Torniamo a Betlemme e troveremo il vero Natale. Messaggio dell’Arcivescovo

Carissimi amici, a voi tutti e a ciascuno giunga il mio saluto e questo messaggio natalizio.

Nel museo diocesano di Ancona è esposto l’arazzo raffigurante la Natività e l’adorazione dei pastori, realizzato su cartoni preparati da Rubens, famoso pittore fiammingo, nella prima metà del 1600.

L’arazzo è di una bellezza unica per la forte luce che il Bambino porta in tutto il contesto, ma ciò che colpisce è che è adagiato su fasci di grano con le spighe sporgenti dalla mangiatoia, dettaglio non di poco conto. In basso poi si vede l’agnello legato ai piedi per essere immolato, poggiato su spighe di grano e una donna che ha nella mano un uovo, che porta come dono al Bambino Gesù.

Cosa ha voluto raffigurare il grande pittore  Rubens con questi simboli? Certamente il mistero dell’incarnazione, Dio che si è fatto uomo, nato a Betlemme dalla vergine Maria. Le spighe di grano su cui è poggiato, indicano che Lui è il pane della vita eterna; il gallo di fronte all’agnello indica il rinnegamento di Pietro e l’agnello a significare che Gesù si è immolato per la nostra salvezza. L’uovo in mano alla donna è segno di risurrezione e di vita, segno di Cristo risorto che ha vinto la morte.

L’arazzo della Natività  ci invita a tornare a Betlemme per trovare il vero Natale. Betlemme nella lingua ebraica significa “Casa del pane”. In lingua araba significa “Casa della carne”. La diversa traduzione ci aiuta a capire il significato profondo di questo luogo dove i nostri occhi si volgono per capire meglio il mistero dell’incarnazione, dal momento in cui Dio si è fatto carne in Gesù, pane, cibo di vita eterna per salvare l’umanità da questa fame. Bet-lemme è casa dove nasce la vita, dove cresce e nella quale viene nutrita. È quanto chiediamo nella preghiera del Padre nostro ogni giorno: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Sì, c’è bisogno di questo pane nel momento storico più brutto, difficile e sofferto che le nostre generazioni stanno vivendo: prima la pandemia, poi la guerra, poi la crisi energetica, i cambiamenti climatici,  e poi (…). L’uomo è fame e sete di Dio e per questo motivo ha fame e sete di Dio. Di conseguenza non troverà mai pace, non sarà mai costruttore di pace fino a quando non soddisferà la sua fame e sete di verità e di giustizia. Gesù è nato a Betlemme facendosi pane e spezzandosi perché tutti abbiano la vita eterna. Un giorno agli apostoli che volevano congedare la folla Gesù disse:<<Dategli voi stessi da mangiare>>

Chiediamoci: Quale Natale celebriamo? Quello di un bell’albero alto, illuminato, vestito di ogni genere di decorazione e sotto tanti pacchi colorati; di una piazza con una lunga fila di piccoli chioschi con doni, candele, giochi, bevande calde, dolci e gente che ride e brinda; di una lunga tavolata imbandita con  ogni genere di cibi, bevande e dolci?  E dove è il festeggiato? Dove è oggi Gesù? È la domanda che nuovamente dobbiamo porci. La risposta è lampante nel Vangelo di Matteo: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi».

Il Natale è Dio che si fa uomo per camminare con noi e dare speranza e amore.  Inostri occhi per vedere hanno bisogno di ricevere luce da fuori. Ma per vedere il prossimo e chi è in difficoltà c’è bisogno di una luce che viene da dentro e che si chiama amore, luce che Gesù, facendosi uomo, ha portato agli uomini. E’ l’amore di Dio che rende nuove tutte le cose e belle le persone.

La nostra Chiesa diocesana di Ancona-Osimo, mai è rimasta insensibile al grido dei poveri. L’accoglienza, l’ascolto e l’accompagnamento delle persone ha visto sorgere tante opere di carità.

Ultima, in ordine di tempo, è la Nuova Mensa Caritas diocesana che ha sede nella chiesa di S. Stefano ad Ancona, vicino alla stazione ferroviaria,  chiusa da anni a causa della frana, e che, a seguito del risanamento conservativo e dell’ adeguamento funzionale, ora può accogliere circa duecento persone.

Queste persone bussano ogni giorno alla porta del nostro cuore. E’ necessaria una rete di solidarietà da parte di tutti per portare avanti un segno di così alto significato umano. Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno.

Il Natale di quest’anno con la Nuova Mensa Caritas dei poveri accende nella città di Ancona e nel territorio un faro di luce, convinti che la pace nasce dalla condivisione di un unico pane. Papa Francesco ci ricorda che: « La vera ricchezza sono i poveri, non i soldi o il potere mondano». Un grazie a quanti dedicano il loro tempo di volontariato, alle Istituzioni per la fattiva collaborazione e attenzione a promuovere il bene comune.

L’arazzo del Rubens, con la rappresentazione della Natività, ci ha riportato a Betlemme a contemplare quel Bambino nato per noi, scalzo, nudo, povero venuto a portare a tutti gli uomini pace e amore, a nutrirci della Sua presenza, Pane di vita eterna ad aprire il cuore con l’impegno di ciascuno e di tutti a favore dei più deboli e dei più poveri. E’ il Natale che accende da dentro la vita ed è vera festa!

Buon Natale a tutti! Buon Anno Nuovo! Auguri!

+Angelo Spina Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo