Inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024 dell’ITM e dell’ISSR con la prolusione del Card. Mario Grech

La profezia di una Chiesa sinodale“ è stato il tema della prolusione di Sua Eminenza il Cardinale Mario Grech, Segretario generale del Sinodo dei Vescovi, tenuta venerdì 10 novembre in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico 2023-2024 dell’Istituto Teologico Marchigiano e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose delle Marche “Redemptoris Mater”. Partendo dalla prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, vissuta nel mese di ottobre a Roma, ha parlato dell’importanza del cammino sinodale, il cui protagonista è lo Spirito Santo, e ha delineato tre tratti profetici della Chiesa sinodale, alla presenza delle Autorità, tra cui il Prefetto Darco Pellos, dei vescovi delle Marche, del presidente della Cem Mons. Nazzareno Marconi, dei docenti e dei numerosi studenti.

All’inizio della cerimonia di inaugurazione, il direttore dell’ITM don Massimo Regini e il direttore dell’ISSR don Giovanni Varagona hanno presentato i due istituti che stanno attuando, con questo nuovo anno accademico, un progetto ecclesiale di formazione teologica improntato alla sinodalità, attraverso un processo di integrazione delle diverse realtà accademiche di formazione teologica presenti nella regione, che ha portato ad un’unica sede dell’Istituto Teologico e a un riordino del piano di studi che permette la condivisione di un consistente numero di corsi con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose. «La sinodalità si esprime attraverso la condivisione dei corsi fra tutti i seminaristi e religiosi della regione – ha spiegato Regini – con i laici che intendono formarsi teologicamente nei nostri istituti. Tale condivisione apre lo spazio per un cantiere di comunione ecclesiale e nello stesso tempo di sinodalità, condividendo quasi interamente un unico percorso teologico, salvaguardando le specificità della formazione al ministero ordinato e alla ministerialità laicale». Gli studenti iscritti ai corsi di quest’anno sono circa 70, alcuni dei quali anche fuori corso e altri che frequentano come uditori. Come ha poi spiegato don Giovanni Varagona, «l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ha 18 iscritti ed è un numero crescente rispetto agli anni precedenti».

Il Card. Grech ha poi parlato della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, da poco conclusasi, spiegando che è stato «un tempo intenso di preghiera, condivisione, dialogo e discernimento ecclesiale. Un tempo che, portando a maturazione i frutti emersi nel cammino sinodale avviato nell’ottobre del 2021, si è concluso con l’approvazione di una relazione di sintesi accompagnata da una lettera del Sinodo al popolo santo di Dio. Questa relazione di sintesi non è un documento finale, ma uno strumento al servizio del discernimento, ed è stata restituita al santo popolo di Dio che vive nelle Chiese particolari, in vista della seconda sessione dell’ottobre prossimo. Restituendo i frutti della prima sessione dell’Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi, abbiamo messo in pratica un principio della mutua interiorità tra la Chiesa universale e la Chiesa locale. In questa logica di circolarità continua il discernimento richiesto all’Assemblea non era un atto isolato del processo sinodale, ma strettamente legato alla consultazione di tutto il popolo di Dio nelle Chiese particolari e ai successivi momenti di discernimento nelle Conferenze Episcopali, nelle strutture gerarchiche delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, e nelle assemblee continentali.

La relazione di sintesi è un passo in avanti rispetto ai documenti che l’hanno preceduta, consentendoci di cominciare a immaginare sin d’ora il volto di una chiesa più sinodale, nella consapevolezza espressa già nel 2015 dal Santo Padre, che il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla chiesa del terzo millennio. Trattandosi di un cammino che sta davanti a noi, indicandoci una strada per la chiesa del domani, è certamente appropriato pensare alla sinodalità come una profezia. Si tratta della capacità di discernere i segni dei tempi, ovvero quei misteriosi passaggi dello Spirito Santo nella storia dell’umanità.

