Convegno diocesano della Caritas: “Cantieri di carità”

È stato un’occasione di condivisione e confronto il convegno diocesano della Caritas “Cantieri di carità”, che si è tenuto sabato 13 maggio presso il Centro Pastorale diocesano. Come hanno spiegato il direttore della Caritas diocesana Simone Breccia, la vicedirettrice Donatella Crocianelli e l’operatrice Arianna Burdo, il convegno è stato organizzato con il desiderio di «approfondire il mandato Caritas di animazione della comunità e la sua dimensione “pedagogica”, per condividere e rinnovare i percorsi che ci vedono impegnati nei gesti concreti, nella prossimità fraterna e nella testimonianza della carità in funzione della comunità, soprattutto alla luce del periodo che stiamo attraversando che, come ama ripetere Papa Francesco, è un vero e proprio cambiamento d’epoca. Dobbiamo riconoscere che questo tempo rappresenta una sfida, ma siamo chiamati a cogliere l’opportunità che si cela dentro il cambiamento». Lo slogan del convegno è stata infatti la parola “change” che si è trasformata, diventando “chance”.

È un po’ quello che è successo negli anni della pandemia, come hanno raccontato Donatella e Arianna: «Dopo la crisi del covid che ha causato isolamento e distacco dal territorio, è nato un anno fa il coordinamento delle Caritas parrocchiali. La pandemia ha prodotto un cambiamento ma, allo stesso tempo, ha permesso di trovare nuove vie e nuovi strumenti, per rimanere in contatto con i volontari e le Caritas parrocchiali. Ad esempio attraverso il coordinamento e i kit di animazione comunitaria per la Giornata mondiale dei poveri, l’Avvento di carità e la Quaresima di fraternità, abbiamo incontrato i volontari e lavorato direttamente con loro e c’è stata, quindi, una maggiore collaborazione con le Caritas parrocchiali». Il percorso intrapreso nell’ultimo anno ha seguito diverse tappe che sono state riassunte con delle azioni: conoscerci, lavorare insieme, progettare.  È stato dunque un tempo per raccontarsi e ascoltare le esperienze degli altri, durante il quale le Caritas parrocchiali hanno capito come utilizzare nelle loro parrocchie i kit di animazione predisposti dalla Caritas diocesana, e hanno preparato insieme il convegno del 13 maggio, organizzato proprio per valorizzare le diverse esperienze di carità del territorio e approfondire la conoscenza reciproca. L’intento è stato quello di affrontare la carità come processo di generatività che viene dal basso, che non vede un’imposizione o una codifica che viene dall’alto. All’inizio del convegno, tramite un video, sono quindi state presentate le attività di alcune Caritas parrocchiali, dai centri di ascolto agli aiuti alimentari.

Nella seconda parte del convegno, invece, è intervenuto Fabrizio Carletti del Centro Studi Missione Emmaus che si occupa di accompagnare percorsi e processi pastorali. Partendo dal concetto di cambiamento di epoca che stiamo vivendo, ha spiegato come affrontarlo offrendo tre indicazioni. Innanzitutto ha spiegato che viviamo in un cambio d’epoca che «ha messo in discussione alcune forme e prassi che abbiamo nelle nostre comunità e parrocchie» e ha sottolineato che il Papa «ha offerto lo strumento del cammino sinodale, che ci chiede di metterci in ascolto dello Spirito Santo e delle realtà che viviamo». Secondo il relatore, dunque, «per ottenere qualcosa di nuovo occorre lasciare qualcosa che si ha, del passato» e ha quindi invitato i presenti a chiedersi «perché e cosa lasciare? Per rispondere a un grido nuovo, cosa devo lasciare?». Occorre poi «gettare le reti, sapendo che non tutto quello che otterremo sarà buono. È il tempo dei cantieri e delle sperimentazioni, in cui potrà capitare di fare qualche errore. Cosa mi fa paura? Perché?». Infine ha sottolineato che «nel futuro ci saranno sia cose nuove che antiche, continuità e discontinuità nei processi. Cosa tenere? Perché?».

Il relatore ha anche parlato di due sfide del nostro tempo, emerse dalle sintesi del cammino sinodale italiano e diocesano. La prima è la prossimità, «con l’ascolto delle situazioni di povertà e fragilità e il rinnovo delle comunità, in cui vivere relazioni inclusive, autentiche, non giudicanti». La seconda sfida è la sinergia, ovvero «un’autentica condivisione e collaborazione tra le varie proposte già attive. Ognuno nella comunità ecclesiale ha bisogno di imparare a vivere relazioni più attente all’altro». Carletti ha poi consegnato ai presenti quattro criteri per rinnovare la carità. Il primo: generare reti, passando dall’aiuto al riscatto e, quindi, «oltre a donare vestiti e alimenti, è necessario dare all’altro la possibilità di entrare in una rete di relazioni». Secondo: reciprocità, dal dono alla scambio, che «non significa scambio materiale. Capita spesso che, a un certo punto, le persone aiutate e assistite inizino a dare una mano nella mensa o al centro di ascolto. Ciò restituisce a loro la dignità». Il terzo criterio è rinarrare, passare dalle attività alle esperienze, «narrando e condividendo quanto vissuto », mentre il quarto criterio è la crescita della comunità, dai pochi ai molti.

Sono seguiti i lavori di gruppo, durante i quali i partecipanti hanno condiviso ciò che li ha colpiti della relazione e hanno indicato cosa rinnovare nel proprio servizio e nella propria comunità, chi coinvolgere per attuare un processo di rinnovamento, e gli elementi (punti di forza) delle loro esperienze e attività che ritengono di dover tenere. Riflessioni che sono state poi presentate in assemblea dai moderatori dei gruppi, che hanno parlato del’importanza dell’ascolto e delle relazioni. Infine Mons. Angelo Spina ha ringraziato tutti i volontari delle Caritas parrocchiali per il loro impegno e servizio: «Grazie perché lavorate nella vigna del Signore. Quando ci sono le difficoltà, non fermiamoci, quello è il momento in cui chiedere allo Spirito Santo dove ci vuole portare. Vi incoraggio ad andare avanti, con l’amore e la speranza nel cuore».

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