Il più bello deve ancora venire. Ricordiamo i nostri cari defunti

Il due novembre ricordiamo i nostri cari defunti. Riaffiorano alla mente, ricordi, sentimenti, si versa qualche lacrima, si innalzano preghiere.  Ci rechiamo a far visita dove loro dormono il sonno della pace. Come per incanto il cimitero in quei giorni diventa una primavera con fiori vivi e luogo di luce con i tanti ceri accesi. Il pensiero della morte, anche se la cultura materialista ed edonista, cerca in tutti i modi di escluderlo dalla vita, ritorna con la sua forza. Quando muore una persona a noi cara ci poniamo questa domanda: “Dov’è ora questa persona? Che cosa è accaduto di lei, dove vive, come vive? E un giorno cosa accadrà di me? Cosa accadrà dopo la mia morte?  Sono rimasto sempre colpito da come muoiono i cristiani attraverso il racconto delle Confessioni di Sant’Agostino che parla della sua mamma Monica. Era l’anno 387, Agostino, aveva 33 anni, la mamma Monica ne aveva 56. Agostino l’anno prima, nel 386, si era convertito, e Monica aveva tanto atteso quel momento. Nel 387 Agostino ricevette il battesimo a Milano dalle mani di Sant’Ambrogio. Ricevuto il battesimo, si rimisero in viaggio verso l’Africa. Raggiunsero Ostia e qui mamma e figlio, ma anche il fratello di Agostino, aspettavano il vento favorevole per far ritorno in Africa, a Cartagine. Agostino ricorda con lucidità quel momento e scrive: “Si avvicinava intanto il giorno in cui ella doveva uscire da questa vita, giorno che tu, Signore, sapevi, ma che io ignoravo”. Viene quel momento: Agostino con la mamma, un pomeriggio, si ritrovano soli nella casa che li ospitava ad Ostia e affacciati alla finestra guardano il mare. La mamma ad un certo punto dice al figlio: “Ma io che ci sto a fare in questa vita? Io ho ormai raggiunto lo scopo, io ho raggiunto tutto, io volevo che tu diventassi cristiano, cattolico. Ormai lo scopo della mia vita è più che raggiunto, ora ti ho generato, ormai io posso anche partire”. E mamma e figlio cominciano a parlare della vita eterna. Agostino le dice: <<Mamma, immagina cosa sarà quel momento in cui vedremo Dio. Se le cose di questo mondo sono soltanto delle piccole ombre, dei piccoli raggi di bellezza, immagina quando vedremo la bellezza, quando vedremo Dio! Immagina mamma, che festa che sarà>>. Racconta Agostino che dopo pochi giorni da questo dialogo la mamma si ammala e un giorno ha uno svenimento. <<Noi accorremmo – erano i due figli lì presenti – e subito riprese i sensi e cercò con lo sguardo gli astanti e soprattutto me e mio fratello, e ci domandò: “Ma d’ero?” Poi soggiunse, vedendoci attoniti dal dolore:<<Figli miei, seppellite qui vostra madre” Io in silenzio –continua il racconto di Agostino – reprimevo il pianto. Disse il fratello di Agostino:<<Mamma aspetta, è meglio morire in patria>>. La mamma si rivolge ad Agostino e dice:<<Agostino senti come parla? La patria non è più l’Africa, la patria è il Cielo>> E dice:<<Ponete questo mio corpo dovunque sia. Non vi preoccupate di questo. Solo questo vi domando, che vi ricordiate di me all’altare del Signore, dovunque vi troverete. Non importa, se il Signore vuole, va bene anche qui, non importa.  Da tutti i punti si può andare in cielo>>. E così commenta e conclude Agostino:<<Dopo nove giorni di malattia, a 56 anni di età, mentre io ne andavo verso i 33, quell’anima religiosa e pia si sciolse dal corpo e volò in cielo>>.

Il racconto di Agostino nelle Confessioni è toccante e ci fa cogliere come è bella la morte dei cristiani. E’ veramente un viaggio verso la luce, verso la pace, verso la festa, verso il Cielo. Gesù Cristo crocifisso, morto, sepolto, è risorto dalla morte e dona la vita eterna e la risurrezione a coloro che credono in lui. Lui ci dice: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno>>. (Gv. 11,25-26).

La nostra vita non è un cammino verso la fine, ma verso il “Fine”.

Far visita ai nostri cari al cimitero, pregare per loro, ricordarli apre alla nostra vita orizzonti nuovi e di speranza che vengono dal dono della fede. Il più bello deve ancora venire.

+Angelo arcivescovo