Parlare della sinodalità come di una profezia per la Chiesa chiede di non dimenticare che un’autentica profezia affonda sempre le sue radici nel passato e nel presente perché il progetto di Dio nella storia è intimamente coerente e non conosce salti né tantomeno contraddizioni, ma si realizza gradualmente nel tempo, nonostante le lentezze e le resistenze degli uomini. In tal caso la sinodalità non è una trovata o una invenzione del Papa: in parte nuovo è il linguaggio, del tutto inedita è l’insistenza sul tema, ma in definitiva la sinodalità è qualcosa di assolutamente tradizionale. La profezia, pur contendendo un’istanza di riforma e novità, non è mai fuga in avanti, bensì un ritorno all’origine. Il futuro sinodale della Chiesa va attinto alla fonte, che è la parola di Dio. La profezia di una Chiesa sinodale dove tutti insieme come il santo popolo di Dio siamo chiamati a farci interpreti, messaggeri, non è il vaneggiamento di una nuova Chiesa, ma il sogno di una Chiesa nuova. Una Chiesa che nel Credo professiamo “una, santa, cattolica e apostolica”, eppure rinnovata al suo interno grazie a un’intelligenza più profonda, a un’obbedienza più cordiale all’unico vangelo di Cristo che non cambia con lo scorrere del tempo, ma che noi impariamo a comprendere sempre meglio. Questa è la sfida: fare una Chiesa diversa, aperta alle novità che Dio le vuole suggerire».

Il Cardinale Mario Grech ha poi sottolineato che il «cammino sinodale in corso si sta configurando come atto di recezione del Concilio Vaticano II. La forza profetica del Sinodo è la stessa forza profetica del Concilio. La profezia di una Chiesa sinodale non cerca una rottura con quanto la Chiesa è sempre stata nel corso dei secoli fino ad ora, al contrario in un nuovo atto di fedeltà al mistero dell’unica Chiesa di Cristo essa desidera la continuità e la riforma». Il Segretario generale del Sinodo dei Vescovi ha poi delineato tre tratti di una Chiesa sinodale che si possono considerare profetici: «In primo luogo una Chiesa sinodale porta con sé la profezia di una rinnovata esperienza di comunione tra tutti i battezzati. Una Chiesa sinodale è una chiesa della fraternità e della solidarietà. Tutti i battezzati contribuiscono all’edificazione del regno di Dio nel mondo di oggi. In secondo luogo la Chiesa sinodale reca con sé la profezia di un esercizio più partecipativo, più diaconale dell’autorità nella Chiesa. Nell’assemblea sinodale è risuonato più volte il monito a superare la cultura clericalista e maschilista. L’autorità deve essere esercitata come servizio. Il Sinodo ha rimarcato che nella Chiesa l’autorità per eccellenza è quella della parola di Dio e che ad essa deve ispirarsi ogni esercizio della responsabilità all’interno della comunità ecclesiale. Fra i temi affrontati, anche il ruolo delle donne nella Chiesa. In terzo luogo la Chiesa sinodale vuole essere profezia di una testimonianza più credibile di unità in un mondo lacerato da conflitti e disuguaglianze. Camminare insieme come battezzati nelle diversità dei carismi, delle vocazioni e dei ministeri è importante non solo per le nostre comunità, ma anche per il mondo intero.

Conclusa la prima sessione del Sinodo e in vista della seconda sessione, affiora questa domanda: quanta strada ci resta da compiere? Saranno i prossimi mesi, il prossimo anno, a dare risposta a questo interrogativo, portando a compimento un processo che ha coinvolto tutta la Chiesa per ben tre anni. Il Sinodo che stiamo celebrando ha un’ambizione simile a quella del Concilio, ovvero di rinnovare la Chiesa e renderla all’altezza delle sfide dell’epoca che viviamo. Come si legge nella relazione di sintesi, citando la parabola evangelica, non abbiamo nelle mani che un piccolo seme che potrà crescere e portare frutto nel misterioso intreccio tra la grazia di Dio e la nostra collaborazione». Dopo la prolusione, c’è stato un momento di convivialità e fraternità.

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