La comunità parrocchiale di San Giuseppe ha accolto fraternamente Mons. Angelo Spina che, domenica 23 febbraio, ha iniziato la sua visita pastorale nella parrocchia di Falconara. Durante il rito di accoglienza l’Arcivescovo ha baciato il Crocifisso, ha asperso i fedeli con l’acqua benedetta e si è inginocchiato in adorazione davanti al SS. Sacramento. Il parroco don Valter Pierini ha poi presentato la comunità e ha sottolineato che «la parrocchia può avere la tentazione di chiudersi in se stessa, mentre la visita pastorale ci ricorda ancora una volta che è parte della Chiesa locale. Siamo chiamati a condividere le gioie e le sofferenze della parrocchia e della comunità diocesana, e a portare insieme i pesi gli uni degli altri».
L’Arcivescovo ha ringraziato il parroco, il vicario parrocchiale Jean Alain, il diacono Jacopo e i fedeli per l’accoglienza e ha spiegato il senso della visita pastorale: «Gesù è il buon pastore, come recita il Salmo 22. Lui conosce le sue pecore ed esse lo seguono, Lui dà la vita per loro. Il pastore di ogni comunità è Gesù Cristo crocifisso e risorto. Lui ha voluto che la Chiesa fosse fondata sugli apostoli e oggi i successori degli apostoli sono i vescovi: il Papa e i vescovi, ai quali è affidata la cura di una Chiesa particolare». Ha quindi spiegato che durante la settimana, ogni giorno l’Arcivescovo annuncerà la Parola di Dio, celebrerà la Santa Messa «perché l’Eucaristia è il cuore della comunità, fonte e culmine della vita cristiana», e approfondirà il Credo Apostolico. «Vivremo una settimana di comunione e condivisione – ha continuato – siamo fratelli e sorelle che camminano insieme e, in particolare in questo anno del Giubileo, sperimenteremo che siamo tutti pellegrini di speranza. Non persone disperate, ma persone con la speranza nel cuore, perché la nostra speranza è Gesù che è il Vivente, ha vinto la morte ed è risorto. Questa visita pastorale è quindi un tempo di grazia per la parrocchia. Un tempo per nutrirci della Parola di Dio e dell’Eucaristia, per crescere nel cammino della fede nella quale vi confermerò».
È poi iniziata la Santa Messa e l’Arcivescovo che ha commentato il Vangelo (Lc 6,27-38) in cui Gesù invita ad amare i nemici: «Gesù ci chiede di amare i nostri nemici, pregare per loro e benedirli. È possibile? Ci riusciamo? In questo momento della nostra vita, abbiamo delle persone che consideriamo nemiche? Preghiamo per loro, le benediciamo? Il cristiano dove trova la forza per amare? Non in noi stessi, ma in Gesù Cristo crocifisso che sulla croce ha mostrato l’amore di Dio Padre e il perdono. Gesù ha donato la sua vita per noi, per la nostra salvezza. Il cristianesimo è amore, perdono, dare la vita. Se tu credi in Gesù e lo ami, non puoi usare le lance per colpire, ma usi la voce per costruire la pace». Ha quindi invitato i fedeli ad «amare, pregare e benedire i nemici, coloro che ci fanno soffrire. Se siamo figli del Padre celeste, che fa sorgere il sole sopra i buoni e i cattivi, allora da figli siamo chiamati ad essere come il Padre. È amando i nemici, è perdonando che con la nostra vita riveliamo che Dio è amore. Sì, l’amore per il nemico, ciò che sembra impossibile per l’uomo, attraverso Gesù Cristo è diventato possibile: è vivendo come Lui che possiamo manifestare la differenza cristiana in mezzo agli uomini, tutti nostri fratelli, tutti amati da Dio in Gesù Cristo».
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