1° Meeting di Agricoltura Sociale: è nato l’Orto del Sorriso di Ancona

La nascita del progetto Orto del Sorriso di Ancona è stata annunciata durante il 1° Meeting di Agricoltura Sociale delle Marche, che si è tenuto mercoledì 7 settembre presso il Centro Pastorale diocesano in via del Castellano 40 e ha coinvolto esperti e operatori provenienti da varie realtà d’Italia. Le esperienze di agricoltura sociale nel nostro Paese e nelle Marche sono infatti in grande fermento: rappresentano una frontiera per l’inclusione sociale attiva di persone fragili, sono una risorsa per il mondo agricolo e stanno aprendo la strada a nuovi modelli di economia sostenibile. L’Orto del Sorriso è un progetto nato sette anni fa, nel 2014, da un’intuizione della Caritas diocesana di Jesi, con lo scopo di valorizzare, in una logica di coinvolgimento locale e sociale, i terreni messi a disposizione dalla diocesi, enti pubblici o privati, al fine di favorire l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati o in difficoltà economica. Il progetto è dunque uno strumento per ridare dignità, attraverso il lavoro e l’inclusione attiva, a persone che hanno avuto percorsi di vita difficili. Il 6 marzo 2019 è nata la Cooperativa Agricola Sociale Orto del Sorriso che oggi ha in gestione circa nove ettari di terreno e, dal 2020, anche la Caritas diocesana di Fabriano-Matelica e la Caritas di Ancona-Osimo hanno deciso di partecipare all’avventura della Cooperativa.

L’Orto del Sorriso di Ancona, dedicato alla produzione e alla trasformazione di frutta e verdura, si trova all’esterno del Centro Pastorale diocesano. «Grazie ai fondi Cei dell’8xmille destinati alla chiesa di Ancona-Osimo – ha raccontato  Andrea Tondi, operatore Caritas Ancona-Osimo – la diocesi ha deciso di investire in questo progetto di agricoltura sociale, che favorisce percorsi di reinserimento socio-lavorativo, coinvolgendo persone fragili (ex detenuti, persone con disagio sociale, immigrati, disabili). Qui possono trovare un luogo accogliente e sicuro per potersi mettere alla prova e poter crescere umanamente e professionalmente. A marzo abbiamo iniziato a coltivare la terra e a giugno sono arrivati i primi prodotti, tra cui zucchine, melanzane e peperoni, che presto potranno essere acquistati in un punto vendita che apriremo in via del Castellano. Inoltre abbiamo avviato un laboratorio di trasformazione, in collaborazione con l’Orto del Sorriso di Jesi, per trasformare ad esempio i pomodori in salsa e la frutta in marmellata, sotto il marchio solidale “humus”».

All’inizio dell’incontro, due ragazzi detenuti Alessio e Brian, hanno raccontato le loro esperienze. «Questa esperienza è una grande opportunità per me – ha raccontato Alessio (Orto del Sorriso di Ancona) – ogni giorno esco dal carcere di Montacuto e vengo qui per coltivare la terra. Grazie alla fiducia che hanno posto in me le istituzioni, sto riacquistando fiducia anche in me stesso. Spero che altri detenuti possano usufruire in futuro di queste misure alternative». «Sono un detenuto in affidamento ai servizi sociali – ha detto Brian (Orto del Sorriso di Jesi) – e sono regolarmente assunto dalla cooperativa Orto del sorriso che mi ha donato tanto. Mi occupo della vendita di prodotti biologici. Si può sbagliare, ma è sempre possibile riprendere in mano la propria vita».

Mons. Angelo Spina, Arcivescovo di Ancona-Osimo, ha sottolineato che la «prospettiva di una ecologia integrale, ambientale e umana, trova in questo luogo attuazione. La terra coltivata deve essere custodita, dobbiamo usarla con intelligenza e creatività e non abusarne. È inoltre importante l’aspetto sociale perchè non si produce per sé, per l’io, ma per “noi”». Anche il vescovo di Jesi, Mons. Gerardo Rocconi, ha sottolineato che «questo progetto anima la comunità. Siamo chiamati ad essere una piccola goccia d’acqua dove si specchia la luce di Dio, come diceva Madre Teresa di Calcutta. Siamo chiamati a fare il bene, ma il bene bisogna farlo bene».

Il convegno è stato un’occasione unica per ascoltare le testimonianze dei protagonisti, immaginare il futuro dell’agricoltura sociale con l’aiuto di esperti e appassionati e favorire lo sviluppo di impresa e la creazione di occupazione. Rossella Papili, assistente sociale dell’Ufficio esecuzione penale esterna di Ancona, ha spiegato che «le esperienze, come quella dell’Orto del Sorriso, sono fondamentali per facilitare il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale. Permettono di entrare in relazione con l’altro e imparare un nuovo mestiere». Sandro Marozzi, agronomo del Ministero della Giustizia, ha invece raccontato che da circa 40 anni si occupa di «lavoro in agricoltura. Il lavoro dà dignità all’uomo e lo rende libero e su questo bisogna insistere. Intorno al carcere di Barcaglione, ci sono due ettari e mezzo di terra dove abbiamo realizzato una piccola azienda agricola. C’è un orto sociale e i prodotti in eccedenza sono stati distribuiti quest’estate ad alcune famiglie in difficoltà. L’orto è il primo approccio con il mondo dell’agricoltura e ai detenuti offriamo corsi di formazione, come ad esempio sulla guida dei mezzi agricoli. Nonostante gli errori fatti nella vita, c’è la volontà di recuperare e crediamo che il cambiamento sia possibile».

Durante le tavole rotonde, hanno invece raccontato la propria esperienza Chiara Resta, Coordinatrice del Progetto Terra Condivisa (Faenza), Luca Zoncheddu, Direttore della Caritas di Viterbo, Francesca Durastanti (Caritacoop, Viterbo), l’Avv. Gianemilio Genovesi, esperto legale (Milano) e Rosario Giuliano, Presidente della Cooperativa Sociale Lanza del Vasto (Genova). E ancora Leonardo Lopez, Funzionario Servizio Agricoltura della Regione Marche, David Donninelli della Coldiretti Ancona, Andrea Bordoni, Direttore Generale Assam Marche, e Bruno Mezzetti del Dip. di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche. L’incontro è terminato con un pranzo a buffet a base di prodotti di stagione dell’Orto del Sorriso.

 

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