Giuseppe Luigi Rella è stato ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri

Nella chiesa di S. Maria delle Grazie in Ancona, Giuseppe Luigi Rella, durante la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, è stato ammesso tra i candidati agli Ordini del Diaconato e del Presbiterato. In prima fila i genitori e i familiari, con don Andrea, fondatore del movimento Gloriosa Trinità. Presenti il Vicerettore del Seminario marchigiano, tanti sacerdoti e i seminaristi. Giuseppe Luigi Rella, laureato in ingegneria, ha sentito la chiamata al sacerdozio e dopo un periodo di discernimento e di cammino in seminario ha detto il suo “eccomi”, davanti all’Arcivescovo e alla Comunità. Un “eccomi” per dire al Signore, mi consegno a te, tu che mi hai chiamato guidami sul cammino del sacerdozio. Al termine della celebrazione, nei locali della parrocchia, è seguito un semplice buffet.
Di seguito viene riportata l’omelia dell’Arcivescovo
“Cari fratelli e sorelle,
il Signore ci ha convocati a vivere questo momento di grazia, nel giorno in cui Giuseppe Luigi Rella chiede di essere ammesso tra i candidati agli Ordini del Diaconato e del Presbiterato
Come Pastore della Chiesa di  Ancona-Osimo mi congratulo anzitutto con lui, per questa tappa importante del suo cammino di preparazione al presbiterato e insieme a tutti voi e alla nostra Chiesa locale ringrazio il Signore per il dono di una vocazione al sacerdozio.
La seconda lettura ascoltata, tratta dalla lettera agli Ebrei (Eb 5,1-6), riprendendo il compito del sacerdote nell’Antico Testamento, mette in evidenza come Dio in Gesù non ha cancellato nulla, ma tutto quanto era nella vita del popolo ebraico era annuncio e preparazione di quanto Gesù avrebbe portato a compimento. Il sacerdote nel tempio offriva le primizie dei campi e gli animali. E tutto finiva lì. Gesù, invece, sulla croce dona la vita per la salvezza di tutta l’umanità. Egli stesso si offre al Padre fino in fondo, ma la sua morte non è la fine. Viene la risurrezione a dare vero senso a ogni offerta e sacrificio. Quando si ama qualcuno e ci si spende per il suo bene, non c’è spreco di vita. Piuttosto chi si dona partecipa alla morte e risurrezione di Gesù e moltiplica la vita propria e degli altri. Anche noi partecipiamo del sacerdozio di Gesù offrendo noi stessi con gesti di vera carità
Dal Vangelo di Marco (Mc.10,46-52), abbiamo poi ascoltato che, nell’affollata città di Gerico, il cieco Bartimeo vive ai margini della strada per chiedere l’elemosina.
Sentendo che Gesù sta passando di là si mette a gridare:”Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”.
La gente cerca di metterlo a tacere. Ma lui non si da per vinto e grida più forte. Gesù si ferma e lo fa chiamare, ponendogli una domanda: “Cosa vuoi che io faccia per te?”. Il cieco risponde:”Rabbunì, cioè maestro, che io veda di nuovo”. E Gesù a lui:”Va la tua fede ti ha salvato”. E subito ci vide di nuovo e lo seguì. Che scena meravigliosa. E’ il trionfo della fede in Gesù che guarisce e salva. Bartimeo è una persona straordinaria con la sua caparbietà, la sua tenacia, la sua perseveranza. Grida, attira l’attenzione, sprigiona tutte le sue forze perché avverte profumo di libertà, che qualcuno non lo escluderà ma lo esaudirà e lo guarirà. Bartimeo insegna a tutti noi a non scoraggiarci mai nei momenti difficili, ad avere fiducia sempre, a non abbatterci mai.
Anche la cecità, l’oscurità, la notte di Bartimeo è cessata con l’alba della guarigione. Lui una volta guarito diventa discepolo di Gesù, vede non solo con gli occhi ma anche con gli occhi della fede e insegna così a ognuno di noi come si chiede, come si prega, come si deve avere fede. Ogni notte termina con l’alba: è la forza della perseveranza.
Carissimo Giuseppe Luigi, sia questa parola di Dio ad accompagnare il tuo cammino. Gesù ti chiama a partecipare al Suo sacerdozio, apra gli occhi del tuo cuore perché tu possa seguirlo con entusiasmo, con generosità e con viva fede.
La parola “eccomi” che hai pronunziato e che, con stupore abbiamo sentito risuonare in questa chiesa, non è un semplice dire: “sono qui”, ci sono, ma è una risposta ad una chiamata, una consegna che fai di te stesso al Signore. Il Signore ha seminato nel tuo cuore il dono della vocazione al sacerdozio, ora tu ti affidi a Lui perché questo seme germogli, cresca e porti frutto.
Papa Francesco, nell’incontro con i sacerdoti, i consacrati e i seminaristi della piccola, ma vivace Chiesa del Bangladesh, il 2 dicembre 2017 diceva: «Germoglio è ciò che sta nel terreno, e questo è il seme. Il seme non è né tuo né mio: il seme lo semina Dio, ed è Dio che lo fa crescere. Ognuno di noi può dire: “Io sono il germoglio”. Sì, ma non per merito tuo, ma del seme che ti fa crescere. E io cosa devo fare? Annaffiarlo, annaffiarlo. Perché cresca e giunga alla pienezza dello spirito. (…) Come si può annaffiare questo seme? Curandolo. Curando il seme e curando il germoglio che comincia a crescere! Curare la vocazione che abbiamo ricevuto. (…) Curare vuol dire discernere. E rendersi conto che la pianta che cresce, se va da una parte, cresce bene; se invece va da un’altra parte, cresce male. E rendermi conto di quando sta crescendo male, o quando ci sono compagnie o persone o situazioni che ne minacciano la crescita. Discernere. E si può discernere soltanto quando si ha un cuore che prega. Pregare. Curare significa pregare. E’ chiedere a Colui che ha seminato il seme che mi insegni ad annaffiarlo. (…) Questa è la prima idea che vorrei darvi: l’idea di prendersi cura del seme affinché il germoglio cresca fino alla pienezza della sapienza di Dio. Curarlo con attenzione, curarlo con la preghiera, curarlo con il discernimento. Curarlo con tenerezza. Perché così Dio si prende cura di noi: con tenerezza di padre» (Papa Francesco, Incontro con sacerdoti, consacrati e seminaristi, Dhaka, 2/12/2017).
Cari fratelli e sorelle, ringrazio questa sera, insieme a tutti voi, il Signore per questo dono, ringrazio la famiglia di Giuseppe Luigi, don Andrea del Movimento Gloriosa Trinità da cui proviene, il Rettore del Seminario Regionale delle Marche, il Vice Rettore, il Padre spirituale e tutti gli educatori per il loro impegno quotidiano per la crescita umana e spirituale dei nostri seminaristi; il parroco di questa comunità parrocchiale, don Franco, don Massimiliano, e l’intera comunità parrocchiale.
A noi tutti è chiesto di continuare a sostenere e accompagnare Giuseppe Luigi con la nostra preghiera, invocando su di lui e per lui il dono dello Spirito Santo, perché illumini sempre il suo cammino e lo prepari alla futura vita da Sacerdote.
Nelle nostre comunità parrocchiali sia costante e fervente la preghiera al Signore, per il dono di tante vocazioni al sacerdozio e alla speciale vita di consacrazione, ne abbiamo tanto bisogno!
Chiediamo al Signore il dono di tante vocazioni al sacerdozio e alla speciale vita di consacrazione
Caro Giuseppe Luigi, fin d’ora ti diciamo grazie per il dono che fai di te al Signore, alla Sua Chiesa e a ciascuno di noi, a te garantisco il mio affetto, la mia preghiera, il mio accompagnamento spirituale.
La Madonna del Santo Rosario, che in questo mese Papa Francesco ci ha invitato a pregare affidando a lei la protezione della Chiesa, i Santi patroni custodiscano i tuoi passi, ti proteggano e ti aiutino a crescere nella grazia di Dio, in cammino verso il sacerdozio. Amen.