David Baiocchi è stato ordinato diacono

Instancabile nell’azione, mite nel servizio della comunità e perseverante nella preghiera. Questo è il profilo del diacono e l’augurio che Mons. Angelo Spina ha rivolto al seminarista David Baiocchi nel giorno della sua ordinazione diaconale. Domenica 2 marzo nella parrocchia San Giuseppe Moscati l’Arcivescovo gli ha ricordato che «è stato scelto ed eletto da Dio» e che «amare è servire». Lo ha quindi invitato alla carità, a dare senza chiedere nulla in cambio, ad abbassarsi e a farsi piccolo, a servire i fratelli e le sorelle, in particolare i poveri. Così facendo, «il tuo agire sarà un ponte che unisce l’Altare alla strada, l’Eucaristia alla vita quotidiana delle persone; la carità sarà la tua liturgia più bella e la liturgia il tuo più umile servizio».

Davanti a Mons. Angelo Spina e ai presbiteri, alla famiglia e agli amici, alla comunità del Seminario e ai fedeli della parrocchia San Giuseppe Moscati dove è cresciuto, David ha pronunciato il suo “Eccomi” e ha ringraziato tutti coloro che lo hanno accompagnato in questi 32 anni di vita e sono stati strumento dell’amore di Dio: l’Arcivescovo che «considero un padre», i compagni di viaggio del Seminario «per la pazienza e il bene che mi hanno voluto», i formatori che lo hanno aiutano nel discernimento e gli hanno «mostrato il volto di Gesù misericordioso», in primis il rettore don Claudio Marchetti e il padre spirituale don Luca Bottegoni, i sacerdoti che gli sono stati accanto a partire da don Samuele Costantini, «grazie per aver sognato insieme a me». Con don Samuele, che è stato parroco di San Giuseppe Moscati, ha infatti iniziato qualche anno fa il cammino di discernimento vocazionale e fondamentale è stato anche il gruppo scout Agesci Ancona 9 che, insieme alla comunità parrocchiale, «mi ha fatto scoprire quanto è bello servire».

Con lo scoutismo, prendendosi cura dei ragazzi, ha sperimentato la gioia, quella che nasce donandosi agli altri. Dopo aver frequentato il liceo scientifico Galilei e l’Università a Bologna, ha sentito nel cuore di spendere la vita per gli altri ed è entrato nel Seminario regionale di Ancona nell’ottobre del 2017. Tante le persone e le realtà incontrate in questi anni, grazie al tirocinio pastorale nelle parrocchie di Filottrano, Sirolo e Numana, e fondamentali sono state anche le esperienze al Cottolengo «dove ho imparato il servizio agli ultimi e ho avuto la sensazione di incontrare la carne di Gesù» e la missione in Costa d’Avorio con i missionari della Consolata e padre Matteo Pettinari che «oggi prega per noi dal cielo».

Un grazie speciale lo ha dedicato alla sua famiglia, ai genitori, al fratello Tommaso «che mi ha insegnato a perdonare e ad essere perdonato», ai nonni e ai parenti. Ha ringraziato i suoi genitori per l’amore gratuito e per avergli insegnato «ad accogliere tutti, questo è stato molto importante per la mia strada». David è riconoscente anche a tutte le persone disabili, «siete per me l’immagine più bella del volto di Gesù», e a «coloro che fanno fatica nella fede e sono qui oggi perché mi vogliono bene».

Proprio ai giovani “lontani” dalla Chiesa, seduti in prima fila, ha rivolto un pensiero e li ha ringraziati «perché in un qualche modo la vostra lontananza mi fa sentire più vicino a Gesù. La sua missione era proprio rivolta ai “lontani” e desidero che sia anche la mia, affinché i “lontani” possano diventare “vicini” e sperimentare l’amore di Dio». Come frase per la sua ordinazione diaconale David ha infatti scelto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). «Il primo destinatario di questo amore sono io – ha detto David – l’ho scoperto grazie al cammino del Seminario e a tante realtà ecclesiali che mi hanno accompagnato fino a oggi. E soprattutto ho capito che Gesù chiama me e tutti quelli che ama “amici” e voglio fare in modo che con la mia vita tutti possano capire che Gesù li ama e li chiama “amici”». David ha così voluto che le offerte della messa fossero devolute al Centro di pastorale giovanile e vocazionale “Casa Nazareth“, opera segno del Giubileo. Un luogo di incontro dei giovani, una “casa” nel centro di Ancona, nata per favorire la loro crescita umana e spirituale, il discernimento vocazionale, la formazione permanente e l’accompagnamento nel cammino della vita. 

David ha ringraziato anche i ragazzi della Pastorale Giovanile «con cui sogno e cammino», che hanno animato insieme al coro della parrocchia la messa, durante la quale si è prostrato davanti all’altare chiedendo l’intercessione di tutti i santi, invocata con il canto delle litanie. L’Arcivescovo ha quindi imposto le mani su di lui e dopo la preghiera di consacrazione gli ha consegnato il Vangelo, con la missione di annunciarlo al mondo. C’è stata poi la vestizione degli abiti diaconali e infine l’abbraccio di pace: l’Arcivescovo ha abbracciato David che ha poi abbracciato i diaconi presenti.

«Ora vieni condotto sulle strade del mondo con i piedi saldamente a terra, dove gli uomini e le donne vivono, – ha detto l’Arcivescovo a David – ma nello stesso tempo, come uomo della carità e della comunione, sei chiamato a guardare in Alto, al Signore Gesù, per essere sempre – come si legge nella preghiera della Colletta, propria dell’ordinazione – “instancabile nell’azione, mite nel servizio della comunità e perseverante nella preghiera”». Mons. Angelo Spina ha spiegato che «Gesù passò un’intera notte in orazione prima di scegliere i Dodici e ciò dice l’importanza di essere perseveranti nella preghiera” facendo sì che scandisca le tue giornate. I doni che Dio fa non sono mai “privati” e mai vanno tenuti nascosti o protetti da una sorta di brevetto. Il diaconato è un dono che Dio fa a tutta la Chiesa e tu vieni chiamato a farlo fruttare, come ci ricorda il Vangelo: “Un albero si riconosce dai frutti”, come un talento ricevuto che domanda d’essere speso, condiviso e moltiplicato (v. parabola dei talenti; Mt 25,14-30). È come il seme buono e abbondantemente sparso che ora chiede d’essere accolto da te come “terreno buono” e capace di fare molto frutto (v. parabola del seminatore; Mc 4,1-20).

Essere mite nel servizio significa che nella Chiesa deve vigere la logica dell’abbassamento. Tutti siamo chiamati ad abbassarci, perché Gesù si è abbassato, si è fatto servo di tutti. Se c’è uno grande nella Chiesa è Lui, che si è fatto il più piccolo e il servo di tutti. E tutto comincia da qui. Ricordiamoci sempre che per i discepoli di Gesù amare è servire e servire è regnare. Il potere sta nel servizio, non in altro. I diaconi sono i custodi del servizio nella Chiesa, per conseguenza si può dire che sono i custodi del vero “potere” nella Chiesa, perché nessuno vada oltre il potere del servizio».

L’omelia di Mons. Angelo Spina: Omelia ordinazione diaconale David Baiocchi

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