2016/12/08: Contempliamo e imitiamo Maria

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


FESTA DELLA IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
(Gen 3,9-15.20; Sal 97/98,1-4; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38)
Basilica Santuario San Giuseppe da Copertino – OSIMO
8 Dicembre 2016
Celebriamo carissimi una grande solennità della nostra fede che la Chiesa ci aiuta a riassumere nella espressione Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Abbiamo davanti un mistero sublime, soprannaturale e vorrei con voi poter fare una contemplazione di questo mistero e se possibile, farne poi un’applicazione della nostra vita.
Siamo davanti ad un mistero della fede, davanti ad un previlegio con il quale Dio ha voluto caratterizzare questa persona, rendendola preservata dalle conseguenze del peccato originale.
Vorrei su questo punto dirvi una cosa che ci aiuti a fare chiarezza, anche Eva era senza peccato originale, così come Maria, per privilegio e per grazia era senza peccato originale; ma questo essere in una situazione soprannaturale e spirituale così diversa, così singolare non ha tolto né all’una, Eva, né all’altra, Maria, il grande dono della libertà.
Ambedue arricchite dalla grazia di Dio, amate, chiamate per un compito: Maria è chiamata, così come direbbero i Santi Padri, ad un compito di restaurazione del male fatto a seguito della libertà di Eva non usata bene.
Dobbiamo porci davanti ad una donna, Maria, singolare in tutto, anche essa facente parte della famiglia dell’umanità, ma liberata anzitempo dal mistero dell’iniquità di cui tutta la famiglia umana è segnata, perché potesse essere colei che diventava il grembo di una nuova generazione di umanità.
Noi non riusciremo mai a capire, né a sapere, ed è inutile domandarsi perché quella donna, perché quel luogo non conta questo, ma conta ciò che lei ha fatto, quale stile di vita ha assunto per rispettare nella sua libertà il piano di Dio e il dono di Dio sulla sua vita.
Questo è quello che dobbiamo contemplare, non dobbiamo pensare perché lei era preservata dal peccato originale tutto le sia andato bene, voglio che ci resti questa idea e cioè che Dio non le ha tolto la libertà.
All’annuncio dell’Angelo poteva rispondere che non le interessava nulla, oppure, come Eva e Adamo, poteva rispondere disobbedendo.
Noi dobbiamo andare a contemplare le qualità speciali di questa donna Maria, arricchite di un grande mistero, realizzate e attive nelle mani di Dio.
Sottolineo tre aspetti di questa contemplazione.
Nella sua vita c’era un primato, il primato di Dio, Dio accolto, ubbidito, introdotto nella propria vita.
Il Signore ha deciso, la riempie di grazia, entra dentro questa iniziativa di Dio; questo credo che sia il primo atteggiamento di Maria nostra Madre, il primato di Dio.
Non il “primato” di ciò che poteva piacere a sé, perché tutto sommato, carissimi, lei è entrata in un mistero complicato, in un mistero dove tutto era singolare, strano.
Come ho già detto altre volte, mi piacerebbe che noi meditassimo pensando che lei è sposa e non sarà moglie, lei è madre del Figlio che l’ha creata (perché il Figlio è Dio), lei è madre di uno che nel suo grembo si è incarnato e sarà un Figlio che dovrà accompagnare alla croce.
Questo non è un matrimonio gaudioso, è un mistero dove l’azione di Dio si intreccia con la libertà di lei, come con la libertà di Giuseppe e di Gesù uomo e siccome in Maria, come per gli altri due, contava il primato di Dio, lei entra dentro questa decisione di Dio.
La sua santità sta proprio in questo, nell’essere obbediente a Dio, nel sapere intrecciare la volontà di Dio con la sua vocazione di donna.
Questo è il primo punto di una contemplazione che ci deve aiutare poi ad entrare in una sorta di imitazione.
Un altro aspetto di questa contemplazione: la sua santità.
L’Angelo la saluta come piena di Dio, di amore, di grazia. Piena di una grazia donatele, ma accolta ed esercitata nella libertà, ella sa di essere una persona molto amata da Dio, ma lei, e tutta la sua vita, è ispirata ad una fedeltà a Dio.
La sua santità sta qui!
La santità non consiste in una sorta di sospiri spirituali, la santità, in Maria, è un dono della grazia che le arriva ed é una risposta di fedeltà al piano di Dio.
La santità sta sempre dentro questo intreccio di una collaborazione tra il piano di Dio e la risposta dell’uomo e Maria questo ha fatto: la sua santità l’ha costruita dentro questa grazia e dentro questa obbedienza.
Vi invito, carissimi, dentro ad un altro spicchio di contemplazione.
Dopo che l’angelo, così racconta l’evangelista, le ha spiegato un poco il mistero annunciandole: “Lo Spirito Santo ti adombrerà” (Lc 1,35), non credo che queste parole l’avessero consolata, ma siccome in lei c’era questa prospettiva che solo Dio conta e che tutti i misteri di Dio non possono essere compresi, ma semmai accolti lei dice questa parola così solenne: “Ecco la serva del Signore, avvenga in me quanto tu hai detto.” (Lc 1,38)
In questa espressione dell’eccomi, c’è tutta la sua capacità di espropriarsi di qualcosa, di espropriarsi anche di una sua decisione: era fidanzata con un uomo, promessa sposa.
Questa parola ‘serva’ noi la comprendiamo poco, semmai è una parola che subiamo, c’è un’altra traduzione che personalmente considero migliore.
Chi è la serva? Ricordo qualche cosa di una famiglia di ricchi che avevano la serva; la signora tutte le mattine scriveva un foglietto dove erano scritte le cose da fare, la serva non entrava nel perché, doveva fare quelle cose, le faceva; poteva farle con una certa ritrosia interiore, ma le faceva.
Usiamola pure questa parola ‘serva’, ma possiamo leggerla con un’altra espressione che sul versante della storia della salvezza diventa più piena: ‘alleata’.
“Eccomi, io sono l’alleata del Signore!”
Conosce quello che lui vuole, sa quello che contiene, lo accetta liberamente, perché diventa alleata del suo piano di salvezza, perché ha chiesto a lei di essere madre, ha chiesto a lei di dare la carne umana a suo figlio che è Dio.
Maria diventa alleata; ora queste tre cose che ho voluto dirvi molto semplicemente per contemplare il mistero è necessario che dicano qualche cosa alla nostra vita.
Qual’ è il rapporto fra l’esemplarità, la santità di Maria e la mia vita?
Occorre andare a scuola di Maria! Lei è la grande maestra e quanto sarebbe utile per tutti noi personalmente e quanto sarebbe utile per la società contemporanea se gli atteggiamenti spirituali di Maria fossero conosciuti accolti e vissuti da tutti noi!
Nella nostra vita conta il primato di Dio?
Questa società sta insegnando alle nuove generazioni che conta Dio?
Noi raccontiamo ed insegniamo alle persone le regole di Dio?
Dove è il primato di Dio nella nostra storia?
C’è una frase che oggi va molto di moda nella vita di ognuno di noi: “La vita è mia e faccio quello che mi pare!” Dove è il primato di Dio?
Maria ci insegna questo: a riconoscere il primato di Dio per far sì che la nostra vita non diventi una barbarie. Cari figlioli noi viviamo in una società barbara, uccidiamo bambini e donne, facciamo la guerra e ce ne lamentiamo che la facciamo; distruggiamo intere popolazioni, perché il mondo occidentale ricco fa questo e poi abbiamo l’ardire di dire “non li vogliamo!” e qualcuno a questa idea malsana gli va dietro e lo vuol far diventare fatto politico.
Figlioli occorre che come cristiani ci svegliamo, non basta dire “tota pulchra es Maria!”, è anche bella cantarla, ma quanto siamo imitativi di lei?
La seconda caratteristica: la santità.
Noi questa parola non ve la diciamo più, pensiamo che la santità riguardi San Giuseppe da Copertino frate, le monache, i padri vissuti nel deserto, la santità carissimi, è vocazione, compito di ogni battezzato.
La santità è nostro compito.
Cosa vuol dire santità? Vuol dire una sola parola: é santo colui, colei che è fedele all’amore di Dio.
Facciamo pure le penitenze, ma guardiamo a S. Francesco che affermava con la vita che la santità deve cambiare il tuo cuore, che tu devi essere fedele all’amore di Dio!
Mi rivolgo ai genitori presenti, insegnate ai vostri figli pregare? Pregate con loro?
C’è qualcuno di voi che dice ai bambini: Ti auguro di essere santo!?
Vorrei che lo capissimo: la santità non sta nella devozione, perché altrimenti rischiamo di fare i fanatismi della fede.
Lo dico anche voi carissimi militi dell’Immacolata e che vi mettete una medaglia al collo, non è questa che vi fa santi!
Certamente da questo punto di vista non siamo aiutati, perché siamo aggrediti dal clamore delle cose inutili.
Questa mattina celebrando la S. Cresima di 23 ragazzi, io non ho visto nessuna ragazza normale, a 12 anni portano un trucco di ‘falsità’ a tal punto che non sai più se sono donne o manichini.
Perché? Perché viviamo dentro questa aggressione del clamore dell’inutilità: tu sei bella se ti metti addosso qualcosa, ma nemmeno per sogno!
Tu sei bella, tu sei bello se sei santo!
La bellezza quella fisica negli anni si smonta, noi dobbiamo cercare la bellezza della santità.
Devi essere prima di tutto figlio, figlio di Dio e proprio perché figlio e figlia, fratello e sorella.
Un ultimo pensiero. Quando si prega il Padre nostro, pensiamo alla frase che ci ha insegnato Gesù: “Sia fatta la tua volontà”.
Che cosa significa che io battezzato devo essere alleato con Dio come Maria?
Vuol dire collabora con te, perché la salvezza operata da Gesù sia accolta da tutti, noi siamo costruttori non solo della storia umana, ma anche della storia della salvezza che passa anche attraverso di ciascuno di noi chiamati a seguire il Signore Gesù che operò la salvezza fino al sacrifico della croce
In questo senso ognuno di noi può e deve essere alleato con Dio imitando il suo agire attraverso il Figlio.
Contempliamo Maria! Imitiamo Maria!
Amen!
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore)