2016/06/11: Tu sei unico!

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
XXXVIII Pellegrinaggio  Macerata – Loreto  
(2Sam 12,7-10,13; Salm. 31; Gal.2,16.19-21;Lc 7,36-8,3)
STADIO HELVIA RECINA – MACERATA
Sabato, 11 Giugno  2016
Provo, carissimi, non senza qualche spirituale imbarazzo, a leggere l’affascinante tema di questo 38° pellegrinaggio Macerata – Loreto “Tu sei unico” facendomi educare dal brano del Vangelo appena proclamato.
Nel racconto evangelico si incontrano due persone con una complicata situazione di identità, ambedue incapaci di capire e vivere: Simone è irrigidito in una morale legalista con la mania dell’auto-perfezione e del pregiudizio verso gli latri; la donna consumata da una solitudine dove non abita più lo stupore del cuore.
Poi un anonimo gruppo di commensali che hanno eliminato la speranza dalla vita e non conoscono la strada della misericordia.
Poi c’è Gesù, che ha da dire e da dare a tutti la verità che libera e la dolcezza che risana e, così facendo, ridona dignità, fa riscoprire l’irripetibile grandezza e bellezza che ognuno è; e ridà, diciamo così, incanto e stupore al senso della vita e alla sua vocazione.
Siamo sotto uno sguardo non di giudizio, ma di fiducia.
Siamo sotto uno sguardo di misericordia, che non è sentimentale indulgenza, ma gaudio di novità.
Nel brano evangelico che oggi ci è dato come nutrimento di vita e di fede, ci sono due espressioni che si traducono come veritative per “capire” se stessi, per misurarsi con la speranza e fa oltrepassare la solitudine e l’ammatassata quotidianità.
La prima – “Simone (al posto di questo nome ci può essere il nome di ciascuno di noi) ho da dirti una cosa!”
Per sapere qualcosa di noi, abbiamo bisogno di Lui, incarnato amore di Dio per noi, ci parla e ci dice la parola non mortificata su di noi.
La questione vera è l’amore; noi pensiamo invece che la questione sia il giudizio, l’incapacità di uscire dal pantano e dall’ingorgo umano e spirituale nostro e degli latri nel quale questa nostra cultura ci sta collocando.
“Ho da dirti una cosa!”: fatti perdonare, allora capirai che tu vali perché sei amato e perché ami!
Esaltando al riguardo è una espressione di Papa Francesco: “L’amore, la misericordia ti fa sperimentare la libertà”
La seconda – “Ma chi è costui che perdona?” Ma chi è costui che rimanda, lieta e pacificata, a casa e nella società questa donna? Ma chi è costui che fa risplendere in questa donna, la meraviglia che essa è?!
Noi carissimi, conosciamo la risposta: è l’Agnello di Dio, dietro il quale, anche noi, ogni giorno, come Andrea e Giovanni andiamo e al quale chiediamo: “Dove abiti? Signore! Voglio sapere da te, chi sono! ”
Se abbiamo il coraggio di andare a vedere, come i due del Vangelo, sapremo perché Lui è unico e perché ognuno di noi è unico: perché siamo dentro un interesse d’amore.
Dopo questa celebrazione eucaristica parte il pellegrinaggio icona simbolica della vita, dell’andare verso … passando per le oscurità e le incognite e le debolezze dell’umano.
Il pellegrino cammina con speranza, se è libero da pesi e se, nel suo zainetto, (una volta il tascapane!) porta pane e acqua: il pane è Cristo Eucarestia, l’acqua è Cristo che, come a Sichem, disseta l’arsura del cuore della Samaritana ridandole dignità e salvezza.
Così sia per me e per tutti voi nella consolante presenza a difesa della Madre che con tenerezza non smette di dire: “quanto vi dirà, fate!”
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore)