Santa Messa nella Cattedrale di San Ciriaco con il Movimento per la vita

«Amare la vita è prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente. Il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita». Sono queste le parole di Mons. Angelo Spina, in occasione della 45esima Giornata per la vita, celebrata questa mattina con la Santa Messa nella Cattedrale di San Ciriaco, a cui ha partecipato il Movimento per la vita di Ancona che da oltre 40 anni difende il diritto alla vita e la dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale. Grazie ai Centri di aiuto alla vita, risponde in modo concreto alle necessità delle donne che vivono una gravidanza difficile o inattesa. Di fronte alla cultura di morte che si sta sempre più diffondendo, l’Arcivescovo ha quindi ricordato che «ogni vita è degna di essere vissuta. È necessario farsi prossimi per accogliere, curare, accompagnare, sostenere la vita delle persone».

Commentando il Vangelo e le parole di Gesù “Voi siete il sale della terra…voi siete la luce del mondo”, Mons. Angelo Spina ha sottolineato che «siamo chiamati ad essere sorgente di luce per gli altri e ad essere sale in questo mondo che perde il sapore dei valori. Non restiamo curvi sulle nostre storie e sulle nostre sconfitte, chi guarda solo a se stesso non si illumina mai. Occupati degli altri, prenditene cura e la tua luce sorgerà come un meriggio di sole. È quanto ci viene chiesto di fare nei confronti della vita». L’Arcivescovo ha quindi ringraziato il Movimento per la Vita, coloro che lavorano nel Consultorio diocesano e quanti si prendono cura della vita dal suo concepimento al suo tramonto naturale e ha ricordato che «sul tema della vita viviamo in un tempo di confusione e di mancanza di punti di riferimento. Si è di fronte a continui depistaggi, la congiura del silenzio poi si fa grande menzogna. Siamo a un bivio? Quando ci si trova ad un bivio ogni passo va calcolato per non essere pericoloso. Il problema da affrontare e da risolvere è: questa benedetta vita, questo dono irripetibile e splendido che abbiamo, quali caratteristiche ha? La vita si presenta non programmata, non richiesta, è un dono. Dobbiamo scoprire dalla vita due atteggiamenti accanto alla sua unicità: c’è la sua inviolabilità, che non faccio fatica a chiamare sacralità e indisponibilità. Accanto alla sacralità, anche laica, dobbiamo ricordare il comandamento: non uccidere. Dobbiamo anche rispondere a un’altra domanda fondamentale, quella che Dio pose a Caino dopo che aveva ucciso Abele: dov’è tuo fratello? La vita va accolta, ma deve trovare un grembo culturale, spirituale, sociale per difenderla. Ecco perché siamo davanti a un bivio. Constatiamo come il produrre morte stia progressivamente diventando una risposta pronta, economica e immediata a una serie di problemi personali e sociali.

Scrivono i Vescovi nel Messaggio per la Giornata per la vita: “Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto. Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel suicidio assistito”. Il messaggio dei Vescovi pone un interrogativo suggestivo: “Ma poi, dare la morte funziona davvero? …D’altra parte, è doveroso chiedersi se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace. Alla base di questa cultura della morte nel nostro tempo purtroppo c’è la ricerca di un senso dell’esistenza solo orizzontale, senza una sua visione trascendente. Quale la risposta a simile deriva? I Vescovi indicano innanzitutto una doppia soluzione: la retta ragione e Cristo crocefisso e risorto che ci indicano una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostrano come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando sperimentiamo che la vita è fragile, minacciata e faticosa.

C’è bisogno di preghiera, di azioni concrete e di esempi di vita affinché la vita vissuta in pienezza possa contagiare gli altri e disinnescare tentazioni mortifere. È necessario farsi prossimi per accogliere, curare, accompagnare, sostenere la vita delle persone. Sono necessari stili di vita coniugali, familiari, ecclesiali e sociali, capaci di seminare bene, gioia e speranza anche quando si è circondati da ombre di morte. Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita. Amare la vita è prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente. Che il Signore ci aiuti ad essere sale in questo mondo che perde il sapore dei valori, ad essere luce di speranza per ogni vita umana che viene al mondo». Al termine della celebrazione l’Arcivescovo ha benedetto due donne incinte e i bimbi che portano in grembo.

L’omelia integrale dell’Arcivescovo: Omelia Giornata per la vita – Cattedrale di S. Ciriaco – 5 febbraio 2023

 

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