“Missione Brasile”: testimonianze e laboratori sull’esperienza in Amazzonia

L’esperienza missionaria in Amazzonia, vissuta a gennaio da una delegazione diocesana guidata da Mons. Angelo Spina, è stata raccontata ai giovani della Pastorale giovanile. Mercoledì 29 marzo, presso il Seminario Marchigiano, i ragazzi hanno visto un video sul viaggio in Brasile, nella diocesi dell’Alto Solimões, gemellata con l’Arcidiocesi di Ancona-Osimo dal 2019, e hanno poi ascoltato le testimonianze di chi è partito per l’Amazzonia: il direttore del Centro Missionario diocesano Alessandro Andreoli, il direttore della Caritas diocesana Simone Breccia, don Lorenzo Rossini e i seminaristi Luigi, Pietro e Jacopo.

Prima della visione del video, i giovani hanno pregato insieme i vespri e, dopo aver letto il Vangelo, Mons. Angelo Spina ha spiegato chi è il discepolo di Gesù. «Il Vangelo si annuncia con amore – ha detto – non con la forza e la prepotenza. Il discepolo è colui che ha vissuto un incontro con Gesù, ha fatto esperienza del suo amore. Cosa bisogna fare per evangelizzare? Innanzitutto convertirsi e accogliere il regno di Dio. La conversione non significa solo cambiare alcuni comportamenti, ma accogliere Dio che ci viene incontro». Ha così chiesto ai ragazzi: «Gesù nella tua vita è vivo o è un personaggio antico? Se hai Gesù nel cuore, lui ti manda dove la messe è abbondante e ti indica anche lo stile. Nel vangelo si legge: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa”. Ciò significa che devi andare non con le tue certezze, ma con l’amore di Gesù Cristo. E non devi fermarti a salutare nessuno per la strada. Se hai scelto di amare e servire Gesù, non perdere tempo su altre vie. La missione del discepolo è portare al mondo Gesù che è la pace. Cosa può fare dunque un giovane? Annunciare il Vangelo. Questo è lo scopo della chiesa: evangelizzare».

Dopo i vespri e l’apericena, è stato visto il video sul viaggio in Amazzonia e i giovani si sono divisi in quattro gruppi per approfondire “Querida Amazonia”, l’esortazione apostolica di Papa Francesco che raccoglie la sintesi del Sinodo dei Vescovi per la regione Panamazzonica. In particolare sono stati analizzati i quattro sogni indicati dal Santo Padre: sociale, culturale, ecologico ed ecclesiale. Coloro che hanno vissuto il viaggio nella diocesi dell’Alto Solimões hanno così raccontato gli incontri vissuti e i momenti di preghiera e condivisione che hanno alimentato il cammino fraterno tra le due Chiese sorelle. L’esperienza in Amazzonia è stata infatti un’occasione per promuovere lo scambio fecondo di doni spirituali e materiali, nel segno della fraternità. La delegazione ha spiegato che le «diverse parrocchie e comunità incontrate hanno mostrato il volto di una chiesa diocesana viva e nella quale è molto attiva la presenza dei laici. Le quattro priorità pastorali della diocesi dell’Alto Solimões sono la Parola (promozione della lettura orante della Bibbia e creazione di circoli biblici), il pane (attenzione alla liturgia e alla spiritualità in un’ottica di inculturazione), la carità (la Chiesa in uscita per farsi vicina ai malati e ai fragili), e la missione (formazione di discepoli missionari nelle comunità). Partendo da questi pilastri è stato intrapreso il cammino sinodale con uno stile di ascolto condiviso. Abbiamo respirato la passione e la bellezza delle celebrazioni liturgiche arricchite da danze e canti. Abbiamo riconosciuto l’impegno pastorale nello sviluppo e nella formazione delle comunità ecclesiali di base che permettono a tutti i fedeli di vivere la testimonianza del Vangelo nella condivisione, nel servizio e nell’annuncio».

Sono state raccontate anche la ricchezza e le criticità dell’Amazzonia. La diocesi si trova nella triplice frontiera tra Brasile, Colombia, Perù e ha una grande estensione, 131mila chilometri quadrati. Il territorio è molto esteso e pochi sono i sacerdoti, tra cui alcuni padri Missionari Saveriani. Le sfide che affrontano sono diverse, a partire dalle grandi distanze, le comunicazioni sono per il fiume e sono difficili. In più ci sono le sfide sociali, come il traffico di droga, la tratta delle donne, la violenza e lo sfruttamento delle persone. Ci sono anche vari popoli indigeni, varie etnie, con gli indios ticuna che sono il popolo più numeroso, e tantissime religioni. La delegazione diocesana ha spiegato che «dalla popolazione delle città e dei villaggi traspare grande dignità e speranza nel futuro. In tute le comunità che abbiamo visitato abbiamo notato la presenza di tantissimi bambini e giovani. Uno dei bisogni che abbiamo rilevato è quello di spazi educativi che possano integrare la scarsa offerta formativa e di prospettive. L’esigenza fondamentale è fare sentire la vicinanza, abitare i vuoti delle periferie. È evidente che dove ci sono gli ultimi, i più vulnerabili, i dimenticati, deve esserci la Chiesa che deve essere maggiormente presente tra i poveri e con i poveri, vivere accanto agli uomini e alle donne di questa terra impoverita di risorse, che vengono continuamente rubate e sottratte».

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