2016/03/27: La Pasqua ci faccia liberi di riformare la nostra coscienza, assumere la misericordia, farci ottimismo

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
Pasqua del Signore – Messa del giorno
(Ap 10, 34.37- 43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9)
CATTEDRALE SAN CIRIACO
Domenica 28 Marzo 2016
Carissimi spero che abbiate vissuto una giornata lieta, piena di conforto, di gioia famigliare e di speranza.
Celebrando questa santa Eucarestia prego per voi che siete qui, prego per tutta la diocesi e per questa città, perché insieme si possa ritrovare veramente la letizia pasquale.
Dalla parola di Dio abbiamo ascoltato una grande notizia, una di quelle notizie rare che non si leggono spesso, anzi nella storia è stata letta una sola volta, ma che è oramai raccontata ogni giorno.
Una notizia che dobbiamo accogliere ma soprattutto raccontare, la notizia si riassume così: il Signore, quello che era morto è davvero risorto!
Questa notizia, carissimi tutti, è entrata nel buio della vita umana, ed ha scandalizzato di più della vicenda del Calvario; gli stessi apostoli, rattristati dalla morte del Signore, si saranno domandati perché si era lasciato fare questo, così di fronte alla resurrezione dicono che questo era una affare di donne.
La morte carissimi, per quanto dolorosa e ingiusta, come tante ne vediamo, e per quanto ci offenda e ci disturbi, alla fine entra nel vocabolario dell’accettazione, in una parola non se ne può fare a meno.
La resurrezione è fuori di ogni umano pensiero, di fronte alla resurrezione siamo scettici, diventiamo sottili ragionatori e diventiamo anche cultori dell’impossibilità, quasi che avessimo il potere di togliere a Dio questo potere.
Ci piaccia o no, carissimi, questo è capitato all’umanità.
L’umanità come si dovrà sempre misurare sulla croce di Cristo, piazzata dalla storia, e di fronte a quella croce ogni vergogna dell’umanità è comprensibile, questa stessa umanità, se vuole vivere, si dovrà sempre misurare con la verità che oltrepassa la morte con la resurrezione.
Tutto ciò non per qualche stravagante ideologia adatta a contaminare le deboli coscienze dei mortali che soffrono, questo solo per l’esperienza donataci da Dio che per amore ci da la vita, che per amore muore per perdonarci e che per amore ci riporta nel giardino da cui per seduzione eravamo usciti.
Nel mistero della croce, Venerdì Santo, e nel mistero del sepolcro vuoto, l’indomani dopo il Sabato, cioè oggi, all’umanità è stata ridata la dignità della gloria, questo fissiamocelo dentro la nostra mente.
Non c’è altro motivo di felicità se non questo: all’umanità è stata ridata la dignità della gloria.
Ieri mattina abbiamo letto un’antica predica dei primi secoli e questo padre immagina che Gesù risorto sia andato negli inferi e abbia svegliato Adamo dicendogli: «Svegliati che per te c’è qualcosa di nuovo! Io che sono della tua stessa natura, uomo, sono Figlio di Dio e per te sono morto, vieni e sappi che anche i Cherubini canteranno per te, perché tu hai la stessa dignità di Dio.»
Noi l’unica dignità che abbiamo è questa della gloria.
Nel mistero della morte di Cristo Signore e della sua resurrezione la storia dell’uomo ha preso una direzione nuova, questa direzione occorre, se si vuole, conoscerla, crederla e viverla.
La resurrezione non è solo un regalo finale, è piuttosto una vita nuova, è una costruzione personale e sociale che come tutte le costruzioni è tirata su con le opere della giustizia e dell’amore e che come ci ha detto l’apostolo Paolo, è tirata su con il lievito, non della malizia e della perversità, ma con il pane della sincerità e della verità.
C’è una resurrezione che offre eternità di beatitudine e c’è anche una resurrezione che renda beata la vita della storia umana.
Noi carissimi siamo abituati a dire, con spirituale gioia e lieta speranza, che siamo stati salvati; quante volte abbiamo sentito questa frase, ma poi, con stupida superficialità e con penata consapevolezza, ci lasciamo condizionare dalla malvagità e dalla paura pensando ad una sorta di inganno da parte di Dio.
Il problema è che noi ci dimentichiamo di essere fra due parole immense e conflittive, e siccome non siamo capaci di scegliere, continuiamo a lamentarci e ad accusare Dio.
Quali sono queste due parole immense, ma anche conflittive?
Luce e tenebre, vita e morte, grazia e peccato, beatitudine e maledizione, amore e odio, misericordia e miseria, siamo cioè tra Dio che salva e il Maligno che disperde e confonde, siamo dentro una lotta!
La pasqua di Cristo ha liberato la nostra libertà, questa Pasqua del Signore non imprigiona la nostra libertà, non la costringe la sua Pasqua ha necessità della nostra adesione, la pasqua richiede, per così dire, una solidarietà con la resurrezione, che significa solidarietà con tutto quello che è bellezza, bontà, giustizia e pace, parole sempre invocate e sempre disprezzate.
La Pasqua non è un automatismo del bene, ma grazia, aiuto, dono per il bene.
Da tutto ciò mi permetto di presentare a voi tutti tre consegne pasquali, ognuno scelga poi quella che vuole.
Di fronte alla Pasqua che è luce, il cero pasquale rappresenta il Cristo risorto, io che cosa debbo offrire? Lo dico innanzitutto a me stesso.
La prima consegna –Alla luce della Pasqua occorre che io assuma la responsabilità di riformare la mia coscienza personale e la nostra coscienza collettiva.
La coscienza costruita sul bene alleggerisce il gravame delle leggi.
Vi faccio un esempio: io posso fabbricare una bomba per uccidere, ma dentro di me c’è l’altra idea che non debbo fabbricare la bomba per uccidere e Dio non può fermare la mia mente e non può fermare il mio braccio.
Lui quello che poteva fare lo ha fatto: ha acceso la luce della libertà e la libertà non è “faccio quello che mi pare”, la libertà è “faccio solo il bene!”
Provate a ragionare con i vostri figli che hanno 30 anni, con i vostri adolescenti che iniziano l’esperienza dei primi amori e domandate: “tu sei libero?”
Riformare la coscienza. Abbiamo fatto solo le leggi umane che giustificano la coscienza, il “non uccidere” è di Dio, non delle leggi umane; possiamo fare un’infinità di leggi, ci sarà sempre uno che non avrà la coscienza a posto e farà quello che vuole …
La seconda consegna –Assumere la misericordia come medicamento, ci sono due facce della misericordia.
La prima faccia della misericordia: quella che viene da Dio che si chiama perdono e rigenerazione.
Per noi cristiani tutto questo ha due nomi: il Battesimo, giornata pasquale della mia vita, e Sacramento sella remissione dei peccati, se non passo attraverso queste due strade io, cristiano, non sarò perdonato da Dio.
Occorre confessarsi spesso perché solo così posso entrare dentro la misericordia di Dio e cambiare gradualmente la mia coscienza.
La seconda faccia della misericordia: è quella che passa per le mie mani: come bontà per la struttura famigliare, per la struttura sociale, per la giustizia, tutto ciò passa per le mie mani!
Questa bontà la esercito per una serena superiorità spirituale, non per superbia, in quanto Dio mi fa capire questo; questa seconda consegna, carissimi, la viviamo veramente? La misericordia passa attraverso le nostre mani?
Qualcuno arriccia il naso di fronte a Papa Francesco che dice sempre le stesse cose, ma occorre che queste cose vengano dette chiaramente: noi siamo di fronte ad una storia nella quale c’è un popolo che sta bene e si lamenta, e ci sono molti popoli che sono poveri e hanno diritto di protestare.
Occorre che cambiamo la coscienza, poi chiamiamo malvagità quella che è malvagità e che va perseguita, ma dobbiamo permettere ai nostri fratelli di risuscitare!
In questi dibattiti radiofonici e televisivi, un signore si è permesso di dire che non si sentiva responsabile di nulla, di fronte ai tanti poveri, sarebbe opportuno fare un po’ di storia: chi vende le armi? E’ il mondo occidentale che fabbrica e vende armi ed io faccio parte di questo mondo … quindi anche io sono peccatore da questo punto di vista.
La misericordia non è la leggerezza della vita, ma è una grande fatica.
La terza consegna – Se io sono seguace di uno che è vivente, che mi parla, che mi ama, come faccio ad essere triste? Allora quest’ultima consegna è farsi ottimismo.
Il Papa ha detto darsi speranza, siamo diventati tutti come salici piangenti, ma i discepoli di Cristo non sono liberati dai percorsi difficili della storia, tutti noi non stiamo dentro un recinto dove, amati da Gesù Cristo, siamo esenti da ogni dolore, non è così! Proprio perché discepoli di Cristo, per loro la croce ha nome più sapiente, e come San Paolo, sono capaci di dire così: “Tutto si risolve in bene, per coloro che vivono nella benevolenza di Dio.”
Facendo riferimento ad uno scrittore filosofo malato di pessimismo, F. Nietzsche, scriveva, probabilmente con spirituale nostalgia di quello che gli mancava: ” I cristiani dicono di essere dei salvati, ma non ne hanno mai la faccia!”
Me lo deve dire un non credente? Noi carissimi dobbiamo riascoltare con letizia la parola detta dall’ Angelo alle donne: “Non abbiate paura, non è qui è risorto!” Farsi ottimismo! Se vi domandano di nuovo come va rispondete così: “Se andasse meglio sarebbe eccessivo!”
Carissimi tutti, ognuno di voi scelga la consegna che gli torna più necessaria per dire. “Buona Pasqua in Cristo e non nelle pasquette degli uomini…”
Amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore).