Santa Messa con la Polizia di Stato in onore del patrono San Michele Arcangelo

È stata dedicata alle vittime dell’alluvione la preghiera a San Michele Arcangelo, patrono e protettore della Polizia di Stato, recitata durante la Santa Messa presieduta questa mattina da Mons. Angelo Spina nella Parrocchia del Pinocchio, alla presenza del Prefetto di Ancona Darco Pellos, del Questore di Ancona Cesare Capocasa, dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato (Sez. di Ancona), dei vertici dell’Autorità Giudiziaria, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e delle massime autorità cittadine. Presenti anche il parroco don Giovanni Moroni, il viceparroco don Julien e don Antonello Lazzerini, cappellano territoriale della Polizia di Stato, che hanno concelebrato la Santa Messa.

Durante la celebrazione, sono stati ricordati coloro che hanno perso la vita e tutte le persone colpite dalla devastante alluvione che si è abbattuta nei giorni scorsi su alcuni territori della provincia di Ancona. Una tragedia che «ha risvegliato in tutti noi il senso di profonda solidarietà e di straordinaria vicinanza che ci affratella e ci supporta», ha sottolineato il Questore di Ancona. E proprio sull’importanza della fratellanza e della comunione è stata incentrata l’omelia dell’Arcivescovo che ha ringraziato la Polizia di Stato, chiamata ogni giorno ad assicurare la sicurezza dei cittadini, e ha parlato del combattimento spirituale e dei tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele.

Facendo riferimento alla prima lettura (Ap 12, 7-12), in cui Michele e i suoi angeli combattono contro il drago, Mons. Angelo Spina ha spiegato che «il combattimento è tra chi rimane fedele a Dio e chi si oppone a Lui. Il diavolo è colui che divide e accusa, mette l’uno contro l’altro, toglie la pace e l’armonia. Dio invece è amore, pace e dona la vita. In questo combattimento la vittoria è di Dio. Lui desidera che viviamo come fratelli e sorelle in cammino verso il Regno». L’Arcivescovo ha anche spiegato che «ognuno di noi ha la ragione che ci dice cosa non è ragionevole fare. Ad esempio: è ragionevole fare una guerra? La risposta è no perché la guerra è una follia, eppure le guerre sono tante nel mondo e ne paghiamo le conseguenze. Il filosofo Nietzsche diceva che il sonno della ragione genera i mostri, dunque il dono della ragione che Dio ci ha dato lo dobbiamo usare insieme al dono della fede che illumina e guida la ragione, anche nei momenti difficili.

Tutto questo ci fa capire che ognuno di noi vive un combattimento spirituale, ogni giorno nella vita quotidiana, e che è importante scegliere Dio e amare gli altri. Se il maligno odia Dio e vuole la divisione e l’individualismo, noi amiamo Dio e crediamo nell’amore che crea comunicazione, relazioni e comunione. Viviamo dunque da fratelli e sorelle e chiediamo l’intercessione degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Sullo scudo di Michele è inciso “Quis ut Deus”, che significa “Chi è come Dio?”. Il male non vince, è come un albero che cade e fa tanto rumore, ma intanto una foresta sta crescendo. Gabriele è colui che annuncia a Maria la nascita di Gesù: Dio ama l’umanità e si fa uomo per salvare tutti. Raffaele, il cui nome significa “Medicina di Dio”, è colui che accompagna Tobia ed è quindi un compagno di viaggio. Invochiamo il loro aiuto nella nostra vita. Voi, poliziotti, proteggete la persone e noi chiediamo al Signore e agli Arcangeli di proteggervi».

Al termine della celebrazione eucaristica, un poliziotto ha recitato la preghiera a San Michele Arcangelo, dedicandola in modo particolare alle vittime dell’alluvione, dopodiché il Questore ha ringraziato le donne e gli uomini della Polizia di Stato per il loro lavoro quotidiano e quanti hanno onorato «la nostra divisa fino al punto di sacrificare la propria vita e i propri affetti». Poi il riferimento a San Michele Arcangelo, il quale «richiama la prossimità di Dio che, amorevole e solidale con ogni uomo, si schiera dalla parte della vita e privilegia i deboli, i poveri, lo straniero, gli ultimi e invita a liberarci dai nostri egoismi e ad operare per annientare in noi e attorno a noi la malvagità del drago». Il Questore ha anche ringraziato l’Arcivescovo per la sua vicinanza: «Continui a guidarci con questa dedizione perché di fronte alle molteplici sfide di una emergenza economica, sociale e ancora in parte sanitaria, possiamo far risplendere la speranza cristiana: la certezza della vittoria dell’amore sull’odio. Noi poliziotti cercheremo di raccogliere ogni grido di aiuto di chi ha bisogno».

Da qui il riferimento all’alluvione: «Abbiamo toccato con mano la sofferenza, il dolore e la disperazione più profonda. Come dimenticare la piccola bara bianca del piccolo Mattia, ritrovato dopo otto giorni completamente avvolto nel fango. Ciò che è successo ha risvegliato in tutti noi il senso di profonda solidarietà e di straordinaria vicinanza che ci affratella e ci supporta». Il Questore ha anche ricordato i profughi ucraini, ma anche «i più piccoli, vittime di bullismo e cyberbullismo, le donne maltrattate, violentate e uccise, gli anziani raggirati e plagiati. La nostra Amministrazione ha rivelato sempre il suo tratto distintivo nella capacità di adattamento, nell’equilibrio, nella lealtà, nel senso di umanità e nello spirito di abnegazione riposti nello svolgere compiti che richiedono uno sforzo straordinario. L’Autorità si esercita “servendo”, perché come dice Papa Francesco: “Non dimentichiamoci mai che il vero potere è il servizio”».

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