Un vero cammino di speranza è stato il pellegrinaggio diocesano Crocette-Loreto, che in questo anno del Giubileo ha assunto un valore ancora più importante. Per centinaia di fedeli è stato un’occasione per rinnovare la propria fede e avvicinarsi a Dio, un’esperienza di perdono e comunione che ha permesso di riscoprire la tenerezza dell’amore misericordioso del Padre. Sabato 31 maggio, come pellegrini di speranza, alle ore 17 i fedeli si sono incamminati dalla parrocchia Santissima Annunziata di Crocette e, in preghiera, hanno seguito la statua della Madonna di Loreto e raggiunto il Santuario Lauretano, dove è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo Angelo Spina.
Prima di iniziare il cammino, l’assessore ai Servizi sociali di Castelfidardo Andrea Marconi ha salutato i fedeli e l’Arcivescovo ha sottolineato che «questo pellegrinaggio nell’anno giubilare è un segno di speranza, possiamo ricevere il dono dell’indulgenza plenaria». E ha invitato i fedeli a guardare a «Maria, la madre di Gesù e della Chiesa. È la donna del sì, è la credente: si fida, si affida e confida in Dio. Tante persone portano nel cuore dolori e sofferenze e Maria è vicino a ciascuno di noi». Mons. Angelo Spina ha anche chiesto di pregare per un giovane di Filottrano in coma, a causa di un incidente, e di unirsi alla preghiera dei genitori, presenti al pellegrinaggio. Ha quindi affidato alla Vergine Lauretana i giovani, gli ammalati, gli anziani, e ha chiesto in particolare «il dono della pace nei nostri cuori, nelle famiglie, nel mondo».
È poi iniziato il pellegrinaggio giunto alla diciottesima edizione, dal titolo “Pellegrini di speranza con la Vergine Maria”. Meditando i misteri del rosario, i fedeli hanno camminato insieme e hanno pregato per tante intenzioni chiedendo l’intercessione di Maria. Cantando e ascoltando alcune meditazioni tratte dall’esortazione apostolica “Christus vivit”, firmata da Papa Francesco a Loreto e indirizzata ai giovani di tutto il mondo, i fedeli hanno raggiunto la Basilica di Loreto, dove sono stati accolti dall’Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto, Mons. Fabio Dal Cin, dal sindaco Moreno Pieroni e dal presidente del Consiglio regionale delle Marche Dino Latini.
Rivolgendosi ai fedeli, prima dell’inizio della celebrazione eucaristica, Mons. Fabio Dal Cin ha ricordato che «Gesù è la nostra speranza e la speranza non delude mai. Vi invito a toccare le pietre della Santa Casa che custodiscono la memoria del mistero dell’Incarnazione, la speranza si è fatta carne. Dio che si è fatto uomo, ha bisogno anche della nostra umanità affinché nel mondo possa crescere la speranza, attraverso i nostri gesti umani, concreti, delle opere di misericordia corporale e spirituale. Toccare quelle pietre è come appoggiare la nostra vita nel sì di Maria, per ripartire con più fede e forza nei nostri cuori, grazie al dono dell’indulgenza plenaria. Vi auguro di sperimentare la vicinanza affettuosa di Maria che mai abbandona i suoi figli».
È poi iniziata la Santa Messa nella Basilica, presieduta da Mons. Angelo Spina e concelebrata dal vicario generale don Luca Bottegoni, dal parroco di Crocette don Franco Saraceni e da altri sacerdoti della diocesi. «La solennità dell’ascensione ci invita a guardare il cielo – ha detto Mons. Angelo Spina – per vivere bene sulla terra, come fratelli e sorelle. Nel Vangelo leggiamo che Gesù alza le mani e benedice i suoi discepoli, prima di salire al cielo. Oggi Dio ti benedice, cioè dice bene di te. Ti ama, perdona e ti invia come operatore di pace».
Ricordando Papa Leone XIV che ha parlato di una “pace disarmata e disarmante”, l’Arcivescovo ha sottolineato che «questo deve essere il pellegrinaggio del disarmo. Devono essere disarmate le nostre parole, i cuori, la terra, le immagini. Questo è un cammino per riconciliarci con Dio, per essere in pace con noi stessi, gli altri e il creato. Questo avviene per grazia e, al termine di questa messa giubilare, grazie al dono dell’indulgenza possiamo cantare il nostro Magnificat». Dopo la benedizione finale Mons. Angelo Spina, i sacerdoti e i fedeli sono entrati nella Santa Casa, per chiedere l’intercessione di Maria e affidarsi a lei, nostra Madre. «Cosa porteremo a casa nostra? Il perdono, la gioia del pellegrinaggio e la pace, con lo sguardo rivolto al cielo, meta del nostro pellegrinaggio», ha concluso Mons. Angelo Spina.
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