Prima nazionale di “Francesco, l’uomo nuovo”

Martedì 3 ottobre, ricorrenza del transito di san Francesco d’Assisi, ha debuttato in prima nazionale “Francesco, l’uomo nuovo” ovvero di come Fra Ugolino da Montegiorgio narra di lui. Lo spettacolo, nato da un’idea di Luca Violini e Leopoldo Rossano (testo di Paolo Logli), è andato in scena ad Ancona, presso la Chiesa San Francesco alle Scale. Il progetto è nato dalla volontà di produrre uno spettacolo di altissima valenza artistica sul poverello di Assisi, in occasione delle Celebrazioni per san Francesco (2023-2026). A partire da quest’anno e fino al 2026 si celebreranno infatti gli 800 anni da alcuni momenti che hanno segnato la vita del santo: 800 anni del presepio di Greccio (2023), 800 anni dalle stimmate ricevute sul Monte della Verna (2024), 800 anni dalla composizione del Cantico di Frate Sole (2025), 800 anni dalla morte di San Francesco di Assisi (2026).

Lo spettacolo ha presentato la straordinaria figura di Francesco attraverso le parole di Fra Ugolino che si assunse il compito, molti decenni dopo la predicazione del poverello di Assisi, di raccontarne la storia attraverso una minuziosa raccolta di tutti i detti e i racconti che su di lui si ripetevano oralmente. Il lavoro di Ugolino, francescano lui stesso, anche se non conobbe mai il santo, perché visse quasi un secolo dopo, è arrivato fino a noi con il nome di “I Fioretti di San Francesco”, e ci consegna l’immagine di un santo realmente rivoluzionario, perché completamente proteso al cielo e alla fede, completamente disinteressato al potere e al denaro, i principi di questo mondo, ma contemporaneamente ardentemente innamorato del creato e della natura.

L’Ugolino parla nel monologo con la voce dell’attore/doppiatore Luca Violini, accompagnato dalla chitarra di Giovanni Seneca che ha curato la parte musicale dello spettacolo. L’introduzione alle Marche Francescane è a cura di Diego Mecenero, giornalista e redattore e studioso del santo di Assisi, che ha parlato di come il francescanesimo si è diffuso nelle Marche. Non a caso, la prima nazionale ha debuttato nelle Marche, regione dove furono scritti i Fioretti di San Francesco, capolavoro della letteratura italiana e spirituale del 1300. Inoltre è documentato che il santo di Assisi venne sei volte nella nostra regione e nel 1219 partì proprio dal porto di Ancona per raggiungere la Terra Santa. Non a caso il debutto ad Ancona di questo spettacolo, che ha avuto il patrocinio dell’ Arcidiocesi di Ancona-Osimo, del Comune di Ancona, della Provincia Picena San Giacomo della Marca dei Frati Minori, e la supervisione di padre Ferdinando Campana, è stato fortemente voluto in considerazione del fatto che san Francesco giunse ad Ancona per imbarcarsi per l’Egitto, viaggio motivato dalla volontà di portare parole di pace in una terra funestata dalle lotte tra cristiani e musulmani.

Dopo i saluti di don Carlo Carbonetti, vicario dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, e di Giovanni Zinni, vicesindaco di Ancona, e l’introduzione di Diego Mecenero, è andato in scena “Francesco, L’Uomo Nuovo”. L’Ugolino che parla nel monologo con la voce di Luca Violini guarda indietro alla sua esperienza terrena per così dire dalla fine dei tempi, da quel momento, al di là dell’esistenza terrena, in cui i bilanci si possono fare in modo appagato, pacificato, sereno. E dal quale, inoltre, si può guardare alla storia umana, all’intera storia umana, con disincanto ma contemporaneamente con la voglia di correggere, stigmatizzare, esortare. Non solo i propri tempi, ma anche i tempi delle persone che lo stanno ascoltando, nel caso, il pubblico di una platea che ascolta attenta. “Francesco, L’Uomo Nuovo” diventa quindi anche l’occasione per cui, esortati dalle parole di Ugolino, possiamo confrontare la nostra età confusa e troppo piena di parole con il messaggio di Francesco, fatto prima di tutto di silenzio e di fatti.

Ed ecco che “Francesco, l’Uomo Nuovo” finisce per diventare, nella prosa dello sceneggiatore Paolo Logli, autore del testo, anche una meditazione sul valore delle parole, sulla necessità di conferire loro un significato pieno, pregnante, capace di incidere e migliorare la realtà: ancora una volta un ammonimento alla nostra epoca di slogan imparati a memoria, di parole dette troppo spesso senza pesarle, di superficialità elevata a sistema di vita. Ma anche, “Francesco, l’Uomo Nuovo” è la narrazione di una generazione di giovani, insoddisfatta, come sempre sono i giovani, del mondo ereditato dai loro padri, ma che – questa volta – non si limita solo a disapprovare, ma diviene protagonista, seguendo la potenza delle parole di un Santo, di una delle più grandi rivoluzioni che la nostra storia ricordi.

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