dietro a tutto questo c’è un business spaventoso. Una legge italiana vieta l’allontanamento dei cagnolini e dei gattini dalla madre prima dei 60 giorni di vita, perché si ritiene che i genitori, anche quelli a quattro zampe, siano figure di riferimento indispensabili. È quindi chiaro che quando si parla di maternità surrogata si è davanti a un rovesciamento dell’alfabeto dell’umano».

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